educazione ai SACRAMENTI

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SACRAMENTI: educazione ai

I s. sono azioni di Cristo e della​​ ​​ Chiesa in cui i credenti scoprono nella fede che Gesù Cristo è presente ed operante in esse per la salvezza dell’umanità. Rivelano globalmente il processo, come paradigma esemplare, che aiuta a riconoscere Dio che accompagna l’uomo sulle strade del mondo.

1.​​ Descrizione.​​ Il​​ Battesimo​​ rivela il momento dell’alleanza che innesta il dono della​​ vita​​ di Dio in ciò che c’è di più prezioso per l’uomo: la sua stessa vita umana. L’innesto provoca la fondamentale trasformazione divina della vita, dall’infanzia alla vecchiaia. La​​ Confermazione​​ ha la radice nella libertà attiva, ed appare come il s. delle scelte personalizzate per un progetto di​​ vita,​​ nel momento in cui ognuno sperimenta il dramma delle decisioni personali: appello tutto particolare alla vita impegnata nella Chiesa. L’Eucaristia​​ fa accostare la​​ vita​​ dell’uomo, individuale e collettiva, il più vicino possibile alla vita di Cristo, perfezionando il bisogno di comunione umana. La​​ Riconciliazione​​ raggiunge la dimensione fondamentale della coscienza umana. Stimolata dalla celebrazione penitenziale, la coscienza viene impegnata nell’intimo della​​ vita​​ di relazione con Dio e con i suoi fratelli. Le crisi del rapporto, gli egoismi lasciano posto all’invincibile speranza di una vita più conforme alle attese di Dio. L’Unzione degli infermi​​ assume la situazione umana particolarmente importante della​​ vita​​ durante la malattia, ed eventualmente dell’età avanzata con la preparazione alla​​ ​​ morte: il conforto e la speranza del dono di Dio penetra nell’intimo stesso della decadenza fisica e prepara il credente per la vita che non finisce. Il​​ Matrimonio​​ celebra il progetto a due della​​ vita​​ d’amore inaugurata dagli sposi che ricevono la missione di svelare le qualità dell’amore di Cristo per l’umanità, intesa come famiglia delle famiglie. L’Ordine sacro​​ trae il suo senso dalla sua funzione di servizio alla​​ vita​​ umana nella sua dimensione sociale ed ecclesiale. I ministri ordinati significano per tutta la Chiesa la sottomissione a Cristo, la fedeltà alla fede apostolica e la comunione delle comunità.

2.​​ Le scelte pedagogiche.​​ Se i s. aggiungono il di più del dono di Dio alla vita già vissuta e celebrata attraverso simboli e riti, l’educatore cristiano predispone un itinerario educativo che porti progressivamente a riscoprire e valorizzare i beni più autentici dell’umanità ed a comprendere il linguaggio dei segni e dei riti. È il compito della​​ ​​ catechesi che cerca di sviluppare i dinamismi più profondi della persona: si indirizza al cuore, là dove sono le radici segrete dell’essere; aguzza la vista per far scoprire un’altra riva, un altro senso delle realtà vissute, perché la verità non finisce dove arriva la vista umana; apre lo spirito all’intelligenza del mistero della vita, appreso come mistero di felicità e di salvezza. La catechesi organizza una: a)​​ pedagogia della fedeltà a quella dimensione della vita​​ in cui si innesta il s.: fedeltà fatta di un’attenzione piena di delicatezza, di capacità di inventare e mettere in atto delle tecniche di servizio per favorire questa crescita vitale: amore, partecipazione, scoperta dell’altro, ricerca ed offerta di senso, perdono; b)​​ pedagogia del risveglio e dell’esplorazione​​ dei valori umani più nascosti per cercare, su una strada piena di mille messaggi, le tracce di una vita più evangelica; per aprire al gusto di Dio presente nei segni, un invito a vivere un’esperienza umana forte; c)​​ pedagogia dell’interiorizzazione attraverso varie attività​​ (inchieste, canti, espressioni gestuali, visione di quadri e pittura...), per favorire la contemplazione e la lode; per imparare ad ascoltare la parola e farla risuonare come un’eco; per dar modo alla parola di purificare, liberare e far vivere; per favorire il desiderio di incontrare Dio col corpo; per investire non solo intelligenza ma anche cuore e sensi; d)​​ pedagogia del desiderio​​ per suscitare l’interesse religioso e far scoprire la gratuità del dono di Dio, per far gustare il «sapore» delle cose di Dio prima ancora del «sapere» le cose di Dio; per aprire alla sorpresa perché la coscienza della lontananza da un bene apre all’alterità di Dio che appare molto più grande dei desideri; e)​​ pedagogia dei segni,​​ perché la salvezza di Dio in definitiva viene all’uomo attraverso simboli e riti (segni) di diversa efficacia salvifica, e così rende familiari i segni della vita che portano alla familiarità umana con i segni del mistero e quindi con i segni sacramentali.

