ORATORIO

image_pdfimage_print

 

ORATORIO

Che l’o. in quanto istituzione educativa specifica non sia una realtà omogenea appare evidente quando se ne considerino la storia e i diversi filoni pedagogici e spirituali a cui si ispira e da cui è stato «plasmato».

1. La storia dell’o. si può rintracciare ancor prima dei tempi di s. Filippo Neri a Roma e di s. Carlo​​ ​​ Borromeo a Milano (sec. XVI) con le varie esperienze di formazione cristiana della gioventù ci si può anche richiamare ai Patronati e Opere della Gioventù di derivazione francese (sec. XVIII) o a quelli veneziani. L’Ottocento vede il consolidarsi di tale istituzione attraverso la sua reimpostazione nel clima sociale del tempo contrassegnato dai problemi fin troppo noti della prima industrializzazione e urbanizzazione. Nuove forme di o. nascono così attorno a figure come L. Pavoni a Brescia, don G. Cocchi e soprattutto don G.​​ ​​ Bosco a Torino.

2. Ciascuna tradizione, ricollegata alla sua memoria storica, spirituale e pedagogica, ha consolidato nel tempo l’immagine che le è propria, nel continuo tentativo di riproporre l’identità di origine nel confronto con i problemi via via emergenti. Oggi se ne conoscono diversi riferimenti carismatici (specie se legati a Congregazioni religiose, come gli​​ ​​ Oratoriani e i​​ ​​ Salesiani), diverse tradizioni, diversi modelli di organizzazione, su scala regionale e nazionale. La realtà dell’o., tuttavia, è avvertita ancora come un’importante se non decisiva istituzione, integrata o da integrare ad altre istituzioni, di valida efficacia formativa per le giovani generazioni. Accanto a tale riconoscimento e sottostanti alle differenze, talvolta anche di sostanza, è possibile individuare alcuni punti di riferimento comuni che si sono consolidati nella storia: la caratteristica di essere «per tutti», soprattutto per ragazzi e giovani dei ceti polari (come tentativo di «ricerca-avvicinamento» dei giovani stessi e non di attesa di un loro avvicinamento alle strutture usuali di educazione-evangelizzazione); la strutturazione di un «ambiente» tipico, aperto e protetto, dove incontrarsi tra generazioni, non solo per il tempo libero; la creazione di un «clima» di familiarità e di «simpatia» per gli interessi e le domande giovanili; la «via educativa» attraverso cui abilitare i giovani a gestire la propria vita; e la speciale «formula» di offerta formativa attorno alle dimensioni del gioco, del catechismo, del lavoro e dell’aggregazione (ricreatorio, o., laboratorio), come momenti espressivi di un globale progetto di educazione integrale, di ispirazione umanistico-cristiana.

3. Nella riscoperta e riattualizzazione del carisma specifico si è mossa la tradizione degli o., fino a ottenere espliciti riconoscimenti ecclesiali non meno che di pedagogisti ed educatori. Gli anni del dopo Concilio e i fenomeni della contestazione hanno visto una crisi generalizzata dell’o., uno scadimento fino alla sua marginalizzazione sociale, mentre si tentavano nuovi sentieri per il suo rinnovamento: quello catechistico, socio-politico, ludico-sportivo, associazionistico e dell’o. come «casa della comunità». Una rinnovata consapevolezza attuale dell’impegno della Chiesa verso le nuove generazioni, dell’urgenza inderogabile di formazione e prevenzione, la crescita di nuove domande nella stessa condizione giovanile rilanciano oggi l’istituzione dell’o. come uno degli ambienti privilegiati dove è possibile abilitare le nuove generazioni alla crescita di sé nella solidarietà, in una parola dove è possibile rinnovare l’educazione per riappassionarsi alla vita, e riattivare i canali comunicativi tra Chiesa e giovani per la loro educazione alla fede e anche per avviare a un certo protagonismo giovanile.

