SVANTAGGIO SOCIALE

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SVANTAGGIO SOCIALE

Per s.s. si intende la situazione di​​ ​​ emarginazione sperimentata dal singolo e / o dal gruppo (classe, ceto, minoranza, comunità) in un contesto sociale di riferimento in cui altri vivono la situazione opposta di vantaggio e quindi di non emarginazione.

1. Lo s.s. è misurabile statisticamente, prendendo come indicatori il reddito, la classe sociale, l’età, il sesso, il livello di istruzione, l’occupazione, il luogo di residenza, la collocazione urbana, storia ed ambiente familiare. La disparità selettiva riguarda nazioni ed individui. Nei Paesi cosiddetti «svantaggiati» si registrano più bassi tassi di scolarizzazione di base e solo una piccola minoranza privilegiata raggiunge livelli superiori e migliori di formazione. La politica europea della cooperazione allo sviluppo tende a favorire «l’inserimento armonioso e progressivo dei paesi in via di sviluppo nell’economia mondiale» (Trattato di Maastricht, 07.02.1992, art. 130 U). Ricerche significative condotte sin dagli anni ’60 (C. Bereiter, S. Smilansky, B. Bernstein, J. S. Coleman, A. H. Passow) evidenziano il problema dello s. socio-culturale di bambini «differenti» per linguaggio e schemi di riferimento appresi anche prima dell’ingresso a scuola in ambiente socio-culturale meno favorito, non corrispondente cioè pienamente ad una cultura scolastica che è soprattutto costituita da valori della classe media. Di qui l’insuccesso scolastico e l’educazione compensativa (A. Little, G. Smith) degli anni ’70 intesa ad offrire socializzazioni adatte allo sviluppo nel bambino delle abilità richieste.​​ 

2. Dalle ricerche psicopedagogiche e sociologiche degli anni ’80 emerge un nuovo orientamento. I modelli valoriali della classe media delle società occidentali industrializzate sono considerati in modo critico e non accettati come norma universale, piuttosto si tende all’elaborazione dell’apprendimento partendo da specificità e differenze culturali. Alla pedagogia segregante si sostituisce la pedagogia del pluralismo e l’educazione interculturale. In questo senso lo s.s. è trattato non solo in termini di effetto da eliminare e superare, ma viene anche affrontato con la razionalizzazione di carattere umanistico che valorizza contenuti ed apporti della diversità da comprendere e preservare. Una certa esperienza sociale del bambino è studiata ed esaminata nella sua validità di costruzione differenziata della personalità e delle caratteristiche individuali dell’apprendimento (​​ Piaget, B. S. Bloom) prima che la differenza si trasformi in comportamento deviante socialmente riprovevole.

Bibliografia

Luccio R. - N. Borroni,​​ Disadattamento e s.s.,​​ Firenze, Le Monnier, 1979; Canevaro A., «Gli svantaggiati», in B. Vertecchi (Ed.),​​ La scuola italiana verso il 2000,​​ Scandicci (FI), La Nuova Italia, 1984, 474-490; Chistolini S.,​​ Superare lo s.: indagine su percezioni e valori dei giovani tra i 14 e i 19 anni, in «Osservatorio ISFOL. Formazione - Orientamento - Occupazione - Nuove tecnologie - Professionalità» 19 (1997) 3, 162-219.​​ 

S. Chistolini