FROMM Erich

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FROMM Erich

n. a Francoforte nel 1900 - m. a Muralto (Locarno) nel 1980, sociologo e psicoanalista tedesco.

1. Nato in ambiente ebraico osservante, compì la sua formazione a Heidelberg, seguendo gli insegnamenti dei maestri del pensiero sociologico moderno. Affascinato dalle tesi di​​ ​​ Weber, costruì su di esse la sua psicologia sociale. Dopo aver conseguito nel 1922 la laurea con una tesi sulla sociologia della diaspora, si dedicò esclusivamente agli studi di psicologia e di psicoanalisi, specializzandosi a Berlino alla scuola dei primi allievi tedeschi di​​ ​​ Freud. Emigrato negli Stati Uniti a seguito della persecuzione nazista, insegnò in diverse università americane e fu direttore del Dipartimento di Psicologia dell’Università Nazionale del Messico. Nei suoi scritti ha manifestato una profonda corrispondenza al quadro culturale della contestazione radicale degli anni ’60.

2. Il libro che viene tutt’ora considerato una delle sue migliori produzioni è​​ Fuga dalla libertà​​ in cui non solo analizza il nazismo dal punto di vista psicoanalitico, ma offre una chiave di lettura di una nuova visione antropologica. Tesi centrale del suo pensiero è che l’uomo, mentre matura l’esigenza della​​ ​​ libertà e dell’indipendenza, si sente sempre più solo, nel suo rapporto con la realtà esterna, perché minacciato nelle sue forze, preso da un sentimento di impotenza e di ansietà dinanzi agli aspetti soverchianti e pericolosi del mondo esterno. In una tale situazione si impongono tre meccanismi di fuga dalla libertà: l’autoritarismo, la distruttività e il conformismo, ai quali è possibile far fronte con il ricorso alla​​ ​​ religione. Approfondendo tale tesi in​​ Avere o essere?, F. individua una duplice modalità di esistenza. Da una parte c’è​​ l’avere,​​ ossia l’impulso alla sopravvivenza che, centrato sull’acquisto e sul dominio di proprietà private e di possessi non materiali, come il proprio io, le altre persone, la reputazione, la conoscenza, alimenta avidità, inimicizia e violenza. Dall’altra c’è​​ l’essere​​ che, avendo come caratteristica principale l’attività libera e finalizzata, implica autotrascendenza, crescita, interesse per gli altri, amore.​​ 

3. In tale contesto, la religione, da lui analizzata principalmente nell’opera​​ Psicoanalisi e religione, viene ad assumere un duplice volto: quello dell’autoritarismo e quello dell’umanesimo, con conseguenti risvolti educativi. Nella religione autoritaria, in cui è centrale l’abbandono nelle braccia di un potere trascendente, l’uomo concepisce se stesso come creatura inetta e meschina, considera Dio come un essere dispotico e terribile, e si sente dominato da un sistematico senso di colpa; nella religione umanistica, invece, vengono poste in risalto le capacità insopprimibili dell’uomo, Dio viene delineato come misericordioso e comprensivo, emerge con forza la dimensione positiva della ricerca appassionata e faticosa del senso della propria esistenza.

Bibliografia

a)​​ Fonti: opere di F.E. trad. in it.,​​ Avere o essere?, Milano, Mondadori, 1977;​​ Fuga dalla libertà, Ibid., 1987;​​ Psicoanalisi e religione, Ibid., 1987;​​ Io difendo l’uomo, Milano, Bompiani, 2004;​​ Il coraggio di essere, Bellinzona, Casagrande, 2006; b)​​ Studi: Punturi G.,​​ Progetto uomo: è possibile? Interrogativi di E.F.,​​ Roma, Templari,​​ 21980; Eletti P. L. (Ed.),​​ Incontro con E.F.,​​ Firenze, Medicea, 1988; Funk R. (Ed.),​​ Il​​ meglio di E.F.,​​ Milano, Mondadori, 1990; Fizzotti E. - M. Salustri,​​ E.F., in Idd.,​​ Psicologia della religione con antologia dei testi fondamentali,​​ Roma, Città Nuova, 2001, 153-179.

E. Fizzotti