FORMAZIONE DEI FORMATORI
1. F.d.f.: una moda o una grande opportunità? Da circa un quarantennio, intorno agli anni ’60 del sec. scorso, siamo entrati in un periodo di trasformazione radicale della nostra civiltà. La rivoluzione industriale aveva inaugurato l’era del cambiamento e, si può dire, intorno a questa data, si era ormai pronti ad adattarsi ad esso. Tuttavia questo quarantennio ci ha introdotti nella fase di un cambiamento accelerato, a cui è difficile stare al passo. Un cambiamento spartiacque che, proprio intorno agli anni ’60, ha dovuto prendere atto che ogni sistema organizzativo, da quelli più semplici a quelli più complessi, non può più configurarsi come un modello chiuso (centrato quasi esclusivamente sulle caratteristiche interne dell’organizzazione) ma deve cedere il sopravvento al modello aperto, centrato sull’importanza dei rapporti con l’ambiente e con la società. Uno spartiacque analogo è stato segnato per la chiesa e per le chiese dal Concilio Vaticano II; esso ha davvero aperto porte e finestre ed ha permesso che entrasse aria nuova fra le comunità cristiane ed ha inaugurato un vero cambio di paradigma per ogni realtà personale ed istituzionale della vita cristiana. Tutto questo ha portato alla necessità di una ridefinizione della natura e del significato di una persona educata e formata. La definizione tradizionale a sistema chiuso esaltava il valore preminente della conoscenza e l’educazione come una trasmissione di contenuti cognitivi, per cui la persona formata era la persona istruita. Invece oggi il bisogno di formare è mutato: non è più visto come una mancanza da colmare ma come una richiesta di risposte per il proprio ed altrui benessere e funzionalità, per evitare l’obsolescenza, che pone continuamente davanti lo scacco matto di venire estromessi dal gioco del cammino della storia. È interessante notare che, contemporaneamente con lo spartiacque fra i sistemi chiusi e sistemi aperti, proprio intorno agli anni ’60 si è configurata ed è stata lanciata l’educazione degli adulti, in quello che si potrebbe definire il manifesto di Montreal (1960) dal titolo: L’educazione degli adulti in un mondo in trasformazione; educazione non come un servizio di recupero ma come un diritto del riconoscimento e del valore della persona, che deve possedere i mezzi per esprimersi adeguatamente lungo l’intero arco della sua esistenza. Spinte sociali ed esigenze personali hanno mosso, almeno teoricamente, gli intenti a promuovere una politica culturale ed educativa intesa a costruire una società a «immagine della educazione permanente», come sentenziava il Consiglio di Europa nel 1973. Tutto ciò aiutava ad affrontare lo choc culturale del cambio epocale, imparando a riconciliarsi col proprio tempo; a pensare in modo complesso in una continua ricerca in mezzo al dispiegarsi del nuovo; ad apprendere ed affrontare il cambiamento; a riappropriarsi della propria soggettività, costruendo delle relazioni significative con gli altri, conciliando le esigenze di apprendimento dei singoli con quelle di sviluppo della comunità di cui si è parte. Anche la Chiesa si è mossa dopo il Concilio con queste preoccupazioni ed intenzioni. Ne sono testimoni due testi importanti: la Ratio Institutionis Sacerdotalis del 1970 e la Pastores dabo vobis del 1992. In esse viene sottolineata particolarmente la f. integrale umana e cristiana dei candidati. A questo scopo si insiste su una particolare preparazione dei formatori e sulla f. permanente, che, in questo ultimo decennio, viene assunta a paradigma di tutta la f. Di qui si sono moltiplicate con una fecondità impressionante scuole di f., di aggiornamento e di riqualificazione sia nel campo aziendale dell’impegno lavorativo, sia nell’ambito delle professionalità e dei servizi sociali, sia nel campo strettamente educativo e formativo. Per servire questa utenza e questa abbondante domanda si sono parallelamente moltiplicate scuole e corsi per formatori a tutti i livelli, che, oltre una preparazione base professionale e di ruolo, curano abilitazioni specifiche per compiti di f. specializzata in settori e strutture particolari. Anche per quanto riguarda la f.d.f. dei Seminari e degli Istituti religiosi abbiamo avuto in questi 40 anni un progressivo aumento di domanda e di numero di corsi e scuole istituite precisamente allo scopo. Ora, a distanza di 40 anni, è opportuno fare un primo doveroso bilancio: che cosa viene veramente formato nelle persone e come viene gestita questa f.d.f.? La f. umana è un’arte antica quanto il mondo ma, forse, mai come oggi, è messa in discussione dall’aggressivo predominio della tecnica. In linea con questa tendenza culturale, stuoli di educatori, formatori e pedagogisti si sono rivolti alle varie tecnologie dell’istruzione «cosificando» l’educazione e la f., col rischio concreto di banalizzare la persona. E ciò con la scusa che la f. cambia perché cambiano le metodologie, la tecnologia dell’apprendimento, l’imporsi di tecniche e linguaggi nuovi e con la convinzione che un ruolo, per essere ben giocato, deve fare affidamento su risorse professionali di formatori con una loro ampia risorsa «tecnica» di strumenti di intervento. La verità elementare, risultata valida sempre, è che solo un uomo forma un altro uomo, accompagnandolo lungo sentieri che contemplano la progressiva acquisizione dell’autonomia e, nello stesso tempo, l’assunzione della responsabilità verso di sé, gli altri ed il creato. Per fare una buona f. occorre, coltivare, come dono prezioso, la simpatia di tutto ciò che è autenticamente umano e dare una forma profonda ed armoniosa allo sviluppo umano. Occorre dunque passare da una f. centrata sui prodotti (un tempo il bagaglio di istruzione, oggi il bagaglio delle tecniche), ad una f. centrata sui processi di generatività della persona tra il suo passato ed il suo futuro, perché possa alfine diventare pienamente se stessa. Occorre costituire un processo continuo di f. dell’intero essere umano, per imparare ad imparare per tutta la vita: imparare a vivere insieme; imparare a conoscere; imparare a fare; imparare ad essere.
