STIMA DI SÉ

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STIMA DI SÉ

Il termine s.d.s. si riferisce in genere alla valutazione affettiva di se stessi come oggetto di conoscenza, cioè a come ci si sente (orgogliosi, felici oppure mortificati, in colpa), se si è soddisfatti o meno di se stessi in base sia a valori personali e sociali, che nel confronto con le altre persone.

1. Nella s.d.s. si possono infatti distinguere un processo valutativo ed uno affettivo, e i diversi studiosi tendono a privilegiare ora l’uno ora l’altro processo per descrivere l’autostima: nel primo caso, la s.d.s. viene definita come un atteggiamento di approvazione o disapprovazione verso di sé, un giudizio di valore espresso nei propri confronti a partire da una serie di parametri valutativi personali e sociali; nel secondo caso, invece, la s.d.s. viene descritta ponendo l’accento sul vissuto emozionale che accompagna la valutazione di sé, ovvero sul sentimento che si prova ad essere quel che si è.

2. È comunque difficile trovare una definizione univoca della s.d.s., sia per le sfumature diverse evidenziate dai vari studiosi, sia perché talvolta è stata prestata poca attenzione alla descrizione di tale costrutto, dando per scontato che tutti sappiano di cosa si tratti. A questo va aggiunto che spesso la s.d.s. viene confusa e usata in maniera intercambiabile con il​​ ​​ concetto di sé, sebbene, nonostante le affinità, si tratti di due costrutti diversi. Anche su tale questione ci sono posizioni diverse: per alcuni l’autostima è un costrutto separato da quello del concetto di sé, mentre per la maggior parte degli studiosi è un costrutto distinto ma subordinato al concetto di sé, intendendo l’autostima come la dimensione valutativa e affettiva del concetto di sé. La poca chiarezza dal punto di vista concettuale ha avuto delle ripercussioni metodologiche nella ricerca sulla s.d.s., per cui in molti casi i risultati emersi non sono comparabili tra loro, e spesso sono ambigui, contraddittori e poco consistenti (Wells - Marwell, 1976; Wylie, 1979). È importante segnalare però che negli ultimi decenni lo studio della s.d.s. ha mostrato progressi significativi, e questo grazie all’utilizzazione di accurati piani di ricerca in cui ci si è serviti di definizioni più chiaramente operazionalizzabili, di strumenti di rilevazione adeguatamente validati, e analizzando inoltre l’autostima non solo in termini globali ma anche rispetto a specifici ambiti (per es.: scolastico, sociale) di esperienza (Harter, 2001).

3. Dagli anni ’70 del sec. scorso in poi, la s.d.s. è stata oggetto di crescente interesse da parte di psicologi ed educatori, in quanto essa sembra rivestire un ruolo rilevante nel buon funzionamento della persona: solitamente, infatti, un buon livello di autostima, che sia solido e non fittizio, è positivamente correlato con uno stato di benessere psicologico, di integrazione sociale, e con autonomia e un minor disadattamento (Mruk, 1999). La s.d.s., inoltre, risulta essere una variabile di particolare importanza anche a scuola, poiché è correlata sia ad un buon inserimento nell’ambiente scolastico sia alla riuscita negli studi, sebbene non sia stato ancora definito se l’autostima sia una conseguenza del successo o, viceversa, se ne sia uno dei determinanti: attualmente si propende a credere che tra le due variabili esista un’influenza reciproca. Promuovere dunque la s.d.s. degli alunni, oltre ad essere un importante obiettivo formativo, può contribuire a rendere più efficace anche l’azione dell’insegnante strettamente finalizzata all’acquisizione delle conoscenze e allo sviluppo delle abilità negli studenti. Tenendo conto, infine, che lo sviluppo della s.d.s. è influenzato dall’interazione con persone significative, quali ad es. gli insegnanti, negli ultimi anni si sono moltiplicate le opere che riconoscono proprio nella scuola un luogo privilegiato, accanto alla famiglia, per promuovere l’autostima dei ragazzi (ad es.: Lawrence, 1988; Pope - McHale - Craighead, 1994).

Bibliografia

Wells L. E. - G. Marwell,​​ Self-esteem: its conceptualization and measurement,​​ Beverly Hills, Sage Publications, 1976; Wylie R. C.,​​ The self-concept,​​ vol. 2, Lincoln, University of Nebraska, 1979; Lawrence D.,​​ Enhancing self-esteem in the classroom,​​ London, Paul Chapman Publishing, 1988; Pope A. W. - S. McHale - E. Craighead,​​ Migliorare l’autostima: un approccio psicopedagogico, Trento, Erickson,​​ 1994; Mruk C.,​​ Self-esteem. Research,​​ theory and practice, New York, NY, Springer Publishing Company, Inc.,​​ 21999; Harter S., «On the importance of importance rating in understanding adolescents’ self-esteem: beyond statistical parsimony» in R. J. Riding - S. G. Rayner (Edd.),​​ Self perception, Westport, CT, Ablex Publishing, 2001, 3-24; Kernis M. W. - A. W. Paradise, «Distinguishing between secure and fragile forms of high self-esteem», in E. L. Deci - R. M. Ryan (Edd.),​​ Handbook of self-determination research, Rochester, NY, University of Rochester Press,​​ 22004, 339-360; Desbouts C. G.,​​ «La scuola non fa per me».​​ Insuccesso scolastico e autostima, Roma, LAS, 2006.

C. Messana