MANN Horace
n. a Franklin (Massachusetts) nel 1796 - m. ad Antioch (Ohio) nel 1859, politico nordamericano, riformatore scolastico e studioso di problemi educativi.
1. M., figlio di contadini del Massachusetts, crebbe in estrema povertà e lottò nei primi anni della sua vita per ottenere un’istruzione. I suoi insegnanti, egli dichiarò, «erano bravissima gente; ma molto scarsi come insegnanti». Un piccolo lascito gli permise di iscriversi alla Brown University dove ottenne un brillante curriculum come studente. Successivamente studiò legge e divenne un procuratore di grande successo. M. fu eletto all’assemblea legislativa dello Stato nel 1827 e ricoprì per dodici anni la carica di segretario del Consiglio per l’Istruzione del Massachusetts. Durante quel periodo rivoluzionò l’organizzazione e l’insegnamento nella scuola pubblica e fu di valido aiuto nell’istituzione della prima scuola normale negli Stati Uniti (1839). Fu membro della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti dal 1848 al 1853; dal 1853 all’anno della sua morte fu presidente dell’Antioch College dell’Ohio.
2. Fu sua la visione di una democrazia fondata e costantemente rigenerata da una popolazione istruita. Sarà sempre ricordato negli annali della storia dell’istruzione americana come colui che gettò le fondamenta del sistema scolastico pubblico. Egli creò la «scuola pubblica gratuita»: una scuola non per la gente comune, ma comune a tutte le genti. L’evento più importante nella vita di M. fu l’approvazione da parte dell’assemblea legislativa dello Stato del Massachusetts, nel 1837, di un disegno di legge che stabiliva la creazione di un Consiglio Statale per l’Istruzione e la nomina di M. quale suo primo segretario. Nel 1847 ricevette il permesso di visitare «ciascuno dei paesi europei» e di studiare i loro sistemi pedagogici. Il suo scopo era di trovare «spunti per guidare il popolo americano nella soluzione dei problemi riguardanti l’istruzione». Da questa visita, durata sei mesi, derivò il famoso Seventh annual report che riportava fedelmente le sue osservazioni ed i suoi giudizi ricavati dalle numerose scuole che aveva visitato. Il rapporto ebbe un tale impatto da essere definito uno dei libri che hanno cambiato l’America. Nel corso dei suoi viaggi, M. trovò «molte cose all’estero, che noi, in patria, faremmo bene ad imitare» anche se nel complesso, trovò più cose da deplorare che da lodare nelle scuole straniere.
3. Nel campo dell’istruzione, M. aveva forti convinzioni ideologiche e democratiche. Era decisamente contrario alle punizioni corporali e le condannava con parole durissime: «Dare un ceffone ad un bambino sul capo perché non ha imparato le lezioni, è all’incirca tanto saggio quanto lo sarebbe colpire un orologio con un martello perché non segna l’ora esatta». La scuola pubblica americana, egli insisteva, deve servire l’intera comunità, in cui sono rappresentate numerose sette religiose. L’insegnamento del settarismo religioso era per M. ambiguo e controproducente per gli scolari americani. Nella sua crociata per una migliore istruzione, M. inveì contro le squallide condizioni delle scuole nel suo Stato e chiese che ne fossero costruite di nuove che soddisfacessero opportuni requisiti sanitari. Volle che ciascuna scuola fosse dotata di una propria biblioteca e quando ciò non fu possibile, incoraggiò l’apertura di biblioteche affinché ogni bambino potesse avere una buona biblioteca entro una mezz’ora di cammino dalla propria casa. M. sconvolse la pratica convenzionale sostenendo l’impiego di un maggior numero di donne insegnanti e riuscì a far aumentare i salari degli insegnanti in tutto lo Stato. Un’ammonizione contenuta nel suo ultimo discorso in occasione della consegna dei diplomi all’Antioch College è un esempio perfetto della sua coscienza sociale: «Vergognati di morire prima di aver riportato una qualche vittoria per l’umanità».
Bibliografia
Hall Tharp L., Until victory: H.M. and Mary Peabody, Boston, 1953; Messerli J., H.M., a biography, New York, 1972; Cremin L. A., American education: the national experience, 1783-1876, New York, 1979; Pagano G. - V. Giura (Edd.), L’Italia del secondo Settecento nelle relazioni segrete di W. Hamilton, H.M. e J. Mourray, Napoli, Esi, 1997.
M. Ribotta