NATURA
Etimologicamente il termine n. (dal gr. physis) viene da «nasci», nascere, trarre origine (gr. ghen); n. è dunque ciò che genera e fa scaturire da sé: letteralmente, quindi, il termine indica l’insieme delle caratteristiche innate, distinte da una considerazione fisica o scientifica delle stesse.
1. Evoluzione del concetto di n. lungo la storia. Alle origini della filosofia greca il concetto di n. include di solito la totalità del reale, ma con la sofistica e con → Socrate la nozione perde gradatamente la sua indeterminatezza e la sua onnicomprensività. In → Platone e in → Aristotele il termine indica talvolta, come nei presocratici, tutta la realtà nelle sue varie forme, e parimenti soltanto il mondo inferiore e mutevole, contrapposto all’immutabile universo ideale o alla realtà non fisica. La svalutazione della n. così intesa trovò una sua accentuazione con il neoplatonismo (coincidenza con il non-essere) e con il Cristianesimo (la n. è sì testimonianza del divino, ma può deviare l’uomo dal suo destino ultraterreno). Nella filosofia medioevale il vocabolo fu assunto come sinonimo di essenza, ad esprimere il principio formale costitutivo di un ente, in quanto origine attiva delle sue operazioni. Il concetto della n. come causa efficiente e finale e come totalità vivente e necessaria è al centro del naturalismo del Rinascimento e dalla filosofia rinascimentale si viene gradualmente districando la moderna scienza della n. L’uomo infatti, ministro e interprete della n., tanto più può agire e comprendere, quanto più intorno all’ordine della n. avrà appreso con l’azione e con il pensiero. Allo spiritualismo ottocentesco è familiare il concetto della n. come degradazione e stasi provvisoria della libera creatività dello spirito. Il positivismo tentò un’interpretazione unitaria della n., utilizzando ampiamente il concetto di evoluzione (Spencer), mentre il carattere «storico» della n. e del suo indissolubile legame con la prassi umana appare l’aspetto più caratteristico dell’impostazione marxista del problema. Nell’epoca moderna il concetto di n. è per lo scienziato e per il filosofo un termine che indica il campo degli oggetti in cui trovano applicazione efficace le tecniche di osservazione e di indagine. Polemicamente il → naturalismo ha quindi significato limitazione all’esperienza ed esclusione del soprannaturale (sia metafisico sia religioso), senza peraltro identificarsi con il materialismo.
2. Naturalismo pedagogico e sue implicanze. Sotto il titolo di → «naturalismo» la storiografia filosofica ha ordinato e catalogato varie correnti di pensiero e vari indirizzi di ricerca ed uno di questi di una certa rilevanza culturale e sociale è il naturalismo pedagogico, che possiamo descrivere come una concezione dell’educazione che fa suo il principio dell’assoluta autonomia della n. dell’uomo, escludendo dal processo formativo elementi provenienti dal campo della spiritualità e del mondo soprannaturale. Questa posizione naturalistica trova nell’opera di → Rousseau la sua scaturigine ed è proprio con il filosofo ginevrino che prendono consistenza, in termini critici e propositivi, i temi che stanno alla base del naturalismo pedagogico. Il naturalismo pedagogico in questi ultimi secoli ha assunto poi varie modalità e accentuazioni. Di conseguenza in pedagogia, soprattutto per influenza di → Comenio, di Rousseau e di → Pestalozzi, si è parlato di metodo naturale e con tale espressione si intende ogni metodo che, messi da parte preconcetti aprioristici ed artifici, si adegui sia alle strutture logiche degli argomenti o alle norme etiche dei comportamenti presentati e sia alla n. del fanciullo, quale è data nel suo spontaneo sviluppo. In conclusione occorre dire che il naturalismo pedagogico, da un’angolazione di analisi critica, presenta in sé valenze indubbiamente e universalmente riconosciute e apprezzate come autentica risorsa umanistica. Rimangono però le differenziazioni e le contrapposizioni derivanti da una diversa concezione della persona umana: la concezione naturalistica dell’uomo e dell’educazione, infatti, trova sul suo cammino la fondata contrapposizione di chi parte dai valori, dalla → cultura, dalla realtà spirituale, del principio della trascendenza, elementi visti cioè come ontologicamente privilegiati sul piano della prassi normativa.
Bibliografia
Braido P., La teoria dell’educazione e i suoi problemi, Zürich, PAS-Verlag, 1968; Morin E., La méthode. La vie de la vie, Paris, Seuil, 1980; Scurati C., «N.-naturalismo pedagogico», in G. Flores d’Arcais (Ed.), Nuovo dizionario di pedagogia, Roma, Paoline, 1982, 856-862; L’idea di n., in «Studium» (1987) 4-5 (n. monogr.); N., filosofia della, in M. Laeng (Ed.), Enciclopedia pedagogica, vol. V, Brescia, La Scuola, 1992, 8083-8087.
C. Bucciarelli