4. Nel rinnovamento e riproposizione dell’o. come ambiente e «progetto» educativo globale, nella dinamica di sintesi fede-vita, si intrecciano così la memoria e la tradizione, i «segni dei tempi», le nuove prospettive pedagogiche e le domande dei giovani. In questa direzione si pensano e si coniugano il rilancio dell’​​ ​​ animazione come metodo e stile educativo, l’apertura al sociale e civile nel territorio, l’attenzione agli sbocchi e itinerari educativi, la reinterpretazione delle «attività formative» nelle più ampie categorie di «espressione giovanile», «evangelizzazione», «animazione culturale», l’attenzione alla «educazione di rete» nel collegamento più stretto con parrocchie e associazioni che hanno come preoccupazione educativa gli stessi giovani e operatori. Ma anche assumendo una certa dimensione missionaria in un duplice movimento: abbassando la soglia di ingresso (anche nella gradualità delle proposte) e «andando verso i giovani» là dove essi sono: i nuovi luoghi (o «non-luoghi») giovanili, reali o virtuali: la strada, le discoteche, i bar, le palestre, gli stadi e luoghi dei concerti, internet…

5. L’opera degli o. è stata recentemente sostenuta a più livelli anche dal legislatore (sia dal Parlamento Italiano con la L. 206 / 2003, sia da diverse Regioni del nostro Paese) che ne ha riconosciuto «la funzione sociale ed educativa» nell’ottica della sussidiarietà volta a evidenziare e promuovere, in ordine al conseguimento del bene comune, la soggettività peculiare di una realtà tanto efficace e diffusa in Italia.

6. Nel 2001, promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana, con la quale agisce in stretto contatto, è nato il Forum degli O. Italiani, lo strumento di coordinamento nazionale degli organismi ecclesiali che dedicano speciale cura all’O., che ha l’intento di: «studiare la realtà delle nuove generazioni in costante cambiamento per mantenere viva l’attenzione sulle loro esigenze educative; sostenere e coordinare l’azione educativa degli o.; promuovere e finanziare la ricerca pedagogica e metodologica e individuare strutture adeguate; rappresentare gli o. italiani e favorire il raggiungimento dei loro obiettivi nelle istituzioni locali, nazionali e internazionali» (cfr. lo Statuto del Foi). È formato da oltre 30 membri: Coordinamenti regionali di Pastorale giovanile; Istituti religiosi e Congregazioni che hanno l’O. nel loro carisma (Salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice, Giuseppini, Filippini, Canossiani…); Associazioni (ANSPI, NOI, Azione Cattolica, CSI, PGS, CTG…); Federazioni o Coordinamenti locali di o. Il Foi promuove ogni anno in Italia una Giornata di attenzione pastorale e sociale agli o., il 26 maggio, memoria di san Filippo Neri.

Bibliografia

Caimi L., «L’O. salesiano: la specificità di una proposta pedagogica», in​​ Don Bosco. Ispirazione,​​ proposte,​​ strategie educative,​​ Leumann (TO), Elle Di Ci, 1989; Floris F. - M. Delpiano,​​ L’O. dei giovani,​​ Ibid., 1992;​​ L’O. dei giovani: insieme per essere fedeli alla vocazione giovanile e popolare,​​ Roma, CISI, 1993. Diocesi di Milano,​​ Sinodo 47°​​ - Cap. 11: Pastorale giovanile e o.,​​ Milano, 1995; Apeciti E.,​​ L’O. ambrosiano da san Carlo ai giorni nostri, Milano, Ancora, 1998; Sigalini D.,​​ O.: uno spazio di aggregazione indispensabile per educare i giovani alla fede,​​ in «NOI book» (2002) 1; «Ponti tra la strada e la chiesa». L’O. salesiano agli inizi del terzo millennio,​​ in «Note di Pastorale Giovanile» (2002) 2;​​ Il volto missionario degli o. nei prossimi anni – speciale «O. oggi e domani»,​​ in «L’Eco degli O.» (2003) 7-8; Sabbadini M.,​​ Il «mistero» dell’o., in «NOI book» (2004) 12;​​ Spezzibottiani M.,​​ Non c’è o. senza domenica,​​ Foi - Collana O., Roma, EDB, 2005; Gracili R. (Ed.),​​ Funzione educativa e sociale degli O. nelle comunità locali,​​ Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 2005; Cappelli Q.,​​ Negli o. l’o.,​​ Brescia, ANSPI, 2007; sito internet:​​ www.oratori.org​​ (con link ai siti di tutte le altre realtà oratoriane); periodico: «L’Eco degli O.».​​ Rivista della Fondazione diocesana per gli o. milanesi - fondata nel 1907​​ -​​ Ed. In Dialogo.

G. Denicolò