SISTEMA FORMATIVO
Sta ad indicare sia il complesso delle istituzioni che svolgono la funzione formativa sia l’organizzazione del corso degli studi. L’espressione sottolinea l’idea che tali strutture costituiscano come un tutto, un’unità, un insieme che presenta regole e compiti comuni.
1. Il modello di riferimento. Benché nel mondo la varietà dei s.f. sia grande, tuttavia, da quando nel 1972 l’Unesco ha lanciato il modello dell’ → educazione permanente, si può dire che tutti i Paesi vi hanno riconosciuto un quadro di riferimento. Questo ruota attorno a quattro assunti principali. Anzitutto, l’educazione di ogni uomo, di tutto l’uomo per tutta la vita richiede il coinvolgimento lungo l’intero arco dell’esistenza, oltre che della scuola, di tutte le agenzie educative in una posizione di pari dignità, anche se ciascuna di esse interverrà in tempi e forme diverse secondo la propria natura, la propria metodologia e i propri mezzi (policentricità formativa). Il s.f. deve prevedere la possibilità di spezzare la sequenza della educazione in diversi tempi – in modo da rinviarne parte o parti a un momento successivo al periodo della giovinezza – e di alternare momenti di studio e di lavoro (alternanza, ricorrenza). In terzo luogo, l’educazione è una responsabilità della società intera, comunità e singoli, che sono chiamati a gestirne democraticamente le varie iniziative (cité educative, o società educante). Infine, l’educazione dovrà costituire un diritto di tutte le persone e di tutti i popoli, presentare un carattere propositivo, offrire strumenti per l’elaborazione di un progetto personale di vita e stimolare l’educando a porsi in maniera critica e innovativa rispetto ai messaggi trasmessi e ai valori circolanti nella società (educazione liberatrice).
2. Le strategie di sistema. Essendo il problema nord / sud la questione più grave che l’umanità dovrà affrontare nel futuro prossimo, gli interventi sul piano mondiale diventano la priorità delle priorità. In altre parole, non è possibile pensare di risolvere i problemi educativi sul piano locale se non si risolvono al tempo stesso i problemi a livello mondiale, se non si riesce ad es. a ridurre in misura importante le diseguaglianze di opportunità formative tra i Paesi del nord e del sud. Un altro gruppo di strategie rientrano nel cosiddetto sistema integrato: questo significa il coordinamento tra le diverse strutture educative che consenta di valorizzare i rapporti di complementarità esistenti e di favorire transizioni complesse, in vista della realizzazione di sinergie generali e della creazione di una vera coerenza formativa. La cité éducative del Rapporto Faure, o la tesi del rapporto Delors che l’educazione riguarda tutti i cittadini, resi ormai attori da consumatori passivi che erano prima, non si possono attuare partendo solo dallo spontaneismo della società civile, ma richiedono anche un intervento del centro che dovrà dare l’impulso, offrire una guida e valutare l’attività della periferia. Inoltre, lo Stato non è più in grado da solo di affrontare i problemi formativi, ma la sua azione dovrà essere completata dall’intervento del «privato sociale» e del mercato, cioè bisogna ipotizzare una dinamica sociale a tre dimensioni. Il «privato sociale» comprende le iniziative che, pur promosse da privati, sono finalizzate a scopi pubblici: pertanto, esse dovrebbero essere sostenute dal denaro di tutti, sebbene non completamente, perché conservano sempre un carattere e una responsabilità privata. In terzo luogo, si dovrebbe fare ricorso al mercato libero per utilizzare anche le sue grandi risorse a condizione che siano garantite la qualità del servizio e l’eguaglianza delle opportunità.
Bibliografia
Faure E., Learning to be, Paris / London, UNESCO / Harrap, 1972; Durand-Prinborgne C., «Système éducatif», in P. Champy - C. Étève (Edd.), Dictionnaire encyclopédique de l’éducation et de la formation, Paris, Nathan, 1994, 956-958; Delors J. et al., L’éducation. Un trésor est caché dedans, Paris, UNESCO / Odile Jacob, 1996; Malizia G., Società cognitiva e politiche della formazione nell’Unione Europea, in «ISRE» 6 (1999) 1, 28-50; Nanni C., La riforma della scuola: le idee, le leggi, Roma, LAS, 2003.
G. Malizia