COMUNITÀ EDUCATIVA / SCOLASTICA
La c., come tessuto di relazioni primarie, è l’ambiente naturale di alcune esperienze educative: la → famiglia, i gruppi di vario genere, le aggregazioni religiose. È stata assunta poi come criterio nelle iniziative di accoglienza, assistenza, recupero e rieducazione. In questi ultimi anni viene proposta anche come «modello» organizzativo per le istituzioni scolastiche. Questo allargamento a tutto l’ambito educativo costituisce una novità della pedagogia contemporanea.
1. Fattori che concorrono all’emergere della c.e. Alla diffusione della c.e. concorrono tendenze sociali, intuizioni pedagogiche e criteri politici. Tra le prime vanno annoverati l’estendersi della partecipazione e il bisogno di recuperare la dimensione personale in una società che privilegia gli aspetti tecnici e funzionali. Tra le intuizioni pedagogiche hanno influito soprattutto la riconsiderazione del ruolo del soggetto nel → processo educativo e, di conseguenza, del suo rapporto con gli educatori, i contenuti e l’istituzione educativa. Dalla pedagogia viene pure la valorizzazione dell’ → ambiente come fattore educativo: cioè la necessità di predisporre condizioni convergenti di habitat, presenze, relazioni, proposte, attività e strutture che favoriscano i processi di crescita perché provocano una circolazione di valori umani e culturali all’interno del gruppo, neutralizzano gli stimoli contrari troppo forti e stabiliscono un interscambio arricchente con le altre agenzie educative e col contesto in cui l’istituzione opera. A queste tendenze sociali e intuizioni pedagogiche corrisponde un’evoluzione politica. Negli anni settanta parecchi Stati stabiliscono, per le scuole e le iniziative educative, la partecipazione dei genitori e la corresponsabilità del corpo degli educatori (→ organi collegiali). Nel modello comunitario inoltre confluiscono le correnti pedagogiche «laiche» e l’esperienza «cattolica». Quest’ultima contava nel suo patrimonio abbondanti indicazioni riguardo al coinvolgimento del soggetto, alla corresponsabilità degli educatori, al compito della famiglia e all’incidenza dell’ambiente. La c. diventa perciò elemento indispensabile nelle istituzioni educative della Chiesa (→ scuola cattolica).
2. Caratteristiche ed esigenze. Le caratteristiche di ciascuna c.e. dipendono dal tipo di istituzione in cui opera (scuola, centro giovanile, convitto, iniziative di riabilitazione o rieducazione); dipendono pure dal programma educativo che si propone di svolgere (insegnamento, assistenza, formazione professionale, attività libere); variano a seconda dei soggetti (tipo di giovani, proporzione tra giovani e adulti) e delle condizioni socioculturali (abitudini e capacità di partecipazione). Alcune esigenze, però, sono comuni a tutti i tipi di c.e. C’è in primo luogo il coinvolgimento attivo e, di conseguenza, la corresponsabilità reale, di tutti coloro che sono interessati al programma: educatori, educandi e genitori, gestori e amministratori, organizzazioni di appoggio e forze sociali. Tale coinvolgimento tende a creare una mentalità o «cultura» educativa comune e dunque una convergenza dei membri della c. sugli obiettivi, sui valori fondamentali e sui metodi, che si raggiunge non attraverso imposizioni istituzionali, ma mediante la proposta, la discussione, i chiarimenti successivi, la riformulazione. Per prevenire il rischio dello → spontaneismo che comprometterebbe i fini istituzionali, vengono definiti i ruoli personali e lo spazio degli organismi di → partecipazione. Così, mentre se ne favorisce l’iniziativa, si assicura il loro funzionamento organico. La c.e. diventa in questo modo un laboratorio dove, senza perdere di vista i fini e la relativa coerenza dei mezzi, si provano attività varie, si sperimentano valori nuovi e si collaudano forme di rapporto fra persone e gruppi con caratteristiche, responsabilità ed esperienze di vita diverse. Perché la c.e. riesca a funzionare come istanza unificante delle risorse e fattori educativi si richiedono alcune condizioni. È necessaria una comunicazione corretta ed efficace tra i diversi membri e organismi. Nuoce la riserva, la disinformazione, il segreto non giustificato, la distanza. Non basta la comunicazione di ufficio. La c. per sua natura postula quella interpersonale. La dirigenza poi sottolinea il ruolo di animazione: risveglia l’interesse per il programma, suscita energie, favorisce la comprensione sempre più adeguata dei fini, ripropone e riformula gli obiettivi immediati e a medio termine, discute i procedimenti.
3. Compiti della c.e. Alla c. così composta e strutturata si affidano alcuni compiti. Il primo è elaborare, applicare e verificare il progetto educativo (→ progettazione educativa). In esso esprime i valori che vuole realizzare e trasmettere, le esperienze che intende proporre e i metodi che privilegia. Il progetto è l’indicatore più convincente del grado di consapevolezza e condivisione che una c. ha raggiunto e, allo stesso tempo, lo strumento più efficace per formarla e consolidarla. Alla c. si chiede anche di pensare, proporre e realizzare processi di formazione permanente per l’insieme, per le diverse componenti (genitori, educatori) e per gli individui, guardando alla maturazione personale e alla competenza educativa. I due compiti enunciati ne inducono un terzo: stimolare la reattività culturale nei confronti di quei fenomeni che influiscono sulla condizione giovanile. Da ultimo spetta alla c.e. diffondere nel contesto sociale i beni educativi che va sperimentando. Mantiene dunque collegamenti con gli organismi e le iniziative che nel territorio promuovono la crescita culturale della collettività e dei singoli.
Bibliografia
Reguzzoni M., La scuola come c., in «Aggiornamenti Sociali» 4 (1970) 281-292; Corradini L., La c. incompiuta, crisi e prospettive della partecipazione scolastica, Milano, Vita e Pensiero, 1979; Tonelli R., «C.e.», in J. Vecchi - J. M. Prellezo (Edd.), Progetto Educativo-Pastorale. Elementi modulari, Roma, LAS, 1983, 399-417; Franta H., Relazioni sociali nella scuola, Torino, SEI, 1985; Dalle Fratte G., Studio per una teoria pedagogica della c., Roma, Armando, 1991; Vecchi J., Pastorale giovanile, una sfida alla c. ecclesiale, Leumann (TO), Elle Di Ci, 1992, 120-196; Id., Globalizzazione: crocevia della c. e., Torino, SEI, 2002.
J. E. Vecchi