EMOZIONI / EMOTIVITÀ

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EMOZIONI / EMOTIVITÀ

Con il termine emotività si intende, in senso stretto, la capacità di provare e. e l’insieme dei processi implicati in tale fenomeno. Nel linguaggio comune invece con emotività si viene a indicare o il grado di​​ ​​ ansia che il soggetto non riesce a gestire con tutta padronanza oppure l’impulsività di risposta a vari stimoli; quindi un’insufficiente capacità di controllo dell’equilibrio psico-affettivo. Occorrerà quindi non confondere la risposta istintiva in senso biologico con la risposta spontanea in senso psicologico; quest’ultima è educabile ed entrambe fanno parte dell’autenticità della persona. In tal senso l’intera capacità emotiva del soggetto rappresenta la sua dimensione affettiva cioè la capacità di vivere gradevolmente o sgradevolmente la propria situazione esistenziale con il coinvolgimento della triplice componente bio-psico-sociale.

1.​​ Tentativo di definizione.​​ Le e. sono fenomeni bio-psichici complessi che hanno come componente oggettiva somatica una modificazione dell’equilibrio organismico (omeostasi biologica) e come componente soggettiva una sensazione intensa di gradevolezza o sgradevolezza. Si articolano in due momenti successivi strettamente correlati; il primo momento è immediato, istintivo e si chiama «protoemozione», il secondo è valutativo e rappresenta l’apporto cognitivo di tutto il processo. La protoemozione è dovuta all’armonizzazione o disarmonizzazione che si stabilisce tra le caratteristiche dello stimolo (oggetto, situazione, immagine ecc.) e le caratteristiche dei nostri recettori, soprattutto centrali; per es. vedere un ragno, un animale viscido, una frutta marcia, oppure sentire un odore sgradevole, un rumore stridente, una stonatura musicale, provoca il senso immediato del ribrezzo o del disgusto; al contrario, vedere un cucciolo, un cerbiatto, o sentire una musica armoniosa, provoca un’istintiva attrazione. La valutazione cognitiva è il giudizio che noi formuliamo circa la bontà o la pericolosità, l’utilità o inutilità o altro valore o disvalore dello stimolo. Tale giudizio influisce sulla protoemozione rafforzandola, moderandola o estinguendola e influisce sui comportamenti orientandoli e graduandoli. Per es. altro è incontrare avventurosamente una tigre o altro animale pericoloso liberi, altro è vederli in gabbia al giardino zoologico: provocano e. diverse.

2. Significato delle e.​​ P. Pancheri mette in evidenza il significato positivo delle e. dicendo: «L’e. è una modificazione delle condizioni omeostatiche di base, finalizzata alla conservazione dell’individuo e della specie per mezzo di specifici comportamenti e di modificazioni somatiche che ne costituiscono il supporto fisiologico e metabolico». Possiamo ampliare aggiungendo che nel termine «conservazione» è incluso il gusto o disgusto che si prova nelle e. e quindi la gradevolezza o sgradevolezza di certe situazioni che possono rendere la vita accettabile o meno. Le modificazioni fisiche interessano tutto l’organismo, sono particolarmente vistose quelle a carico dell’apparato respiratorio, circolatorio, digerente, della secrezione ghiandolare esocrina ed endocrina, dei muscoli mimici, della pelle, del tono muscolare. Molto interessanti le considerazioni di A. Yardley: «Sentire è un termine che noi associamo all’esperienza sensoriale. Si riferisce anche all’eccitazione mentale delle e. C’è un rapporto stretto tra aspetti sensoriali e aspetti emotivi del sentire, e gran parte di ciò che il bambino impara, in particolare durante i primi anni di vita, viene visto in questa relazione. A partire dalla nascita il bambino è capace di rispondere emotivamente. Le sue risposte emotive sono parte del suo comportamento naturale. [...] Nel bambino allevato in un ambiente rassicurante e amorevole, dove le persone hanno verso di lui un atteggiamento benevolo, si affermerà l’abitudine di essere generalmente felice, mentre il bambino allevato tra conflitti e disaccordi svilupperà una tendenza a rispondere negativamente alla vita». Su questa capacità protoemotiva congenita si svilupperà progressivamente l’apporto cognitivo della valutazione di cui si è detto prima. Tale apporto influenzerà tanto l’equilibrio psichico quanto quello biologico. Pancheri così conclude al proposito: «Sia l’evidenza clinica che sperimentale ci permettono di vedere come le modalità di attivazione del sistema nervoso vegetativo (SNV) sono influenzate anzitutto dalla valutazione cognitiva dello stimolo e quindi da una serie di interazioni reciproche sia con il sistema nervoso centrale (SNC) che con le modificazioni tessutali indotte dal SNV stesso e dai suoi servomeccanismi». L’intensità delle e. oltre che dalla forza o violenza dello stimolo dipenderà dalla struttura biopsichica del soggetto e dal modo con cui si è abituato a reagire agli stimoli durante la crescita sia infantile che adolescenziale. Su questa caratteristica appresa nel corso dello sviluppo influiranno decisamente i modelli avuti.

3.​​ Fisiologia delle e.​​ Come substrato anatomo-fisiologico dei processi emotivi viene oggi indicato dagli esperti il​​ sistema limbico​​ del cervello che include strutture telencefaliche (circonvoluzione limbica, ippocampo, nuclei del setto) e strutture diencefalomesencefaliche (regione ipotalamica, subtalamica e compartecipazione del sistema reticolare attivante). L’ipotalamo in particolare, in quanto direttamente collegato col sistema nervoso vegetativo e con quello endocrino, svolge una funzione di primaria importanza che spiega tutti i correlati biologici delle e. Il collegamento del sistema limbico con le aree cognitive e coative della corteccia cerebrale ci spiega la possibilità dell’influsso cognitivo e dell’intenzionale modificazione del fenomeno emotivo da parte del soggetto stesso. La biochimica del cervello conosce oggi parecchi mediatori chimici presenti nel processo emotivo, la loro funzione e la funzione dei recettori cellulari.

4.​​ Possibilità di intervento.​​ La conoscenza di questi dati, che la scienza si propone di approfondire, profila la duplice possibilità di intervento sia nell’ambito farmacologico sia in quello educativo. Quest’ultimo con azione equilibrata porterebbe il soggetto a saper gestire le proprie e. e pur lasciando libera la spontaneità di esse ne disciplinerebbe l’intensità e le modalità espressive. Ne segue che il soggetto potrà vivere liberamente le proprie e. senza provocare perturbamenti né biologici né relazionali.

Bibliografia

Izard C. E.,​​ Human emotions,​​ New York, Plenum Press, 1977; Pancheri P.,​​ Stress,​​ e.,​​ malattia,​​ Milano, Mondadori, 1980; Polizzi V.,​​ L’identità dell’homo sapiens,​​ Roma, LAS, 1986; Gainotti G. - C. Caltagirone,​​ Emotion and the dual brain,​​ New York, Springer Verlag, 1989; Denez G. - L. Pizzamiglio (Edd.),​​ Manuale di neuropsicologia,​​ Bologna, Zanichelli, 1990; Contini M. G.,​​ Per una pedagogia delle e.,​​ Scandicci (FI), La Nuova Italia, 1992; Oatley K.,​​ Breve storia delle e.,​​ Bologna, Il Mulino, 2007.

V. Polizzi