CONFORMISMO

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CONFORMISMO

Il c. si può definire come una accettazione passiva delle norme di comportamento o delle idee del gruppo a cui si appartiene. Esso indica anche l’esecuzione incondizionata degli ordini di un’autorità riconosciuta.

1. Oggi il fenomeno è molto diffuso nella società che è dominata dai​​ ​​ mass media: però, di solito in questo caso si parla più di conformità che di c. Invece l’elemento di base del c. è la rinuncia del soggetto a pensare in modo autonomo, ad agire personalmente, ad esercitare in maniera libera la propria volontà e responsabilità: in altre parole, si tratta dell’accettazione passiva e acritica dei comportamenti, degli atteggiamenti, e delle idee degli altri. Per alcuni psicologi, come per es.​​ ​​ Fromm, il c. risponde ad un profondo bisogno dell’uomo, quello di superare l’isolamento e la propria solitudine. Il legame con il gruppo, in quanto assicura una certa solidarietà ed identificazione, può appagare tale esigenza, e l’individuo attraverso l’adozione passiva dei modelli culturali offerti può così arrivare sino ad annullarsi semplicemente e felicemente nel gregge. Ma il c. si paga sempre con la perdita della propria personalità autentica.

2. Quando la sociologia studia il c. solitamente concentra la sua attenzione sui modelli di condotta. Molti processi di c. possono di fatto essere analizzati come tipi di comportamento funzionale. I canali principali per acquisire i modelli di condotta sono sostanzialmente tre. Il primo, e forse il più importante, è la​​ ​​ famiglia, che è appunto il luogo sociale dove si formano quelle rappresentazioni di valore, quei comportamenti e quelle aspettative destinate a lasciare un segno indelebile nella personalità di un individuo. Il secondo canale è invece il​​ ​​ lavoro, dato che nelle nostre società acquisitive l’attività professionale costituisce uno dei più ricchi serbatoi del prestigio sociale. Il terzo è la​​ ​​ scuola, il cui scopo dovrebbe essere quello di rendere lo​​ status​​ sempre meno dipendente da fattori dati, come la provenienza sociale o il patrimonio (status​​ ascritto) e sempre più connesso alle qualità individuali (status​​ acquisito). La realtà però può essere diversa al punto che talvolta la famiglia e la scuola, invece di favorire il cambiamento, finiscono involontariamente per ostacolarlo producendo un forte c.

Bibliografia

Fromm E.,​​ Fuga dalla libertà,​​ Milano, Edizioni di Comunità, 1963; Id.,​​ Psicoanalisi della società contemporanea,​​ Ibid., 1964; Moustakes C. E.,​​ Creativity and conformity,​​ Princeton, New York, D. Van Nostrand, 1967; Allport G. W.,​​ La natura del pregiudizio,​​ Firenze, La Nuova Italia, 1973; Milgram S.,​​ Obbedienza all’autorità,​​ Milano, Bompiani, 1975; Girard G.,​​ C. e atteggiamenti politici,​​ Milano, Angeli, 1977; Mucchi Faina A.,​​ Il c., Bologna, Il Mulino, 1998; Furedi F.,​​ Il nuovo c. Troppa psicologia nella vita quotidiana, Milano, Feltrinelli, 2005.

J. Bajzek