PSICOLOGIA DIFFERENZIALE
1. Oggetto della p.d. è lo studio oggettivo e quantitativo delle differenze individuali nel comportamento e delle differenze tra gruppi dal punto di vista psicologico. Tralasciando le constatazioni di differenze tra individui e tra gruppi, da sempre esistite, i primi studi sistematici di approccio psicologico sulle differenze individuali e tra gruppi, anche con tentativi di misurazione di tali differenze, risalgono alla fine dell’ottocento. Al di là degli studi settoriali di → Galton sulla → ereditarietà del genio (1869) e di J. M. Cattell sui test mentali (1890), il primo lavoro che tenta un’impostazione globale dello studio delle differenze individuali è l’articolo di → Binet e V. Henri del 1895, seguito nel 1900 dall’opera di → Stern. Binet e Henri si sono soffermati particolarmente sullo studio della natura delle differenze individuali nei processi psicologici e delle interrelazioni tra processi mentali. Stern parlava, principalmente, di natura, problemi e metodi della p.d. Da queste due pubblicazioni nascono i nomi con cui è stato indicato lo studio delle differenze psicologiche tra individui e tra gruppi. Per evitare confusioni terminologiche ha prevalso, per questo ambito di studio, la denominazione di p.d. rispetto a quella di p. individuale.
2. L’attuale p.d. ha potuto progredire notevolmente grazie allo sviluppo di altre branche scientifiche direttamente o indirettamente collegate alla psicologia. La → statistica, la → biologia, lo studio tra ereditarietà e → ambiente, i → test psicologici, l’antropologia culturale, ecc. hanno permesso alla p.d. di fare notevoli passi avanti. Nonostante i progressi in un secolo di studi e ricerche sulle differenze psicologiche, possiamo tuttavia dire che il campo di studio della p.d. è limitato ai tre grossi settori già indicati da Stern: natura ed estensione delle differenze nella vita psicologica degli individui e dei gruppi; fattori che determinano e influenzano queste differenze; come si manifestano queste differenze. Sotto questi vari aspetti vengono studiate le differenze intellettive e di carattere, le differenze dovute a culture diverse, legate al sesso o alla razza, ecc.
3. La convenienza e l’utilità dello studio di queste differenze per l’educatore è evidente. Ad una p.d. devono corrispondere, in termini metodologici, una pedagogia differenziale ed una → didattica differenziale. Occorrerà dunque tener conto non solo delle differenze esistenti, ma anche dei fattori che le determinano: capire se le differenze ad un certo momento dello sviluppo sono dovute a fattori contingenti o a fattori strutturali, consiglierà modalità diverse di intervento e permetterà anche una previsione sui risultati che si potranno raggiungere con l’ → azione educativa o l’azione didattica.
Bibliografia
Binet A. - V. Henri, Psychologie individuelle, in «Année Psychologique» 2 (1895) 411-465; Stern W., Über Psychologie der individuellen Differenzen, Leipzig, Barth, 1900; Anastasi A., P.d., Firenze, Editrice Universitaria, 1965; Reuchlin M., La p.d., Roma, Paoline, 1971; Bariatti A., Lezioni di p.d., Milano, Vita e Pensiero, 1976; Shackleton V., Individual differences: theories and applications, London, Methuen, 1984; Eysenck M. W., Individual differences: normal and abnormal, Hove, Erlbaum, 1994; Lucio R., Storia della p., Bari / Roma, Laterza, 2000.
M. Gutiérrez