3.​​ Le modalità di iniziazione ai s.​​ La catechesi aiuta a far vivere i s. anche con alcune modalità di​​ ​​ iniziazione: a) una prima modalità porta a far riflettere sul contenuto, sul senso dei s. non indipendentemente dalla celebrazione. Cioè la catechesi di iniziazione ai s. avviene prima durante e dopo la celebrazione, per introdurre ai gesti simbolici e alle diverse parti della celebrazione, servendosi anche di tecniche e strumenti di animazione (pannelli, elementi decorativi, oggetti simbolici); b) una seconda è l’animazione esperienziale​​ ma reale: le iniziazioni-catechesi sono praticabili nella misura in cui i credenti di una comunità possono già vivere da se stessi i s. Qui si tratta di una specie di laboratorio: proporre ad un gruppo di vivere, con una costruzione artificiale, momenti simili ai s. ma vissuti ed evocati da incontri della vita reale (come ad es. il perdono, la condivisione, il superamento delle difficoltà, l’impegno); c) una terza modalità è l’animazione di sintesi:​​ viene vivamente consigliata come animazione dei gruppi che sono stati iniziati ai s., per permettere di fissare nel cuore, nella mente e nell’intelligenza, i processi sacramentali precedentemente percorsi, come sintesi di ciò che si è vissuto. Non in maniera intellettualistica, ma come partecipazione di esperienze, ricordo di un vissuto lontano, visione di diapomontaggi, pannelli e foto, con interviste, memorie sonore, valutazioni. Proprio perché punti di incontro tra i doni di Dio e la realtà umana, i s. non sempre trovano una facile applicazione nella prassi pastorale. Ad es., c’è oggi chi sostiene che non bisogna amministrare il s. del Battesimo ai bambini ignari, che è necessario ritardare la prima confessione all’età della crescita morale dei fanciulli. Giustificazioni teologiche e pedagogiche entrano in conflitto e non sempre si trova una giusta mediazione. In genere la pastorale dell’iniziazione ai s. viene regolata da Vescovi o Conferenze episcopali e dai progetti catechistici locali.

4.​​ Gli elementi costitutivi che favoriscono la celebrazione e la comprensione dei s.,​​ da evidenziare e preparare sono: a)​​ la festa:​​ ogni s. si colloca nel clima di una festa che deve essere tale per la vita. Non per nulla i s. non sono mai dei segni individualistici ma suppongono una «celebrazione»: decoro, oggetti simbolici, stile di invito, canti; b)​​ l’evento da celebrare:​​ il segno sacramentale è sempre in relazione ad un’esperienza di vita che va puntualizzata: il perdono, la vita divina, la responsabilità e la libertà, i ministeri nella Chiesa, la lotta contro il male; c)​​ l’assemblea comunitaria:​​ la celebrazione deve essere fatta da una convocazione assembleare, come occasione privilegiata che unisce gli amici di Gesù e ne celebra la presenza attraverso i riti (segni e gesti); d)​​ la libertà di partecipazione​​ che serve a collocare nella responsabilità delle scelte, a favorire le motivazioni e a coinvolgere nella condivisione e nella realizzazione; e)​​ la preparazione della celebrazione​​ col gruppo che rende possibile una migliore celebrazione del s. ed una più grande intromissione nella dinamica sacramentale, su due versanti: quello della riflessione comune sullo scorrere generale del ritmo sacramentale che permette di vivere i valori della fede; quello più pratico, una specie di cantiere con elementi relativi alla riflessione: pannelli, testi, montaggi, gesti, canti, suoni; f)​​ la partecipazione attiva​​ dei membri del gruppo che dovranno diventare attori e protagonisti del proprio cammino di vita e di fede, da cogliere anche attraverso il richiamo alla riflessione precedente; g)​​ la scelta di parole e gesti​​ significativi perché i valori celebrati non appaiano lontani, complicati, ma siano evocativi di situazioni reali, e gesti e segni posti dai partecipanti, che parlino da se stessi senza la mediazione di troppe parole.

Bibliografia

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G. Morante