DURKHEIM Émile

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DURKHEIM Émile

n. a Épinal nel 1858 - m. Parigi nel 1917, sociologo francese.

1.​​ Preparazione scientifica.​​ Si è formato all’École Normale di Parigi. Dopo aver ricevuto una preparazione sostanzialmente filosofica, si è spostato gradualmente verso interessi sociologici. Dal 1887 al 1902 ha insegnato sociologia e pedagogia a Bordeaux. In questo periodo pubblica​​ La division du travail social​​ (1893),​​ Les règles de la méthode sociologique​​ (1895),​​ Le suicide​​ (1897).​​ Nel frattempo (1896) fonda e dirige la rivista «L’Année Sociologique». Nel 1906 viene chiamato alla Sorbona di Parigi, per insegnare sociologia e scienze dell’educazione.

2.​​ Lo sviluppo del pensiero pedagogico.​​ Può essere scandito in quattro periodi: a)​​ La negazione della specificità del fenomeno educativo:​​ sulla base di un triplice riduzionismo, fisiologico-organicistico, evoluzionista-meccanicistico e deterministico, l’attività educativa era considerata una pura funzione del sistema sociale, letto positivisticamente in termini di «fisicalismo sociale». b)​​ Il​​ ricupero della possibilità del discorso pedagogico:​​ l’educazione viene percepita come l’imperativo che tende a modellare l’individuo sulla base delle esigenze sociali, in vista della creazione del consenso. La pedagogia viene percepita come strumento di superamento del meccanicismo deterministico. c)​​ L’educazione come rimedio all’anomia:​​ a partire dall’analisi del «suicidio» (prima verifica sperimentale di un fenomeno sociale), ipotizzato come sintomo delle gravi disfunzioni del sistema sociale, quali l’anomia e la caduta di consenso sui valori fondanti il vivere sociale, D. riconosce l’importanza dell’educazione come rimedio alla disgregazione e al miglior funzionamento della società. Non giunge ancora a percepirla come un’azione diretta alla promozione e all’​​ ​​ autorealizzazione dell’individuo. d)​​ Il​​ ricupero dell’autonomia della coscienza individuale​​ su quella collettiva: superando il meccanicismo determinista del primo periodo, D. riconosce all’educazione e successivamente all’etica (familiare, professionale, civica e universale) il compito di trasmettere atteggiamenti e norme a scopo esplicitamente integrativo, ma anche di stimolare nell’individuo le risorse di autonomia e di critica (in seguito enfatizzate dai fautori della sociologia critica) rispetto al determinismo sociale dei processi educativi.

3.​​ Valutazione.​​ Il cuore delle preoccupazioni di D. è quello di​​ conciliare​​ «coscienza collettiva» e «coscienza individuale», la prima derivante dalle esigenze della soggiacente impostazione «organicista», la seconda emergente dalle componenti «morali» del suo pensiero nella fase matura. D. quindi può essere considerato l’ideologo della «dipendenza educativa» e dell’​​ ​​ integrazione sociale, che orienta l’individuo al consenso sociale e alla solidarietà organica. Considera il conformismo come condizione di autorealizzazione fino al punto di mitizzare l’uomo ultrasocializzato, riducendo così il fatto educativo a funzione sociale.

Bibliografia

a)​​ Fonti:​​ D. E.,​​ Éducation et sociologie,​​ Paris, Alcan, 1922 (postumo); Id.,​​ L’educazione morale,​​ Torino, UTET, 1977. b)​​ Studi:​​ Lukes S.,​​ E. D. his life and work. A historical and critical study,​​ London, Penguin Books, 1973; Giddens A.,​​ D., Bologna, Il Mulino, 1998; Crespi F.,​​ Il pensiero sociologico, Ibid., 2002; Poggi G.,​​ E. D., Ibid., 2003.

R. Mion