EURISTICA
Il termine deriva dal gr. eurísko (trovo). In pedagogia, sottolinea la scoperta autonoma, guidata e orientata, con risorse personali da attivare metodologicamente e didatticamente.
1. Non mancano le componenti storiche e qualitative, da quelle platoniche a quelle medievali. La tradizione tomista, ad es., sottolinea l’autonomia di chi apprende, e il maestro coopera efficacemente sul piano dell’attualizzazione: «Docens causat scientiam in addiscente, reducendo ipsum de potentia in actum» (Tommaso d’Aquino, 1983, q. 117, art. 1). L’educazione, in questo contesto, è intesa come «azione diretta ai valori trascendentali dello spirito ma compiuta da un soggetto che li ha solo potenzialmente, o è, verso essi, in potenza» (Casotti, 1953). Più recentemente si fa anche riferimento a metodologie qualitative e fenomenologiche che sottolineano gli effetti della ricerca sull’esperienza stessa del ricercatore (Moustakas, 1990), con dimensioni riflessive e formative, personali e professionali (Etherington, 2004). Riguardo all’apprendimento, viene sottolineata l’importanza di periodi sensibili, particolarmente aperti all’apprendimento (Montessori, 1952; Vygotsky, 1966). Si sottolinea la maturazione intellettuale, riferita a miglioramenti di capacità in assenza di una specifica esperienza pratica e attribuibili a influenze genetiche e / o casuali (Ausubel, 1983), e l’idoneità cognitiva (readiness), riferita al «livello di funzionamento cognitivo, in rapporto a quanto un particolare compito di apprendimento richiede» (ivi).
2. Una metodologia educativa di tipo euristico include un’analisi culturale ed evolutiva in grado di formulare proposte adatte ad una ricerca più autonoma da parte dei soggetti traendo «il massimo vantaggio dalle capacità cognitive esistenti e dalle modalità di assimilazione dei concetti e delle informazioni» (Bruner, 1960), ampliando le opportunità di apprendimento: insegnare un dato argomento ad un bambino in una certa età significa presentare la struttura di quella materia in termini consoni al modo di vedere le cose del bambino; è in questi termini che il compito didattico è stato interpretato sul piano di una traduzione (ivi). Il metodo euristico ha anche ispirato molte iniziative improntate all’attivismo (Mencarelli, 1989), come la tradizione delle scuole attive (→ Scuole Nuove), in cui si considera il discente come protagonista e con un ruolo non secondario nell’iter di apprendimento interpretato come processo di ricerca.
Bibliografia
Montessori M., La mente del bambino, Milano, Garzanti, 1952 (orig. The absorbent mind, Adyar-Madras, 1949); Casotti M., Esiste la pedagogia?, Brescia, La Scuola, 1953; Bruner J. S., The process of education, Cambridge, Mass., Harvard Univ. Press, 1960; Vygotsky L. S., Pensiero e linguaggio, Firenze, Giunti-Barbera, 1966; Ausubel D. P., Educazione e processi cognitivi, Milano, Angeli, 1983; Tommaso d’Aquino, La somma teologica, Bologna, ESD, 1984; Mencarelli M., «Attivismo», in M. Laeng (Ed.), Enciclopedia pedagogica, vol. I, Brescia, La Scuola, 1989, 1217-1226; Moustakas C., Heuristic research: design, methodology and applications, London, Sage, 1990; Etherington K., Heuristic research as a vehicle for personal and professional development, in «Counselling and Psychotherapic Research» 4 (2004) 2, 48-63.
G. Boncori