Vissuto ad Atene tra il 436 e il 338 a.C., retore greco.
1. Contesto. I. riveste una particolare importanza in una fase significativa per la definitiva strutturazione della cultura e della pedagogia dell’antica → Grecia. Inizialmente logografo (scrittore di discorsi), nel 393 apre ad Atene la sua scuola di retorica, che gli attira grande fama e con la quale influisce in modo determinante sulla scuola del periodo ellenistico e su tutta la successiva corrente umanistica. Fu alunno dei sofisti Prodico e Gorgia, ma non fu, probabilmente, estraneo all’influsso di → Socrate.
2. L’ideale del retore. Pur continuando la tradizione sofistica, porta a perfezione «l’arte della parola», la retorica, non solo per la forma letteraria, ma anche per l’importanza e la dignità da lui riconosciuta alla parola nella vita dell’umanità e nella cultura: essa ci distingue dagli animali; nulla d’importante avviene senza la parola. In ciò I. si differenzia sia dalla scuola platonica, che riduceva la retorica a strumento della dialettica, sia dalla scuola dei → Sofisti in cui la parola era svilita a strumento, quasi neutro, di convincimento per qualsiasi opinione. Il retore, per I., non poteva prescindere dal mettere la parola al servizio dei più grandi valori umani e farne mezzo di comunicazione di questi stessi valori sia nell’ambito personale che in quello politico. Senza giungere alla pretesa della conoscenza assoluta della verità (e in ciò si distingue dalla scuola di → Platone), I. non può accontentarsi del gioco utilitaristico delle opinioni al modo dei Sofisti. La doxa (opinione) cui guarda riveste per lui la dignità del bene raggiungibile nell’onestà della ricerca umana, attraverso l’uso della parola. La retorica è, così, inseparabilmente connessa con l’etica.
3. La formazione del retore. In questa linea I. si propone come educatore, formatore di altri maestri di retorica, di politici, più ampiamente di uomini saggi. Questo, in sintesi, per lui il paradigma dell’uomo formato, come lo descrive nel suo Panathenaikòs (30-33): dignità, accortezza, equità, giusta valutazione delle situazioni, cortesia, costanza e autodominio, ponderatezza, giusta considerazione di sé, disinteresse. In questo compito educativo I. si distingue sia dalla superficialità imputata ai Sofisti, sia dall’astrattezza dell’utopia di Platone, per un vivo senso di serietà / eticità e di concretezza, rispondente alla realtà della vita. Si fondono quindi per un risultato unitario due ambiti di educazione: quella tecnica dell’arte della parola e quella più intima e comprensiva della formazione umana. La scuola di retorica di I. presuppone la scuola primaria e secondaria (fino ai 14 anni), ormai comunemente accolte nelle città greche, con i contenuti indicati per la pedagogia greca nel binomio ginnastica e musica (nel senso «letterario» del termine), cui aggiunge la matematica e l’eristica, quale parziale contatto con la dialettica filosofica. Per l’apprendimento dell’arte del discorso la scuola di I. esige alcune doti di natura, indispensabili per il retore. Il suo insegnamento contempla una parte teorica, non molto sviluppata; dà invece grande spazio all’esercizio. Esso comprende in particolare lo studio e l’imitazione di modelli, attuando il binomio modello-imitazione (paràdeigma e mìmesis). In concreto I. presentava i suoi stessi discorsi come modelli. Importante era la partecipazione (discussione, dialogo) dei discepoli alla formazione stessa del discorso. Il contatto personale determinava un clima di familiarità e di amicizia, che costituiva un elemento qualificante della scuola di I. e rendeva possibile attuare uno dei requisiti da lui ribaditi: la funzione di modello del maestro (e, a raggio più ampio, del retore). Questo clima permise pure che le relazioni con i suoi illustri discepoli si protraessero, in molti casi, anche dopo gli anni (3 o 4) della scuola, quando essi si trovavano nel disimpegno di importanti responsabilità nella vita pubblica. Oltre all’aspetto tecnico e metodologico, e con importanza formativa anche maggiore, I. si preoccupava della scelta dei temi, mai banali o leggeri, ma, contro ogni formalismo, in accordo con il valore e la dignità della parola e con la dimensione etica. In tal modo lo stesso impegno di ricerca e di elaborazione della parola diventava approfondimento di valori e orientamento di vita, preparando anche alla missione sociale legata alla professione del retore e facendone un testimone dei valori che doveva difendere.
4. Le due scuole. Abbiamo accentuato la diversificazione della retorica di I. e della sua pedagogia sia nei riguardi dei Sofisti, che nei riguardi di Platone. Sarebbe però unilaterale fermarsi a una pura contrapposizione. L’apporto specifico di I. si apprezza in un più completo quadro della cultura e della → paideia greca; in esso prende valore la continuità con l’azione culturale svolta dai Sofisti, che in lui assume una più incisiva valenza pedagogica, e l’integrazione con la dimensione filosofica di Platone. Va infatti richiamata l’importanza delle due scuole che si affrontano in questo quarto sec. e delle due dimensioni, filosofica e retorica / letteraria, che caratterizzeranno sempre lo sviluppo successivo della cultura greca.
5. Incidenza e risonanza. L’importanza dell’azione di I. si misura anche dall’influsso che ha esercitato sulla paideia greca del successivo periodo ellenistico e su tutta la tradizione della scuola umanistica. Il suo impegno, non riuscito, per un’unione panellenica di tutte le città greche e per la salvaguardia dell’eredità culturale della Grecia, lo portò a promuovere il superamento della contrapposizione tra greci e barbari proprio in nome della cultura: greci si è più per la cultura che per il sangue. Per questo, sia pur con qualche enfasi, I. fu detto padre dell’umanesimo. È indubitabile il successo avuto dal suo ideale di paideia, che resterà punto di riferimento anche nella formazione dell’orator dell’humanitas romana.
Bibliografia
a) Fonti: I., Orazioni, a cura di A. Argentari e C. Gatti, Torino, UTET, 1965. b) Studi: Cecchi S., La pedagogia di I., in «Rivista di Studi Classici» (1959) 3; Cloché P., I. et son temps, Paris, Les Belles Lettres, 1963; Proussis C. M., «L’oratore: I.», in Gli ideali educativi. Saggi di storia del pensiero pedagogico, Brescia, La Scuola, 1972; Marrou H. I., Storia dell’educazione nell’antichità, Roma, Studium, 1994; Masaracchia A., I. Retorica e politica, Roma, GEI, 1995; Saïd S. - M. Trédé - A. Le Boulluec, Histoire de la littérature grecque, Paris, P.U.F., 1997.
M. Simoncelli