SETTA
Organizzazione religiosa, costituita da persone che seguono particolari convinzioni, credenze e rituali in contrapposizione con la → religione maggioritaria.
1. Il significato originario di s. deriva dal verbo lat. sequi e indica una dottrina, un insegnamento o un partito che si rifanno a un capo fondatore, la cui forte personalità attira numerosi seguaci che si sentono fra loro legati da un forte senso di aggregazione e di appartenenza. Il frequente riferimento al verbo secare, per indicare nella s. un gruppo che si è staccato dal tronco principale di una delle grandi religioni, contestandone la dottrina e le modalità istituzionali, non è quindi etimologicamente corretto, anche se ha notevolmente segnato il linguaggio corrente. L’uso dispregiativo e denigratorio del termine s. nel riferirsi a gruppi le cui forme di culto risultano inconsuete, oltre che minoritarie, ha fatto sì che in anni recenti prevalesse la dicitura Nuovi movimenti religiosi, con cui si indicano tutti quei movimenti religiosi, a volte di difficile catalogazione e dall’incerto retroterra dottrinale, che sono sorti a seguito di aperture al mondo culturale orientale e per il maggior contatto con il mondo statunitense. Occorre, però, distinguere bene tra quei movimenti che fanno riferimento a nobili e consolidate tradizioni religiose dell’Oriente, e in maniera particolare all’ → Induismo e al → Buddhismo, da quei movimenti che, senza alcun riferimento dottrinale, oppure in evidente contrapposizione ad altre dottrine religiose ampiamente diffuse e accettate, manifestano un rigido atteggiamento fondamentalista.
2. Il fenomeno della rapida diffusione delle s. ha, indubbiamente, rilevanza dal punto di vista sociologico, ma ancor più dal punto di vista religioso e psicologico. Sociologicamente, la s. si caratterizza come una minoranza dissidente, con comportamenti di intolleranza e di proselitismo; talvolta una ristretta visione dei rapporti interpersonali e una notevole carica di fanatismo portano gli appartenenti a una s. a isolarsi dal contesto sociale e a rifiutare qualunque rapporto con chi non ne condivide le convinzioni religiose. Dal punto di vista religioso le s. prendono le distanze dalle grandi religioni e, autodefinendosi come forme religiose autonome fondate da un capo carismatico, elaborano una propria visione «teologica» della vita e della storia, oltre che un rapporto spesso così infantile con il trascendente, da escludere qualsiasi atteggiamento di dialogo interreligioso e qualsiasi apertura al confronto dottrinale. Dal punto di vista psicologico l’obiettivo va rivolto alle dinamiche personali presenti in un individuo che decide di entrare a far parte di una s. e ai bisogni che sembra vengano soddisfatti da tale nuova adesione. Dagli studi effettuati, risulta che le s. promettono la liberazione dell’uomo dai condizionamenti negativi, dalle malattie, dall’infelicità, dai problemi esistenziali, dalle delusioni sentimentali, dal disagio psicologico individuale o familiare. Nello stesso tempo, esse offrono calore umano, attenzione, accoglienza, fiducia, comprensione, amore. La presenza inoltre quasi generalizzata nelle s. di un leader, di un capo spirituale, più spesso di un guru, cui ogni membro deve fare riferimento in ogni momento della vita, appare finalizzata tanto all’individuazione di risposte, spesso prefabbricate, agli interrogativi esistenziali, quanto alla coesione di gruppo. Notevole è anche la presenza di una forma di controllo sociale reciproco, basato sull’adesione acritica a principi dogmatici, a condotte istituzionali, a rigide gerarchie interne, a complessi riti di ammissione e di iniziazione, a costanti verifiche dell’impegno e del proselitismo.
3. In prospettiva educativa vanno evidenziati alcuni punti critici in merito all’adesione a una s.: la carica emotiva relativamente alta che si respira all’interno di un gruppo ha come conseguenza la diminuzione dell’interesse per altri contatti sociali e la creazione di una rete a maglie strette, che spesso si trasforma in una corazza condizionante; la mancanza di un retroterra storico e culturale e l’esclusivo rimando al vissuto esistenziale del «momento» e ai bisogni ad esso collegati impediscono una lettura critica delle origini della s. di appartenenza; l’accento che ripetutamente viene messo sulla crescita interiore e su una pseudo-perfezione da raggiungere attraverso tecniche e metodologie spesso alienanti pone a tal punto il singolo individuo al centro delle proprie preoccupazioni da rendere inevitabile la ricerca di un prestigio sociale e di un’affermazione di sé; l’uscita da una s., infine, molte volte resa difficile da minacce sia verbali che fisiche, è legata a grossi sensi di colpa per aver deciso di tagliarsi fuori in maniera definitiva dalla salvezza.
Bibliografia
Galanter M., Culti. Psicologia delle s. contemporanee, Carnago, SugarCo, 1993; G.R.I.S., Le s. tra crisi personale e mutamento sociale, Leumann (TO), Elle Di Ci, 1993; Gasper H. - J. Müller - F. Valentin (Edd.), Lexikon der Sekten, Sondergruppen und Weltanschauungen. Fakten, Hintergründe, Klärungen, Freiburg-Basel-Wien, Herder, 1994; Fizzotti E. - F. Squarcini, Gli Hare Krishna, Leumann (TO), Elle Di Ci, 2000; Santovecchi P., I Culti emergenti. S., magia e… non solo, Pistoia, Cooperativa del Clero, 2004; Mastronardi V. M. - R. De Luca - M. Fiori, S. sataniche, Roma, Newton Compton, 2006; Cantelmi T. - C. Cacace, Il libro nero del satanismo. Abusi, rituali e crimini, Cinisello Balsamo (MI), San Paolo, 2007.
E. Fizzotti