2. Nuovi scultori di uomini. Occorre dunque una nuova linea ed un nuovo stile di f., che deve partire proprio ed innanzi tutto dai leaders formatori (promotori, gestori, docenti, animatori dei numerosi corsi e scuole per formatori), visto il ruolo che tali scuole stanno esercitando sull’educazione a tutti i livelli. Non è qui il caso di specificare un curricolo di f.d.f. nei dettagli. La cosa più conveniente è invece offrire le grandi linee portanti che devono stare alla base e nella mens di una vera f.d.f., al fine di sbloccare gli inceppamenti della nostra società ed assicurare che lo sviluppo della dimensione della coscienza raggiunga quella del potere tecnico dominante. La f. attuale manca per lo più dello spirito di sintesi e le conseguenze sono una rilevante debolezza, che si manifesta particolarmente nel rifiuto dello sforzo e dell’impegno e nella durezza del cuore. L’avventura umana avrà ristabilito il suo equilibrio e potrà progredire al massimo, in tutti i sensi, se farà camminare insieme la crescita delle conoscenze, quella dell’azione e quella della coscienza o della vita interiore. Sapersi inserire e posizionare nella realtà con il senso della misura, della proporzionalità, senza cui non è possibile esprimere un giudizio e formulare un discernimento. Tutto questo va ben oltre uno scopo immediato, che troppo sovente occupa la mente ed il cuore anche dei formatori contemporanei.
3. Qualche direzione di cammino. Riflettere e capire; progettare e costruire. Ma in quali direzioni? Ne proponiamo tre, che sembrano fondamentali ed urgenti, nella linea dei nuovi scultori di uomini, attraverso 3 specie di arricchimenti, fondamentali per la f.d.f.:
3.1. Arricchimento della conoscenza. Dal momento che ogni insegnamento si trova sempre all’incrocio dell’azione e della riflessione e ogni azione è tanto più efficace quanto più è stata lungamente meditata, occorre favorire la pluralità dei punti di vista e formare dei formatori che sappiano agire come uomini di pensiero e sappiano pensare come uomini di azione fra una continua polarità dialettica degli elementi nella ricerca di una sintesi sapienziale, con una buona immaginazione creativa, sempre protesi in avanti, scrutando il movimento della costellazione del futuro. Per la f. dei sacerdoti e dei consacrati questa visuale aperta e protesa in avanti diventa oltremodo importante.
3.2. Arricchimento dell’azione. Fra attivismo e relativismo si celebra oggi la sconfitta del mito di Prometeo, il simbolo di un’umanità che si fa da se stessa nell’illusione di un progresso illimitato. Il predominio del narcisismo della persona rinchiusa nel presente ed isolata in se stessa è la domanda angosciosa di redimere un’azione senza prospettive. C’è bisogno di ridare vita all’azione attraverso la riscoperta della reciprocità vicendevole. La relazione infatti è il fondamento di ogni crescita. Formare alla reciprocità diventa allora una preziosissima carta da giocare per il futuro. Certo, una f. di questo genere dona ai formatori una più grande apertura di spirito, porta a sentirsi responsabili degli altri, a combinare insieme sforzo di donazione e motivazioni di amore con equilibrio, serenità e grande possibilità di adattamento. La f.d.f. di consacrati e di sacerdoti gioca nella fondazione di un nuovo stile di relazionalità ad intra e ad extra delle strutture ecclesiali una delle carte più necessarie del suo futuro.
3.3. Arricchimento della vita interiore. Il senso della spiritualità è in definitiva l’energia nascosta di ogni educazione profonda e di ogni cultura ed oggi manca un insegnamento spirituale, che tenga a freno il potere scientifico dell’uomo. È il mondo delle aspirazioni intime, della coscienza, del senso del sacro, della relazione con l’Infinito. Tutto ciò si esprimerà nella f. del carattere, nella sensibilità all’estetica, nell’incoraggiamento alla pratica della creatività, nell’iniziazione ad una sana relazione con sé, con gli altri, con l’Altro, nel senso del sacro e delle forze spirituali. Per i formatori della vita consacrata e sacerdotale tutto questo confluirà nella persona del Cristo come alfa e omega di ogni realtà, punto di partenza e di arrivo del senso della vocazione e della f. a questi particolari stati di vita, baricentro equilibratore e sintesi vitale di biologia, psicologia e grazia della persona; f. dunque alla fede, alla sequela e alla testimonianza.
Bibliografia
Alessandrini G., Manuale per l’esperto dei processi formativi, Roma, Carocci, 1998; Basile J., Des nouveaux sculpteurs d’hommes. Un enseignement pour débloquer notre société, Bruxelles, La Renaissance du Livre, 1977; Tacconi G., Alla ricerca di nuove identità, Leumann (TO), Elle Di Ci, 2001; Delors J. (Ed.), Nell’educazione un tesoro, Roma, Armando, 62003; Meloni E., Accompagnare la f. Il sé, gli altri, l’Altro, Bologna, EDB, 2005.
G. Roggia