LOGICA E EDUCAZIONE

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LOGICA E EDUCAZIONE​​ 

Dal gr.​​ logiké​​ (tékhne)​​ è arte del pensiero (o del discorso) corretto.

1.​​ La presenza nei curricoli.​​ Un vero e proprio insegnamento della l., intesa come disciplina autonoma e con una propria funzione all’interno di un piano di studi, si comincia a riscontrare solamente verso il sec. X. Ciò nonostante si può affermare che la componente l. è stata presente in qualsiasi forma di trasmissione culturale, fin dai tempi più antichi. Si tratta però di una presenza che si è realizzata progressivamente in forme varie e molteplici, tanto che si potrebbe parlare di diversi modelli di ricerca l. nelle singole epoche, aventi fini e metodi propri. Le​​ sette​​ ​​ arti liberali​​ avevano costituito il sistema di sapere «enciclico» per​​ ​​ Quintiliano prima e nella fortunata allegoria di Marziano Capella poi, il cui​​ De nuptiis philologiae et Mercurii et de septem artibus liberalibus​​ nel​​ ​​ Medioevo fece testo. Fra le​​ artes sermocinales​​ Alcuino assegnò alla l., detta indifferentemente​​ dialettica,​​ un ruolo di coronamento finale del corso scolastico, riservato nell’antichità alla​​ ​​ retorica.​​ Ed insieme a quest’ultima fino alla fine del sec. IX dominò il campo filosofico, teologico, scientifico, politico ecc. Fine dell’insegnamento della l. è trattare gli argomenti più astratti e oggettivi, è mirare al raggiungimento della verità, nel senso della verità scientifica, attraverso lo scontro delle opinioni. Con il sorgere delle​​ ​​ università la l. assunse un’importanza sempre maggiore. Verso la fine del sec. X e l’inizio dell’XI si innesca quel processo di progressiva subordinazione della retorica alla l. che giungerà a compimento nel sec. XIII, allorché tutto il vasto settore delle​​ sette arti​​ sembrerà restringersi alla sola l. / dialettica che finirà col meritare la lode iperbolica di Pietro Ispano nelle sue​​ Summulae logicales.​​ Si ricordi la contesa sorta, in questo secolo, fra la scuola di Parigi, in cui si esaltava la l., perché in grado di fornire gli schemi dell’organizzazione astratta delle cose e dei processi che si riflettono nel linguaggio, e la scuola di Orléans, in cui si opponeva gagliarda resistenza a tale indirizzo. Tale contesa che ebbe grande risonanza, dette argomento a un grazioso componimento del poeta Enrico d’Andéli,​​ La bataille des sept arts.​​ Nel Rinascimento la l. visse vicende alterne anche se l’importanza e il ruolo di essa non furono mai totalmente messi in discussione in quanto si vide nella disciplina l. lo strumento privilegiato per il ricupero di quell’ideale formativo classico in complementarità con la retorica (Agricola, Melantone,​​ ​​ Vives ed altri logici umanisti). Nel XVI sec. i gesuiti nella​​ ​​ Ratio studiorum​​ accanto alle «lettere umane, la filosofia naturale e morale, la metafisica, la teologia scolastica e positiva» posero la l. Un contributo allo sviluppo degli studi logici ed un affinamento degli strumenti critici venne anche dalla scuola di Port-Royal. Definita come «l’arte di ben condurre la propria ragione nella conoscenza delle cose, sia per istruir se stessi, sia per istruir gli altri», la l. si configurò come tentativo coerente e potente di ricondurre il linguaggio ai suoi usi più corretti e pertinenti, scartandone le deformazioni emotive (che qui ricevono una trattazione straordinariamente accurata) e i veli di ideologia che potrebbero tradire la funzione primaria. L’​​ ​​ Illuminismo settecentesco mostrerà​​ ​​ com’è noto​​ ​​ grande fiducia nella l., che nella sua forma moderna è l.​​ matematica.​​ Il fervore intellettualistico dell’epoca non poteva non riflettersi in campo educativo ove l’insegnamento della l. si affermò in modo definitivo. Nell’epoca contemporanea il passaggio dalle l. «pre-formali» a quelle «formali», la costituzione della cosiddetta​​ teoria dei modelli​​ e il delinearsi della​​ fuzzy logic​​ assumono rilevanza assai densa per l’avanzamento della​​ metodologia della ricerca pedagogica e didattica.

2.​​ Le possibilità formative.​​ La presenza della l. è anzitutto nell’ambito dell’​​ ​​ educazione intellettuale. Dell’insegnamento della l. si rilevano le enormi possibilità formative che nascono dall’innegabile valenza di correttezza formale da fornire al pensiero e al discorso. Dalle richieste di un insegnamento di tipo logico-metodico alla didattica di un apprendimento sistematico è tutta una serie di indicazioni che precisano il cammino educativo e scolastico.

3.​​ Il ruolo nelle «didattiche lineari».​​ Il matematicismo cartesiano, con la messa al bando delle arti e delle lettere in nome di una l. chiara e distinta, rivive nelle richieste di quelle nuove indicazioni didattiche che 1’​​ ​​ istruzione programmata prima e le​​ forme programmatorie curricolari​​ poi hanno ritenuto essere le uniche valide per un sicuro apprendimento. Magistro-centrismo, primato della​​ lectio,​​ disposizione rigorosamente l. del discorso, azione insegnativa ridotta ad un gioco di componenti elementari e sovente schiacciata su una tecnologicità rassicurante sono soltanto alcuni dei modi che caratterizzano queste impostazioni. Da qui i dubbi sollevati dalla più matura riflessione pedagogica e didattica contemporanea contro il pericolo di determinismo didattico, insito nella predisposizione di programmi in​​ sequenze lineari.

Bibliografia

Sutton R. E. - R. H. Ennis, «Logical operations in the classroom», in T. Husen - T. Neville Postlethwaite (Edd.),​​ The international encyclopedia of education,​​ Oxford / NewYork, Pergamon Press, 1985, 3129-3139; Kosko B.,​​ Il fuzzy-pensiero,​​ Milano, Baldini & Castoldi, 1995; Mela G. S.,​​ L. e razionalità dell’Occidente cattolico, Roma, Armando, 2006; Bencivenga E.,​​ Dio in gioco. L. e sovversione in Anselmo d’Aosta, Torino, Bollati Boringhieri, 2006; Larrey Ph.,​​ Il pensiero sulla l., Roma, Lateran University Press, 2006; Berto F.,​​ L. da zero a Gödel, Roma / Bari, Laterza, 2007.

C. Laneve