DISCERNIMENTO

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DISCERNIMENTO

Termine proprio della teologia biblica e spirituale (dal lat.​​ dis-cerno:​​ ponderare, separare, decidere), ma che indica un’esperienza tipicamente umana.

1. Il d. è una riflessione critica sull’essere e agire umani culminante in una decisione.​​ Punto di riferimento​​ del d. sono le convinzioni e gli ideali personali; suo​​ oggetto​​ sono azioni e motivazioni, atteggiamenti mentali e affettivi (consci e inconsci) dell’individuo di fronte a situazioni problematiche e provocanti, dinanzi a se stessi, agli altri e a Dio, circa la propria vita. Si tratta di un’operazione complessa, non spontanea; articolata, non immediata; individuale o comunitaria, ma sempre aperta al confronto. Per questo è necessaria un’educazione al d., specie in prospettiva vocazionale.

2. Tale educazione comporta l’attenzione ad alcune operazioni tipiche del modello operativo dell’intelligenza e del processo decisionale (Lonergan, 1975): a)​​ Percezione esperienziale:​​ è il momento della raccolta dei dati, e dunque anche della formazione​​ all’attenzione,​​ per poter percepire quanto, in sé e fuori di sé, è connesso con l’oggetto del d. (attrazioni, repulsioni, memoria affettiva, segni dei tempi ecc). b)​​ Comprensione intuitiva:​​ in questa fase avviene un’interpretazione immediata e istintiva dei dati d’esperienza, gestita in buona parte dall’emozione; se ad essa facesse seguito l’azione, sarebbe un’azione impulsiva, che non tiene granché conto del reale né dell’ideale. Sarà necessario, allora, educare a tener sotto controllo quest’emozione e, in genere, quelle emozioni legate alle proprie inconsistenze che tendono a ridurre il campo percettivo-interpretativo condizionando il d. c)​​ Giudizio:​​ l’intuizione emotiva è valutata alla luce dei valori; s’estende così lo spazio ideale e s’arricchiscono i criteri in base a cui giudicare ciò che è bene per il soggetto. Tale fase è gestita soprattutto dalla mente pensante, ma progressivamente anche il cuore dovrebbe lasciarsi attrarre dalla bellezza e verità del bene. Si tratterà proprio di educare l’emozione a questo tipo d’attrazione libera e liberante. d)​​ Decisione:​​ il momento di decidersi giunge, idealmente, quando giudizio riflessivo ed emozione del cuore convergono. Ne deriverà un’azione tipicamente umana perché espressione d’una partecipazione «totale» di cuore, mente, volontà. Si tratta di un d. che, nel caso del credente, diviene coraggio di scegliere «ciò che è buono, a Dio gradito e perfetto» (Rm 12,2).

Bibliografia

Lonergan B.,​​ Il​​ metodo in teologia,​​ Brescia, Queriniana, 1975; Rulla L. M.,​​ The discernment of spirits and Christian anthropology,​​ in «Gregorianum» 59 (1978) 537-569; Rupnik M. I.,​​ Il d.,​​ 1: verso il gusto di Dio,​​ Roma, Lipa, 2001; Id.,​​ Il d.,​​ 2: come rimanere in Cristo,​​ Ibid, 2002; Martini C. M.,​​ Il conflitto di interpretazioni nel d.,​​ in «Tre Dimensioni» 2 (2006) 124-129; O’ Leary B.,​​ Pietro Favre e il d. spirituale,​​ Roma, AdP, 2006.

A. Cencini