STEFANINI Luigi

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STEFANINI Luigi

n. a Treviso nel 1891 - m. a Padova nel 1956, filosofo e pedagogista italiano.

1.​​ Cenni biografici.​​ Libero docente in pedagogia nel 1925, nel ’31 ebbe l’incarico di questa disciplina presso l’università di Padova, dove si era laureato in filosofia e in lettere. A Messina, nel 1936-37 tenne la cattedra di filosofia teoretica. L’anno successivo fu chiamato a Padova per ricoprire l’insegnamento di pedagogia. Dal 1940 passò a quello di storia della filosofia. Insegnò per diversi anni anche estetica. Nel secondo dopoguerra, S. contribuì alla nascita del Centro di Studi Filosofici di Gallarate (1945), alla ripresa dell’Associazione Pedagogica Italiana (1950) e della Società Filosofica Italiana (1952), nonché all’avvio di​​ Scholé​​ (1954). Fu membro della Consulta Didattica Nazionale e, nel 1951, presidente del Centro Didattico Nazionale per la Scuola Secondaria.

2.​​ Da «Idealismo cristiano» a «Spiritualismo cristiano».​​ Tra gli anni venti e trenta del sec. XX, S., in serrato confronto con il pensiero gentiliano, dal quale prese sempre le distanze pur avvertendone il «fascino», giungeva a denominare​​ Idealismo cristiano​​ la sua prima sintesi teoretica. Un quadro sistematico della sua pedagogia si aveva nel trattato del 1932,​​ Il​​ rapporto educativo.​​ La forte connotazione «spiritualistica» del discorso si saldava però con un’equilibrata e «realistica» attenzione per il complesso dei fattori bio-psichici e socio-culturali interferenti con l’educazione. Tra i primi in Italia ad approfondire l’esperienza dell’attivismo, S. apprezzava l’anima didatticamente innovatrice del movimento, ma criticava la riduttiva visione antropologico-pedagogica di parecchi suoi esponenti, che tendeva a limitare gli interessi personali dell’alunno alla sfera bio-psichica, a ravvisare nell’attività del discente l’aspetto prevalentemente utilitaristico, a reputare la libertà dell’educando quasi in contrapposizione con l’autorità dell’educatore. Non minore tempestività egli mostrò nell’analizzare l’esistenzialismo filosofico e pedagogico tedesco, giungendo, fra l’altro, a una decisa opposizione verso i pedagogisti della cosiddetta «Sinistra diltheyana», fautori di un’educazione razzistica e statolatrica. La seconda fase della sua riflessione, compresa fra l’inizio degli anni trenta e i primi anni quaranta, ebbe il punto di arrivo teoretico con​​ Spiritualismo cristiano​​ (1944).

3.​​ L’approdo al personalismo.​​ Il nucleo centrale della teoresi dello S., nella terza e conclusiva fase di sviluppo, era così indicato: «L’essere è personale e tutto ciò che non è personale nell’essere rientra nella produttività della persona, come mezzo di manifestazione della persona e di comunicazione tra le persone». Da qui la definizione della persona come «parola». Con ciò egli riconosceva al soggetto intrinseca virtù comunicativa, espressiva e «allusiva», che gli consente di «dirsi», stabilendo relazioni con l’intera realtà e attribuendo ad essa significato. La «metafisica della persona» costituì presupposto fondante dell’abbozzo di​​ «summa​​ personalistica», con sviluppi in direzione della filosofia morale e sociale, dell’estetica e della pedagogia. Questa, in particolare, la «formula» del​​ ​​ personalismo pedagogico: «il fine immediato dell’educazione è la maieutica della persona e ogni altra finalità, essa stessa personalisticamente intesa, è da conseguirsi attraverso la mediazione della persona del singolo». Nella pedagogia di S. balzano in evidenza quali motivi caratteristici: il «primato educativo» dell’infanzia; la ricerca di un equilibrio realistico fra il «pelagianesimo pedagogico» di​​ ​​ Rousseau e il «giansenismo pedagogico» di​​ ​​ Freud; la visione dell’educazione come​​ metanoia;​​ la preminenza dell’intimità della coscienza contro i rischi della dissipazione; l’accento sui valori morali, sociali, estetici e religiosi; la «sinergia» tra maestro e alunno; l’apprezzamento per la «didattica degli esemplari»; l’attenzione al «concreto» esistenziale e storico; la prospettiva della «scuola del dialogo». Dal 1996 la Fondazione L.S. di Treviso si propone di onorare la memoria dell’autore e diffonderne il pensiero, riprendendolo e attualizzandolo.

Bibliografia

a)​​ Fonti​​ (opere di S. più significative dal punto di vista pedagogico):​​ La pedagogia dell’idealismo giudicata da un cattolico,​​ Torino, SEI, 1927;​​ Il​​ rapporto educativo. Proemio alla scienza dell’educazione,​​ Padova, CEDAM, 1932;​​ Mens cordis. Giudizio sull’attivismo moderno,​​ Ibid., 1933;​​ Il momento dell’educazione. Giudizio sull’esistenzialismo,​​ Ibid., 1938;​​ Pedagogia e didattica,​​ Torino, SEI, 1947;​​ Educazione estetica e artistica,​​ Brescia, La Scuola, 1954;​​ Personalismo educativo,​​ Roma, Bocca, 1955. b)​​ Studi:​​ Rigobello A., «L’itinerario speculativo di L.S.», Introduzione a L.S.,​​ Personalismo sociale,​​ Roma, Studium,​​ 21979; Caimi L.,​​ Educazione e persona in L.S.,​​ Brescia, La Scuola, 1985; Calaprice S.,​​ L’esigenza di un progetto in pedagogia. La proposta di L.S.,​​ Bari, Adriatica, 1990; Prellezo J. M.,​​ L.S. (1891-1956). Approccio al «personalismo educativo»,​​ in «Orientamenti Pedagogici» 38 (1991) 1309-1337; Corrieri L.,​​ L.S.: un pensiero attuale, Milano, Prometheus, 2002; Cappello G.,​​ L.S. Dalle opere e dal carteggio del suo archivio, Quinto di Treviso, Europrint Edizioni, 2006.​​ 

L. Caimi