SPONTANEITÀ / SPONTANEISMO

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SPONTANEITÀ / SPONTANEISMO

Col primo termine si indica un carattere proprio del comportamento in quanto non orientato da influssi o prescrizioni o abitudini indotte attraverso l’azione di agenti e fattori educativi di qualche tipo (è l’equivalente del concetto di «naturalità»); col secondo si intende la concezione pedagogica per la quale il carattere della spontaneità rappresenta la condizione essenziale di autenticità della situazione educativa.

1.​​ Suggestioni.​​ La valorizzazione della s. risale al paradigma dell’Emilio​​ di​​ ​​ Rousseau, nel quale assume l’aspetto di educazione secondo natura e di educazione indiretta e consiste essenzialmente nel rivendicare il rispetto della struttura originaria del fanciullo nei suoi ritmi evolutivi e nelle sue espressioni vitali di contro alle costrizioni ed alle convenzioni delle usanze sociali e pedagogiche. Il tema basilare della bontà naturale, poi, troverà una particolare ripresa nell’attivismo e la sua più intensa elaborazione nell’opera di A. S. Neill (1883-1973), che riporta il criterio della s. al principio dell’autoregolazione come attributo sostanziale positivo della natura del soggetto, una volta che esso non venga disturbato (represso, inibito, minacciato) dal sistema delle strutture sociali e morali, fra le quali un posto di primaria importanza negativa spetta proprio all’educazione Si tratta di quello che Perkinson qualifica come «paradigma della crescita» di contro ai paradigmi della «iniziazione» e della «trasmissione». Lo s. si prospetta, allora, come una visione che, a partire dai dati immediati della realtà biopsichica, si sposta a quelli di ordine culturale e formativo per affermare che soltanto un’educazione basata sul rispetto e sulla promozione di questa immediata capacità di autoregolazione può garantire l’approdo ad uno sviluppo compiuto del soggetto verso la felicità personale e l’adattamento produttivo alla vita.

2.​​ Impulsi e confini.​​ La riduzione della presenza dell’ordine oggettivo esterno al solo piano delle convenzioni sociali minime (non invadere con le proprie pretese il diritto degli altri ad una espressività uguale alla propria), rende la posizione spontaneistica certamente debole sotto molti riguardi, esponendola al rischio di un istintualismo privo di limiti. D’altro canto, occorre dire che essa ha rappresentato la più convinta reazione all’irruzione della violenza sul terreno dell’educazione, dando un non indifferente apporto alla vocazione​​ della pedagogia moderna a saper stare – come diceva Neill stesso – «dalla parte dei bambini». Occorre comunque ricordare che l’esperienza del limite e lo sguardo dell’adulto restano contributi non eliminabili dall’itinerario di sviluppo umano del bambino.

Bibliografia

Gilbert R.,​​ Le idee attuali in pedagogia,​​ Roma, Città Nuova, 1973; Snyders G.,​​ Le pedagogie non direttive,​​ Milano, Feltrinelli, 1975; Angelicola M. D.,​​ Un’utopia rivisitata,​​ Roma, Armando, 1978; Neill A. S.,​​ Summerhill.​​ Una proposta contro la società repressiva,​​ Milano, Rizzoli, 1979; Perkinson H. J.,​​ Learning from our mistakes. A reinterpretation of twentieth-century educational theory, Westport-London, Greenwood P.,1984; Marcelli D.,​​ Il bambino sovrano, Milano, Cortina, 2003.​​ 

C. Scurati