EDUCAZIONE SESSUALE

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EDUCAZIONE SESSUALE

Dimensione dell’e. di base relativa alla sessualità in età evolutiva e nelle diverse età della vita.

1. La sessualità, oggi più che mai, è sentita come simbolo di vita e di morte: demonizzata o all’opposto divinizzata, spesso banalizzata e commercializzata nei più diversi modi. Nonostante il notevole impegno profuso lungo il corso dei secoli, riesce difficile darne una definizione comprensiva e condivisa. Per il nostro secolo merita considerazione il tentativo freudiano di farne l’onnipresente fondamento della civiltà e della cultura. I punti di vista e gli approcci scientifici non riescono a tutt’oggi ad offrire forme di sapere che consentano d’interpretarla e di viverla in termini intersoggettivi e interculturali, di razionalità e di ragionevolezza, evitando forme d’irrazionalismo o di misticismo radicalizzato. In ogni caso non va pensata in maniera separata dalla categorie più comprensive della persona e della vita comunitaria e di genere. Infatti la sessualità umana si presenta come una dimensione pervasiva della vita e della cultura, collegata con altre espressioni fondamentali dell’esistenza umana personale e collettiva, quali la corporeità, l’​​ ​​ amore, l’​​ ​​ amicizia, la stessa​​ ​​ religiosità. Per la coscienza contemporanea è considerata imprescindibilmente uno dei diritti umani soggettivi fondamentali e strettamente connessa con la​​ ​​ differenza individuale e di genere.

2. Una certa socializzazione e inculturazione sessuale sono parte integrante della formazione delle nuove generazioni in ogni tipo di società ed in ogni periodo storico, per lo più secondo modi di e. informale e di imitazione dei costumi sessuali più o meno approvati socialmente. Essa rientra più o meno esplicitamente nelle forme di iniziazione sociale e nei cosiddetti riti di passaggio. Tuttavia, fors’anche per un certo «senso del pudore» legato al carattere di intimità della sessualità, tali pratiche formative hanno dato spesso luogo ad apprendimenti tutt’altro che limpidi, hanno fomentato paure e hanno spinto a forme di distanziamento o di contestazione dei costumi sessuali comunitari. I mutamenti e le innovazioni storico-culturali attuali hanno accresciuto le problematiche di sempre e ne hanno apportate nuove, legate in modo particolare alle istanze di emancipazione, di liberalizzazione, di autorealizzazione, di pieno soddisfacimento dei bisogni soggettivi, che pervadono il comune modo di sentire attuale anche riguardo alla sessualità personale, non senza l’influsso del permissivismo e del consumismo sociale. A livello politico, a partire dal secolo scorso, in molte nazioni, si è invocata una e.s., pubblica e sistematica, per affrontare problemi quali le malattie veneree, il calo demografico, il controllo delle nascite, la formazione di identità sessuate reciprocamente rispettose, la diffusione dell’AIDS, la violenza sessuale, l’abuso dei minori; ed in pari tempo per sostenere il rinnovamento e l’adeguamento storico dei costumi sessuali sociali. A livello pedagogico, si sono ritenute insufficienti le forme tradizionali di e.s.; si è richiesta una prospettiva educativa «scientificamente» confortata, teoreticamente fondata e pedagogicamente progettata; si sono invocate normative deontologiche chiare e figure educative con competenze specifiche. L’e.s. è stata tenuta presente nelle iniziative di e. familiare, nelle scuole per genitori, nei corsi di preparazione al matrimonio Oltre che compito formativo di ognuno, l’attenzione educativa sessuale è, infatti, anche qualcosa di interesse comunitario e collettivo, in quanto parte integrante della ricerca di una migliore qualità della vita di tutti ed ognuno nelle diverse età e condizioni della vita, con modalità speciali in ognuna di esse. In tal senso è aspetto costitutivo dell’​​ ​​ e. permanente.

