EDUCAZIONE POPOLARE

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EDUCAZIONE POPOLARE

Di solito aggettivare l’e. significa facilitarne la comprensione precisandone la prospettiva. Non sembra che avvenga la stessa cosa quando le si accosta l’aggettivo popolare, perché esso risulta piuttosto equivoco e suscita atteggiamenti ambivalenti.

1.​​ La scelta di una prospettiva.​​ È indispensabile anzitutto scegliere la prospettiva di approfondimento e precisare il significato di popolare, anche se questo non è semplice. Si potrebbe parlare di e.p. richiamando alcuni aspetti del pensiero di​​ ​​ J. H. Pestalozzi, «apostolo dell’e.p.», e gli approfondimenti di​​ ​​ E. Spranger; si potrebbe fare riferimento all’esperienza di Don​​ ​​ Bosco e della scuola di Barbiana con Don​​ ​​ Milani; non si può tralasciare il richiamo alla «pedagogia degli oppressi» di P. Freire (​​ e. liberatrice) o alla stessa esperienza delle «scuole popolari». Tra tutte queste elaborazioni ed esperienze, scegliamo di precisare il significato di e.p. a partire dalla prospettiva socioculturale, richiamando alcuni aspetti dell’e. in ambienti a prevalente cultura tradizionale, e di fare un rapido richiamo dell’e. emancipatrice / liberatrice.

2.​​ E.p.,​​ una modalità tipica di e.​​ Nella prospettiva socioantropologica la denominazione e.p. rimanda al passato e fa pensare a contesti, soggetti, contenuti e metodi che rischiano di essere sminuiti o idealizzati, perché difficilmente riscontrabili nella realtà attuale. I «contesti» evocati sono realtà territoriali alquanto circoscritte che coinvolgevano tutti i livelli sociali, anche se con notevoli differenziazioni circa le prassi di vita. In essi, gli ambienti e la cultura, costituiscono il «paesaggio umano» progressivamente esplorato in cui non si avverte nulla di estraneo e di avverso perché tutto appare familiare e come espansione dei confini della famiglia. In questi contesti ricchi di presenze, l’individuo realizza, per assimilazione progressiva, l’apprendistato della vita, fa sua quell’arte di vivere che costituisce il senso e il contenuto fondamentale della cultura ambientale. Si tratta di una trasmissione e di un’assimilazione esperienziale realizzate a partire dalla condivisione delle esperienze e attraverso il coinvolgimento progressivo nella vita degli adulti. Se da una parte, quindi, nel contesto ambientale tutti sono educatori, perché trasmettono il modo di essere insieme al fare, i metodi educativi sono semplificati al massimo in quanto richiedono attenzione alle modalità del vivere e capacità di assimilazione. Attualmente, questi contesti ambientali sono attraversati da profondi cambiamenti e il processo educativo condivide le fragilità e precarietà di quei paesaggi umani che hanno perso la dimensione comunitaria e stentano a trovare modalità significative di esperienza umana condivisa.

3.​​ E.p. «liberatrice ed emancipatrice».​​ Dallo sconvolgimento di questo mondo e da ciò che si è prodotto come conseguenza, non si può non pensare a una e.p. che aiuti a prendere coscienza dei nuovi rischi di emarginazione e di esclusione conseguenti alla globalizzazione. La prospettiva attuale dell’Eco-Pedagogia considera l’essere umano in un rapporto armonico con il contesto al quale appartiene e questo pone una sfida molto importante alla e.p.: elaborare e costruire alternative alla realtà attuale; un altro mondo è possibile se si riesce a far crescere il numero di coloro che pensano, condividono, partecipano, mettono in atto e socializzano. È la speranza che si fonda anche sul «tesoro» riscoperto nell’e.

Bibliografia

Spranger E.,​​ Ambiente e cultura. Lo spirito caratteristico della scuola elementare,​​ Roma, Armando, 1964; Santomauro G.,​​ Civiltà ed e. nel mondo contadino meridionale,​​ Bari, Adriatica Editrice, 1974; Colonna S.,​​ Prospettive della società educante,​​ Lecce, Milella, 1979; Delors J. (Ed.),​​ Nell’e. un tesoro, Roma, Armando, 1997; Fuentes N., «E.p. liberatrice ed emancipatrice», in A. Surian (Ed.),​​ Un’altra e. è possibile. Forum Mondiale dell’E. di Porto Alegre, Roma, Editori Riuniti, 2002, 237-248.

V. Orlando