EDUCAZIONE PERMANENTE

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EDUCAZIONE PERMANENTE

Con il concetto di e.p. si comprendono molteplici ambiti educativi che si prefiggono di sviluppare soprattutto in età adulta e anziana apprendimenti, comportamenti e atteggiamenti in precedenza già acquisiti o del tutto nuovi.

1. Fanno parte del variegato campo scolastico ed extra-scolastico dell’e.p. l’e. degli adulti (il settore si occupa sia del recupero di coloro che, in età giovanile, non hanno conseguito titoli di istruzione, sia di promuovere i bisogni formativi, culturali, tecnologici e di socializzazione presso categorie privilegiate o svantaggiate di cittadini); l’e. p. e ricorrente (si rivolge a giovani adulti e ad adulti dell’età di mezzo nelle situazioni di lavoro per scopi di aggiornamento professionale e riqualificazione). Tuttavia, l’e.p. è anche una filosofia dell’e. dalle antiche origini: rintracciabili nella tradizione classica, medioevale e moderna. Soprattutto in​​ ​​ Platone,​​ ​​ Seneca,​​ ​​ Agostino,​​ ​​ Montaigne,​​ ​​ Comenio e in correnti di pensiero quali il pitagorismo, lo stoicismo, l’utopismo (​​ Campanella e Moro), l’empirismo, il marxismo e l’esistenzialismo; nelle religioni rivelate; nel variegato universo delle dottrine orientali, nonché nei movimenti ereticali e fideistici (sette, gruppi misterici o anacoretici); nelle dottrine politiche di ispirazione diversa e nelle idealità democratiche, socialiste, libertarie e cristiano-sociali. Ogniqualvolta infatti concezioni e visioni dell’individuo, dell’umanità, di talune classi sociali hanno messo in luce l’intrinseca imperfezione e incompiutezza (personale, intellettuale, morale, sociale) dell’uomo, l’e. è sempre stata reputata un mezzo e un fine non riducibile alla prima fase della vita.

2. Accanto ai valori da apprendere anche nel corso del periodo adulto di fronte a necessità di diverso ordine (speculative, civili, conflittuali e associative, ecc.), attinenti le credenze e le interpretazioni da divulgare, trasmettere, perpetuare l’e.p. rappresenta un analizzatore antropologico. La​​ ​​ ricerca educativa più recente si serve delle categorie che le sono proprie per studiare fenomeni quali il cambiamento, l’apprendimento, le differenze di genere tra uomo e donna, 1’autorealizzazione. Benché l’introduzione del concetto – preceduto da quello di e. degli adulti (già presente alla fine dell’800 nei Paesi anglofoni e del nord Europa) – risalga alla prima metà del XX sec. e voglia ancor oggi esprimere soprattutto un’istanza ideale (diritto allo studio per tutta la vita, ridistribuzione del sapere, emancipazione culturale) o economico-sociale (adattamento alla rapidità dei mutamenti, competizione intellettuale, innovazione tecnologica ricorsiva) l’e.p. ha un valore soprattutto euristico. Qualora venga difatti applicata ad indagini sulla condizione adulta rivela di essa l’intrinseca dinamicità, l’ulteriore volontà di progredire nella conoscenza e nell’affermazione di se stessi; in altri casi – ad es. in psicologia e psicoanalisi – lo studio attiene allo sblocco di situazioni patologiche che si risolvono in domande di riabilitazione e apprendimento, in richieste di integrazione sociale o rimotivazione. Ne consegue che l’e.p., ben lungi dall’essere soltanto un orientamento critico volto a decifrare e riconoscere i luoghi, le circostanze, i programmi che consentono all’adulto di tornare in formazione, si va rivelando un prezioso indicatore a livelli diversi. Sul piano concettuale suggerisce l’adozione di modelli teorici ispirati alle nozioni di mutamento e divenire (mai nulla si rivela statico ed uguale a se stesso e tanto meno l’identità o il sé dell’​​ ​​ adulto); sul piano istituzionale e legislativo questa prospettiva generale suggerisce di elaborare proposte educative che tengano conto di tutte le età della vita, delle disparità e delle disuguaglianze affinché il singolo possa facilmente trovare quanto gli occorre per migliorare; sul piano planetario l’e.p. invita a considerare la formazione uno dei più importanti, e collaterali, fattori di progresso, di e. alla pace, alla solidarietà, alla lotta contro l’analfabetismo che costituisce ancora una delle cause più drammatiche della povertà e del sottosviluppo. Inoltre i processi educativi, quando vengono esaminati secondo i principi dell’e.p., si palesano nella loro intrinseca evoluzione: per tale motivo gli educatori, anche dell’infanzia e dell’adolescenza, che li fanno propri, si interrogano sull’esito «permanente» dei loro insegnamenti, su quali obiettivi pedagogici saranno in grado più di altri di alimentare nei loro allievi una domanda ulteriore di apprendimento al termine del loro tragitto scolastico.

3. L’e.p. ha poi stimolato indagini nuove rispetto a problemi quali: la conoscenza dell’identità dell’adulto, dei suoi ruoli sociali, delle sue responsabilità, nonché della vita anziana oggi destinataria di molteplici attenzioni di tipo formativo (animazione socio-culturale, università della terza età, ecc.); le condizioni che favoriscono l’apprendimento degli adulti e le forme specifiche attraverso le quali la mente adulta elabora la conoscenza; lo studio degli effetti della sovraesposizione massmediale sui comportamenti adulti, con particolare riferimento a fenomeni quali la manipolazione, la disaffezione alla lettura, il condizionamento sociopolitico, la crisi del tempo libero «impegnato». Non ultime vanno ricordate le suggestioni provenienti da una disciplina (andragogia:​​ lett. scienza della formazione in età adulta) introdotta dall’americano M. Knowles negli anni ’70, in merito alla definizione delle strategie e delle tecniche didattiche ottimali per suscitare negli adulti il desiderio di conoscere e la valorizzazione della loro esperienza, con la conseguente introduzione nel vocabolario delle scienze dell’e. del concetto di​​ adultità.​​ Esso si mostra come un neologismo che esprime la complessità dell’essere adulti nelle società attuali e, nondimeno, la necessità di riconoscere nell’età matura manifestazioni ed aspetti che ne contraddicono i compiti ad essa tradizionalmente attribuiti: quali il bisogno di gioco, la trasgressione, l’irresponsabilità, ecc.

Bibliografia

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D. Demetrio