PROPOSTA EDUCATIVA

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PROPOSTA EDUCATIVA

L’educazione nella sua globalità e nel suo contenuto comunicativo può essere intesa come una lunga e vasta p., vale a dire come una indicazione significativa di senso, che qualcuno dall’esterno fa a qualcuno nelle profondità delle sue attese interiori, in un dialogo che media autorità e libertà.

1. Nella «pedagogia di campo» la p. si colloca nel quadro della comunicazione educativa, completa i momenti della risposta alle domande emergenti dall’interno di esso e garantisce la compiutezza progettuale. La vita e la sua educazione non possono uscire unicamente dalla persona come espansione delle attitudini di​​ ​​ domanda. Devono integrarsi con il profondo di sé e l’altro da sé. La​​ risposta educativa​​ è ogni intervento formale, contenutistico e processuale che corrisponde alla condizione di bisogno e di possibilità del​​ ​​ soggetto, presente a livello di coscienza, varia, ma sufficiente per esprimersi e integrarsi attivamente. La p.e. per sé va al di là delle domande emergenti da bisogni, interessi, possibilità già coscienti e espresse o facilmente stimolabili e provocabili nel soggetto. Si pone in contatto dinamico con le profondità di bisogni e possibilità non consapevoli, non immediate, o consiste in offerte totalmente esterne, in primo luogo dell’educatore, che media e presenta possibilità e istanze del patrimonio di cultura o dell’ambiente socio-storico. La pedagogia religiosa cristiana trova nel Vangelo una p.e. che trascende ogni possibilità di intuizione e di domanda umana.

2. Pedagogicamente la p.e. è un contenuto non chiesto, né spontaneamente atteso, ma a suo modo capace di risuonare dentro, meritevole di comprensione e di apprezzamento, in quanto sentito vero, valido, bello, vitale, motivante, cioè interiorizzabile e integrabile con il proprio mondo personale, le sue intenzionalità e aspirazioni. Condizioni più prossime della p.e. sono la libertà e la fortezza. Una p. non libera non è più tale. È una imposizione, un ricatto, un condizionamento violento o dolce. La p. entra per via di coscienza nelle intimità affettive, emozionali, virtuose e vi dialoga in termini di esplorazione, percezione, valutazione oggettiva, soggettiva, personale, avviando e stimolando, ma non necessitando consensi. La conclusione educativa è di natura deliberata e consensuale e magari creatrice. Ma questa libertà non indebolisce il circolo di efficacia educativa se la p.e. è dotata di fortezza, cioè di capacità di suscitare la risonanza delle forze vitali profonde della persona e di provocarle per la validità dei contenuti che presenta e prospetta. In questa linea – e non solo come fatto socio-giuridico con funzione di condizione di possibilità – acquista il suo senso quello che viene detto «contratto educativo».

Bibliografia

Filloux J.,​​ Le contrat pédagogique,​​ Paris, Dunod,​​ 1974; Santelli Beccegato L. (Ed.),​​ Bisogno di valori,​​ Brescia, La Scuola, 1991; Bertagna G. - P. Cattaneo,​​ Progetto educativo d’istituto e carta dei servizi, Ibid., 1996; Bertagna G. - S. Govi - M. Pavone,​​ POF. Autonomia delle scuole e offerta formativa, Ibid., 2001.

P. Gianola