SCUOLA NORMALE
Antica istituzione scolastica pubblica per la formazione dei maestri della s. elementare. Nata nel contesto socio-politico e culturale che ha favorito la diffusione dell’ → alfabetizzazione popolare.
1. Il Regolamento scolastico di Maria Teresa (1774) precisa che sono s.n. quelle che devono servire da modello a tutte le s. della provincia; in esse «saranno i maestri istruiti in tutte le cose necessarie o almeno saranno approvati quelli che altrove averanno imparato» (art. 2). L’espressione viene ripresa da Lakanal nel rapporto alla Convenzione: sostiene che le s.n. devono essere «le type et la règle de toutes les autres». Nel 1795 è creata a Parigi la prima s.n. francese, in cui cittadini già istruiti possano imparare «l’art d’enseigner» (art. 1), che ha vita breve; nel 1815, Napoleone stabilisce la creazione di una «École d’essai d’éducation primaire, organisée de manière à pouvoir servir de modèle et à devenir école normale, pour former des instituteurs primaires». Gradualmente alla s.n. vengono additati due scopi: l’istruzione e la → formazione professionale.
2. Le esperienze austriache e francesi influiscono in altri Paesi, come Spagna e Italia per opera del p. Soave. In Piemonte la s.n. è preceduta dalla s. di → metodo. La L. Casati (1859) prevede la creazione di «nove s.n. per gli allievi maestri» e altrettante per le allieve maestre. I corsi hanno la durata di due anni (per la patente di grado inferiore, che abilita all’insegnamento nella la e 2a classe elementare) o tre anni (patente di grado superiore, per l’insegnamento nella 3a e 4a classe elementare). Il programma triennale del 1867 comprendeva: religione, morale, pedagogia, lingua e lettere italiane, geografia, aritmetica, scienze naturali, storia, disegno, calligrafia, esercizi militari, canto e ginnastica. Nelle s.n. per le maestre si aggiungeva l’insegnamento dei «lavori propri al sesso femminile». Per tutti era obbligatorio un periodo di tirocinio. Nei programmi del 1883, Baccelli ribadisce che la s.n. è un «istituto pedagogico, nel quale non basta comunicare agli alunni una data quantità di nozioni», ma è necessario pure che essi «apprendano il modo di comunicarle efficacemente», sì da «preparare alla società abili maestri e buoni educatori».
3. All’esigenza di una migliore formazione professionale risponde la centralità dell’insegnamento della pedagogia nei nuovi programmi del 1888 e l’istituzione, nel 1890, del Corso preparatorio, che precede il triennio della s.n. I programmi fissati nel 1897 durano fino alla riforma → Gentile. Dal 1911 (L. Credaro), la formazione dei maestri viene curata anche attraverso Corsi magistrali, della durata di due anni, successivi al ginnasio, in cui l’insegnamento della pedagogia occupa un posto centrale. Con la riforma del 1923 i corsi magistrali e la s.n. sono sostituiti dall’ → Istituto magistrale, s. secondaria superiore a corso quadriennale (→ Facoltà di Scienze dell’Educazione).
Bibliografia
Vigo G., Il maestro elementare italiano nell’800, in «Nuova Rivista Storica» 4 (1977) 43-84; Escolano A., Las escuelas normales, in «Revista de Educación» 30 (1982) 55-76; De Vivo F., La formazione del maestro. Cultura e professionalità dalla legge Casati ad oggi, Brescia, La Scuola, 1986; Guzmán M., Vida y muerte de las escuelas normales, Barcelona, PPU, 1986; Archivio Centrale dello Stato, L’istruzione normale dalla legge Casati all’età giolittiana, a cura di C. Covato e A. M. Sorge, Roma, Ministero dei Beni Culturali, 1994.
J. M. Prellezo