SCUOLA LAICA

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SCUOLA LAICA

L’idea di s.l. può ben dirsi una tipica «invenzione» francese. A partire dal 1880, i governi della Terza Repubblica adottarono, nel volgere di pochi anni, una serie di provvedimenti miranti ad avviare, in opposizione alla precedente legislazione favorevole alla Chiesa cattolica, un processo di laicizzazione scolastica.

1. È da ricordare, in special modo, la L. del 29 marzo 1882, proposta dal titolare della Pubblica Istruzione J. Ferry, con la quale s’introduceva il principio dell’obbligatorietà della frequenza della s. elementare e, nel medesimo tempo, si aboliva dai programmi l’insegnamento della religione a vantaggio di quello della morale «laica». In Francia la laicità scolastica conservò, per lungo tempo, un carattere oltranzistico, fortemente anticlericale. Essa, con tutto il suo carico di polemiche e lacerazioni, divenne una bandiera agitata anche in altri paesi di tradizione neo-latina (per es., l’Italia) o particolarmente sensibili all’influsso francese (come nel caso del Belgio), dove il contenzioso fra Stato e​​ ​​ Chiesa nel secondo ’800 andò via via crescendo d’intensità.

2. Nel contesto nazionale italiano si possono schematicamente individuare tre fasi, da non interpretarsi però in modo rigido, del cammino dell’idea laica in campo scolastico. La​​ prima,​​ corrispondente agli anni della formazione dello Stato unitario, in cui fu sempre più vivo l’intento dei governi liberali di rivendicare l’autonomia della s. pubblica (allora ordinata dalla L. Casati del 13 novembre 1859) nei confronti dell’influsso esercitato su questa dalla Chiesa cattolica, come documentavano, fra l’altro, i​​ Programmi​​ per le elementari del 1867, dove non vi era espressa menzione per la religione; la​​ seconda,​​ relativa al periodo compreso tra l’ascesa al potere della Sinistra (1876) e la cosiddetta età giolittiana (inizio Novecento), quando, sotto l’influsso dello scientismo positivistico, risultò evidente l’ulteriore sforzo di laicizzare l’insegnamento pubblico (basti citare, mentre era in carica il ministro M. Coppino, la L. del 23 giugno 1877, che aboliva i direttori spirituali nelle s. secondarie e quella del 15 luglio 1877, sull’​​ ​​ obbligo scolastico, che introduceva nell’elementare le «prime nozioni dei doveri dell’uomo e del cittadino» al posto dell’istruzione religiosa); la​​ terza,​​ successiva alla guerra e al ventennio fascista (durante il quale era stato anche ripristinato l’insegnamento della religione cattolica in tutti gli ordini e gradi del sistema scolastico), allorché nell’Italia democratico-repubblicana andò facendosi gradualmente strada, pur fra incertezze, tortuosità e polemiche a non finire, un ideale di s.l. come ambiente di promozione personale dell’alunno, fuori da qualsiasi tentazione d’indottrinamento e da superate, ancorché impossibili, neutralità.​​ 

3. Molti studiosi dei problemi scolastici oggi convengono circa l’esigenza di accantonare definitivamente ogni forma di «archeo-laicità», con il suo ingombrante fardello di razionalismo e di anticlericalismo, per accedere invece a una «laicità aperta» o «del confronto». Secondo quest’ultima prospettiva, per s.l. possiamo allora intendere un modello scolastico fondato «sul concorso di tutti e aperto a tutti», in cui, lungi dall’assumere «una determinata visione del mondo» per imporla agli studenti o dal promuovere «un mortificante quanto illusorio silenzio sulle questioni che dividono», ci si prefigge di sollecitare in ciascun soggetto la maturazione di attitudini riflessive e la disponibilità «a confrontarsi con le posizioni degli altri» (Pazzaglia, 1977, 409). Una concezione del genere annovera pertanto fra i suoi caratteri distintivi: il pluralismo nelle istituzioni, lo spirito critico, la dimensione dialogica, la ricerca culturale sull’intero arco dell’esperienza umana. L’ultimo tratto indicato consente di precisare che la vera s.l., proprio perché non censura nessun aspetto della vicenda storica ed esistenziale dell’uomo, avvia il discente, in maniera adeguata sul piano pedagogico e didattico, allo studio anche del fenomeno religioso nelle sue complesse espressioni e istanze. In un contesto di società multietnica e multireligiosa come la nostra, lo statuto di laicità è l’unico in grado di assicurare un’esperienza educativo-scolastica aperta, promovente e rispettosa di tutte le esperienze. Entro questa cornice teorico-programmatica vanno anche affrontati problemi di non semplice soluzione, come la presenza intra-scolastica dei simboli religiosi, espressione di appartenenza identitaria. Negli ultimi anni, a seguito dei sempre più massicci fenomeni immigratori, con forte incremento degli islamici, il dibattito sulla questione si è acceso pure in Italia. La via d’uscita richiede, da ogni parte, il superamento di posizioni oltranzistiche, a vantaggio di una visione pluralistica della s., dove tutti hanno diritto di cittadinanza, nel rispetto però delle regole di convivenza democratica, costituzionalmente sancite.

Bibliografia

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L. Caimi​​