PENSIERO CRITICO

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PENSIERO CRITICO

Il p.c. è parte integrante della più vasta area dell’attività cognitiva relativa ai processi del riflettere, pensare e inventare.

1. Negli ultimi anni l’argomento ha suscitato un notevole interesse sia perché molti studenti, pur avendo molte più informazioni che nel passato, si adattano a ciò che vedono o sentono senza sottomettere ad analisi e a ponderata valutazione idee o opinioni, sia perché oggi è più che mai necessario rispondere con prontezza alle continue trasformazioni del mondo del lavoro e della società in generale. In proposito si possono individuare due orientamenti della ricerca. R. H. Ennis definisce il​​ critical thinking:​​ «una riflessione ragionevole focalizzata sul decidere che cosa credere o fare» (Ennis, 1987, 10). Secondo questo autore il p.c. richiede in primo luogo di saper chiarificare, sapersi focalizzare su un problema, saper analizzare gli argomenti, saper porre domande e risposte stimolanti; e ad un livello più elevato saper definire concetti e valutare definizioni in base alla forma in cui si presentano, saper utilizzare strategie adatte per definire un contenuto, identificare assunzioni, decidere azioni da intraprendere, interagire con altri. In secondo luogo il p.c. significa saper dare il giusto peso al proprio argomentare, saper giudicare la credibilità di una fonte, saper osservare e giudicare le osservazioni che vengono presentate. Infine esso vuol dire saper fare inferenze corrette, saper fare e valutare le deduzioni, saper indurre e svolgere corrette induzioni, esprimere giudizi di valore. Tutte le abilità e le disposizioni conseguenti sono interdipendenti e interattive tra di loro. R. Paul (1990) invece connette il p.c. con la consapevolezza del radicamento del p. in strutture e sistemi linguistici e culturali. Il p.c. è quindi pigliar coscienza del fondamento multilogico dei propri p.; è prendere in seria considerazione le alternative che si presentano; entrare in contatto empatico con un modo di pensare diverso dalle proprie prospettive. Ciò suppone di essere capaci di porsi «domande socratiche», portare alla luce le caratteristiche salienti del proprio p., analizzare e valutare concetti o termini problematici, ricostruire i punti di vista alternativi, ragionare da diverse prospettive e razionalmente identificare e considerare la forza e la debolezza di ognuna di esse.

2. Pur nella varietà delle posizioni, alcuni punti sembrano tuttavia abbastanza chiari: a) l’educazione al p.c. è un’abilità molto complessa perché non si limita all’educazione di processi mentali, ma include anche altri tratti e atteggiamenti della mente e della persona. Ad es. Paul (1990) parla anche di umiltà, coraggio, empatia, integrità, perseveranza, fiducia nella ragione e imparzialità rispetto ai punti di vista; b) l’educazione al p.c. richiede il possesso e il corretto uso di abilità e processi mentali di alto livello, soprattutto delle capacità logiche, di​​ ​​ problem solving​​ e creative; c) il p.c. richiede strategie di pianificazione, di direzione, di controllo e di valutazione; d) un’educazione al p.c. non sembra avvenire attraverso un aumento della quantità dei contenuti, né si tratta di una materia scolastica specifica. È invece importante che ogni insegnante nell’ambito della sua materia sappia insegnare a pensare in modo critico e prima ancora che sia egli stesso capace di p.c.

Bibliografia

Ennis R. H., «A taxonomy of critical thinking dispositions and abilities», in B. Baron - R. J. Sternberg (Edd.),​​ Teaching thinking skills: theory and practice,​​ New York, Freeman and Company, 1987, 9-26; Paul R. W., «Critical and reflective thinking: a philosophical perspective», in B. F. Jones - L. Idol (Edd.),​​ Dimensions of thinking and cognitive instruction,​​ Hillsdale, Erlbaum, 1990, 445-494; Boncori G.,​​ Educare la capacità critica,​​ Roma, CRISP, 1995; Center for Critical Thinking,​​ Critical thinking workshop handbook,​​ Santa Rosa, Foundation for Critical Thinking,​​ 1996; Valletta J.,​​ P.c. e azione educativa, Lecce, Pensa Multimedia, 2007.

M. Comoglio