ISLAMISMO

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ISLAMISMO

Il termine (dall’arabo​​ islàm, sottomissione e abbandono a Dio) designa comunemente la fede (imān) e la religione (dīn) monoteista basata sulla predicazione di Maometto, considerato dai musulmani l’ultimo e definitivo profeta inviato da Dio (in arabo​​ Allāh).

1.​​ L’importanza del sapere religioso.​​ Un numero impressionante di versi coranici sottolinea la suprema importanza del sapere (‘ilm)​​ e la grande considerazione di Dio, nel senso di «sapere rivelato» (cfr. C 96,1-5; 58,11). Le raccolte canoniche delle tradizioni (hadith)​​ assegnano una posizione di prestigio a coloro che esaltano l’‘ilm.​​ Secondo alcune tradizioni, è dovere di ogni musulmano, uomo o donna, vecchio o giovane, acquisire il sapere: «La ricerca del sapere è obbligatoria per ogni musulmano» (Muhammad Ali,​​ A manual of hadith,​​ London, 1983, 39). L’individuo che ha familiarità con il «sapere rivelato» (‘alim)​​ è rispettato nell’Islam, e trasmettere tale sapere è una nobile occupazione. È risaputo che sin dalle origini la civiltà islamica ha dato notevoli contributi ai vari filoni dell’erudizione.

2.​​ Luoghi ed istituzioni.​​ Gli studi religiosi​​ ​​ incentrati intorno al Corano​​ ​​ furono portati avanti sia all’interno che intorno alla moschea, sede delle cinque preghiere liturgiche giornaliere. Qui si insegnava a recitare, leggere e scrivere il Corano, e anche i comandi rivelati e la dottrina della fede. Comparvero degli specialisti religiosi, gli Ulema, per recitare il Corano e imparare a memoria le Tradizioni. In breve tempo, quando dall’essenza di queste due fonti fondamentali fu ricavata la​​ sharî ‘a​​ (legge), gli Ulema divennero uomini le cui attività si focalizzavano sull’applicazione della legge e l’insegnamento delle capacità necessarie per farlo. Con il trascorrere del tempo, le moschee della congregazione (Jami’ masjid)​​ nelle cittadine e città più grandi divennero centri con un programma di studi più diversificato e complesso. La scuola coranica (maktab)​​ è l’istituzione ed il luogo in cui i bambini di quattro o cinque anni di età imparano a leggere e scrivere. Scopo principale di tale conoscenza è permettere al credente di leggere e recitare perlomeno alcune parti del Corano in modo corretto, un elemento essenziale del culto islamico, e rendere edotti sugli elementi di base e direttamente pertinenti alla legge religiosa. L’insegnante, tradizionalmente, era pagato ad intervalli, quando gli studenti progredivano nell’apprendimento del Corano. Dato che i moderni sistemi scolastici hanno sostituito oggi quello tradizionale, la scuola coranica è diventata un’istituzione in larga misura pre-scolastica o parallela a livello educativo per i bambini più piccoli. Un​​ madrasa​​ («un luogo dove studiare») è una scuola tradizionale di studi superiori, che presuppone la preparazione del​​ maktab.​​ Il​​ madrasa​​ in origine era più una residenza che un luogo separato di studi, dato che l’istruzione veniva impartita nella moschea stessa, con gli studenti seduti intorno al maestro. I​​ madrasa-s,​​ nel senso di scuole o​​ college​​ separati istituzionalmente, presero avvio in molte parti del mondo musulmano nell’XI sec., quando le autorità secolari lottarono per ottenere il controllo sulle istituzioni religiose. Tra i più famosi vi erano i madrasa «Nizamiyya» fondati dal visir Nizam al-Mulk (morto nel 1092) in Iraq e Persia, e l’Università al-Azhar fondata come scuola della moschea al Cairo nel 972, che sarebbe ben presto diventata il centro più famoso ed influente a livello mondiale della cultura musulmana. Persino questi​​ madrasa-s,​​ separati a livello di istituzione, erano comunque ospitati per lo più nei locali di una moschea. Anche nei conventi sufi (khanqah; tekke)​​ vi era molto spesso un​​ madrasa.​​ In vaste parti del mondo musulmano tradizionale, infatti, lo studio del Corano, delle tradizioni e della legge andavano di pari passo con l’iniziazione al cammino sufi di avvicinamento a Dio nella pratica (tariqa)​​ e nel pensiero (ma’rifa).​​ C’erano inoltre molte persone istruite che impartivano lezioni in uno o due filoni del sapere nelle loro case o nelle case di nobili. In molti stati musulmani medievali, i​​ madrasa-s​​ erano interamente finanziati dallo stato tramite concessione di terre e sotto forma di salari regolarmente pagati al corpo insegnante. Comunque, nella maggior parte dei casi, tanto allora quanto oggi, essi erano mantenuti dal sostegno pubblico, spesso sotto forma di donazioni pie (awqaf),​​ che comprendevano possedimenti di vario tipo che producevano rendite, ma anche sotto forma di denaro contante, abiti, attrezzature, ecc. che venivano offerti regolarmente e periodicamente. I​​ matktab-s​​ e i​​ madrasa-s​​ sono sempre stati aperti a tutti. Il sapere religioso nelle società islamiche non è mai stato prerogativa solo delle classi più elevate o di alcune famiglie: gli Ulema persino oggi continuano ad appartenere ad uno spaccato della società, più in particolare la classe dei piccoli uomini d’affari, degli artigiani e di quelle professioni con redditi più bassi. Grazie alle borse di studio e ad uno stile di vita molto semplice, l’istruzione del​​ madrasa​​ è accessibile ai figli della gente comune.

