CASSIODORO

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CASSIODORO

Vissuto tra il 490 ca. e il 580 ca., senatore romano; C. è, insieme a S. Boezio, fautore della rinascita culturale promossa dal re degli Ostrogoti Teodorico, di cui diviene ministro.

1. L’interesse culturale di Flavio Magno Aurelio C. si estende oltre la durata e i limiti del regno di Teodorico in favore della cultura, sia classica che propriamente cristiana, non contrapposte, ma integrate. Gli ambiti di questa sua opera sono diversi. Nell’ambito, che diremmo​​ politico,​​ si impegna per la promozione e la valorizzazione dell’opera dei maestri a tutti i livelli. È significativa, a tal proposito, una sua lettera al Senato, sotto il re Atalarico, successore di Teodorico, per propiziare un adeguato stipendio agli insegnanti dei vari gradi delle scuole romane. Nell’ambito ampiamente​​ ecclesiale,​​ il suo interesse si estende alla ricerca dell’integrazione del sapere classico con lo studio serio della Bibbia e dei Padri. Elabora, in accordo con papa Agapito, il progetto di un​​ Centro superiore di studi religiosi​​ e di una grande​​ Biblioteca​​ da realizzarsi in Roma. Le difficoltà della situazione sociale e politica non ne permettono l’attuazione.

2. C., però, non desiste dal suo impegno, ma ne cerca un altro ambito di realizzazione: fonda a Vivarium, in Calabria, una​​ forma di vita monastica,​​ i cui membri si dedichino contemporaneamente alle finalità spirituali-ascetiche proprie del monachesimo e a una finalità specificamente culturale nella ricerca dell’integrazione tra lo studio delle Sacre Scritture e dei Padri e quello della cultura classica. Di qui l’importanza di un programma di studi e di lavoro letterario; come pure dell’attività dello​​ scriptorium,​​ per la cura e la trascrizione dei codici. Il programma è contenuto nelle​​ Institutiones divinarum et saecularium litterarum.​​ Questa intenzionale​​ duplice finalità​​ applicata alla vita monastica stabilisce una diversificazione tra il Monachesimo di C. e quello di altri Ordini, come quello Benedettino, nei quali – pur non trascurando, anzi supponendo una base culturale, l’attività degli​​ scriptoria​​ e un meritorio apporto alla cultura – ciò non entra nella finalità della vita monastica, ma resta un mezzo al suo servizio. Tale specificità, mentre caratterizza l’opera di C. nella storia della cultura e della pedagogia, segna anche il limite della sua risonanza nella storia del Monachesimo.

Bibliografia

a)​​ Fonti:​​ C.,​​ Opera omnia,​​ P.L., 69-70; C.,​​ Le istituzioni, Roma, Città Nuova, 2001. b)​​ Studi:​​ Riché P.,​​ Éducation et culture dans l’Occident barbare,​​ Paris, Seuil,​​ 1967; Xodo C.,​​ Cultura e pedagogia nel monachesimo alto medioevale. «Divinae vacare lectioni»,​​ Brescia, La Scuola, 1980; Leclercq J.,​​ Umanesimo e cultura monastica, tr. it., Milano, Jaca Book, 1989; Cavallo G., «Tra “volumen” e “codex”. La lettura nel mondo romano», in G. Cavallo - R. Chartier (Edd.),​​ Storia della lettura nel mondo occidentale, Roma / Bari, Laterza, 1995, 37-69; Parkes M., «Leggere, scrivere, interpretare il testo: pratiche monastiche nell’alto medioevo», in Ibid., 1995, 71-90; Bettetini M., «C.», in​​ Enciclopedia Filosofica, vol. II, Milano, Bompiani, 2006, 1696-1697.

M. Simoncelli