3. In particolare, l’introduzione dell’e.s. in termini di informazione, di conoscenza e di consapevolezza, in vista della conquista dell’autonomia, della responsabilità, del rispetto di sé e degli altri, della valorizzazione della differenza sessuale e di genere, della procreazione responsabile e delle diverse opzioni etiche ed esistenziali, rientra nel quadro delle finalità della scuola. Questa, infatti, è chiamata a partecipare, con sue specifiche modalità, all’e. delle fondamentali dimensioni della persona, del cittadino e del lavoratore. In tal senso l’e.s. si collega con altre dimensioni educative trasversali a cui la scuola, per il suo inderogabile compito educativo e non solo istruttivo, dimostra di essere sempre più attenta: le cosiddette «nuove e.»; in particolare l’e. alla​​ ​​ salute e alla prevenzione dalla droga e da altre malattie sociali (cfr. legge 162 / 1990). Alcuni la includono nell’ambito della e. alla convivenza sociale, magari proponendola nel quadro più ampio e personalistico dell’​​ ​​ e. affettiva. Altri pensano che non dovrebbe essere intesa come materia a sé stante, ma piuttosto come dimensione trasversale a diverse materie o come parte di tematiche disciplinari. In ogni caso sembrano da privilegiare strategie di tipo interdisciplinare, avvalendosi anche del contributo di esperti esterni, ma sempre nel quadro della programmazione scolastica. Metodologicamente occorrerà avvalersi di tecniche flessibili, che favoriscano anche la partecipazione e la discussione di gruppo. Contenutisticamente ci si dovrebbe comprensivamente riferire agli aspetti psicologici, affettivi, etici, sociali, antropologici, storici, culturali e giuridici della sessualità, in modo adeguato all’età e al grado di maturazione degli alunni.

4. Invero la sessualità è già dentro la scuola a livello del cosiddetto «curricolo nascosto», nell’esperienza di cui gli alunni e gli insegnanti sono portatori, nell’informalità quotidiana scolastica e negli stessi interventi più o meno espliciti o più o meno corretti ed efficaci di questo o quel docente. Infatti la dimensione sessuale non è solo un oggetto da studiare o un comportamento a cui addestrarsi, ma una problematica da vivere, da chiarire e da risolvere in un contesto esistenziale ben determinato ed in una prospettiva di vita individuale e comunitaria. Essa non si riduce ai soli aspetti genetici, biologici o psicologici. Gli stessi aspetti etico-religiosi, ai quali in tempi non lontani pressoché si riduceva qualunque discorso sul sesso, talora con toni ossessivi e apocalittici, hanno da fare i conti con il pluralismo sociale, con la specificità dell’apprendimento scolastico e con le diverse sensibilità delle famiglie e dei gruppi sociali. Le iniziative puramente informative, preoccupate sostanzialmente di fornire le «regole per l’uso» del sesso sicuro, pur in sé meritevoli di considerazione, rischiano di essere riduttive e poco attente alle aspirazioni profonde di una vita sessuale umanamente degna in sé e per sé, oltre i costumi sociali prevalenti e il non far danno a sé e agli altri. Alla conoscenza di eventi, di processi, di tecniche, c’è da aggiungere una ricerca di significati, di valori, di prospettive, un impegno per atteggiamenti personali e stili relazionali che comportano l’accettazione di sé e degli altri, il rispetto e la collaborazione reciproca, in una prospettiva di amicizia, di amore, di forme di vita coniugale e familiare o celibataria.

5. Resta comunque che qualsiasi configurazione didattica della e.s. avrà bisogno di essere preventivamente sorretta da una competente preparazione degli insegnanti e da una ricerca di coerenza ed integrazione educativa tra scuola, famiglia, chiese e tutte le altre forme che globalmente sono denominate «scuola parallela», a cominciare dai mass-media e dall’organizzazione sociale dello sport, del tempo libero e del divertimento. Merita attenzione pedagogica particolare la socializzazione sessuale nei gruppi di pari, specie nel periodo della pubertà e dell’​​ ​​ adolescenza.

Bibliografia

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L. Corradini - C. Nanni