3.​​ Metodi.​​ Per quanto riguarda i metodi di trasmissione del sapere, non si nota una differenza tra i livelli elementare ed avanzato. Le materie che erano insegnate nei​​ madrasa-s​​ consistevano nel commento al Corano, nella tradizione e nella legge islamica (per es.​​ manqul:​​ le scienze trasmesse), ma anche nella filosofia, medicina, scienze naturali, lingue e musica (per es.​​ ma’qul:​​ le scienze razionali). Fino a non molto tempo fa gli studenti sedevano in cerchio intorno al proprio insegnante, che leggeva loro ad alta voce e spiegava un testo scritto dagli insegnanti stessi, oppure commentava il testo di un autore precedente. Di norma gli studenti non dovevano prendere appunti durante la lezione. Una volta imparato a memoria il materiale spiegato, essi ottenevano dall’insegnante una licenza (ijaza)​​ che li autorizzava a trasmettere ciò che avevano appreso ad altri. Occorre sottolineare il carattere orale di questo metodo di trasmissione del sapere: ancora nel XX sec. il sapere acquisito unicamente sulla base di testi scritti, era considerato inaffidabile. L’insegnante e le opere studiate contavano più del nome dell’istituzione e del contenuto in quanto tale, tant’è vero che esisteva la consuetudine di viaggiare da un insegnante all’altro. Come indica un manuale pedagogico del XIII sec.: «Riconosci che (il tuo maestro) è padre della tua anima e causa della sua creazione e essenza della sua vita, così come il tuo genitore è padre del tuo corpo e della sua esistenza» (cit. in F. Robinson,​​ Atlas of the Islamic World since 1500,​​ 34). I​​ madrasa-s​​ si rivelarono un modello per le università europee. Dai​​ madrasa-s​​ di Fatimid in Egitto, ad es., si diffusero delle tradizioni come quella di indossare le toghe nere da​​ college​​ e la divisione in facoltà pre- e post-laurea. I testi del passato non menzionano praticamente alcun insegnante di sesso femminile; alcune donne, specialmente di nobile retaggio, acquisirono un’istruzione islamica di alto livello, ma solo in tempi più recenti vennero fondati dei​​ madrasa-s​​ per ragazze, soprattutto nel sud e sud-est asiatico.

4.​​ Situazione contemporanea.​​ L’istruzione istituzionalizzata dei​​ madrasa-s,​​ come si ritrova nella maggior parte del mondo musulmano di oggi, sembrerebbe aver perso molto di quel tipo di qualità personale dell’insegnamento che nel passato incoraggiava la ricerca individuale. Ciò che praticamente non è cambiato è la tendenza conservatrice insita nel sistema dei​​ madrasa-s.​​ Compito dell’educazione dei​​ madrasa-s​​ dovrebbe essere quello di indicare la via in una formula definitiva, che lo studente deve tentare di mantenere «pura» fino all’Ultimo Giorno, di trasmetterla ed interpretarla. Si imparano così molte enunciazioni fisse a memoria, senza la necessità di comprenderle e l’enfasi è posta più sull’imparare come le cose dovrebbero essere alla luce della rivelazione che sul riflettere criticamente sugli eventi passati e futuri ed imparare da essi. La premura di conservare ciò che potrebbe andare perduto ha molta più importanza del tentativo di scoprire quali aspetti della verità sono ancora nascosti. Agli studenti «sono insegnate materie che non hanno praticamente alcun peso sulla loro vita quotidiana, perché sono apparentemente preparati ed addestrati per diffondere il «messaggio divino» in una società moderna e cosmopolita senza i moderni strumenti del sapere» (Mushirul Haq,​​ Islam in Secular India,​​ Simla, 1972, 40). L’esistenza di​​ madrasa-s​​ privati ha creato una dicotomia nel sistema scolastico: da una parte ci sono le istituzioni secolari moderne,​​ college​​ ed università, dove i figli e le figlie dell’élite possono permettersi un’istruzione moderna, dall’altra ci sono i​​ madrasa-s​​ gestiti privatamente che attraggono i figli delle classi inferiori oppresse. Molti comitati e conferenze sono stati organizzati da vari governi per aiutare a migliorare questi​​ madrasa-s​​ ed integrarli nel più ampio sistema scolastico nazionale. Ma il divario tra l’istruzione secolare e l’insegnamento teologico si è continuamente allargato. Il sistema dei​​ madrasa-s​​ è intimamente collegato al problema dell’identità della comunità musulmana. Come sistema integrato e globale, l’Islam ha una propria concezione della storia, della società, dell’economia e della cultura, una visione che è stata forzatamente propugnata dagli Ulema e dai loro​​ madrasa-s.​​ Ciò spiega la lotta tra i modernisti progressisti che vogliono reinterpretare, ricostruire e ridefinire i principi dell’Islam ed i conservatori Ulema, il prodotto di questi​​ madrasa-s,​​ che tenacemente si aggrappano ai modelli tradizionalisti di vario tipo a spese di una rielaborazione creativa della società musulmana e del pensiero religioso islamico nel mondo contemporaneo.

Bibliografia

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C. W. Troll