CAMPANELLA Tommaso

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CAMPANELLA Tommaso

n. a Stilo, Calabria, nel 1568 - m. a Parigi nel 1639, filosofo italiano.

1. C., religioso domenicano, fu perseguitato e imprigionato per ragioni politiche. È il più tipico filosofo del Rinascimento italiano. Sulla scia di B. Telesio, ma con più profonda capacità metafisica, interpreta lo spirito di rinnovamento del naturalismo rinascimentale e ne formula l’incontro con il cristianesimo nella sua sintesi filosofica, nella gnoseologia e nella metafisica. La prima, accentuando il distacco dalla visione aristotelica, valorizza nel​​ sensus inditus​​ la coscienza (costitutiva) di sé come base di ogni ulteriore conoscenza, dovuta al​​ sensus additus,​​ che deriva dal contatto con gli altri esseri. La presenza della​​ mens​​ (spirito) garantisce l’oggettività del conoscere. Si ha così una sintonia con la nuova ricerca della conoscenza della natura; ma resta la difficoltà di un residuo sensismo. La seconda ha come fondamento la concezione delle​​ tre primalità​​ (potentia,​​ sapientia,​​ amor)​​ costitutive dei vari esseri: in Dio nelle tre divine Persone, e, in modo gradualmente partecipato, negli esseri creati. L’accentuazione dell’amor sui​​ come prima tendenza, che in quanto tendenza all’essere diventa anche​​ amor Dei,​​ porta alla concezione di una religiosità sostanzialmente radicata nella natura (religio indita),​​ che viene precisata e perfezionata dalle religioni positive (religio addita)​​ e nel modo più perfetto dal cristianesimo.

2. La profondità e l’impostazione della sua speculazione pongono il C. nel cuore della cultura rinascimentale. Lo specifico interesse e influsso pedagogico è legato a un aspetto della sua opera utopica: la​​ Città del sole.​​ In essa trovano fantasiosa applicazione i principi elaborati nella filosofia di C., in un tentativo di sintesi politico-filosofico-religiosa e di esaltazione della natura: libertà, spontaneità, superamento dell’egoismo e dedizione al bene comune caratterizzano la vita dei cittadini, governati (in clima di pieno comunismo, sul tipo della​​ Repubblica​​ di​​ ​​ Platone) da un principe-sacerdote (il​​ «Metafisico»)​​ assistito da tre magistrati (traduzione in dimensione politica delle​​ tre primalità).

3. L’educazione dei piccoli, maschi e femmine, è realizzata nel contatto con la natura, all’aria aperta; l’apprendimento è attuato attraverso pitture murali sui muri della città, la visita alle botteghe degli artigiani, le attività meccaniche e agricole. In questa visione utopica C. anticipa, in certo modo, l’evoluzione dei metodi pedagogici e didattici. Ciò spiega l’influsso esercitato presso i successivi pedagogisti della corrente realista, per es.​​ ​​ Comenio.

Bibliografia

a)​​ Fonti:​​ C.,​​ La città del sole e altri scritti, a cura di F. Mollia, Milano, A. Mondadori, 1991. b)​​ Studi:​​ Di Napoli G., «L’utopia pedagogica in Moro, C. e Bacone», in​​ Nuove questioni di storia della pedagogia, vol. I, Brescia, La Scuola, 1977; Frauenfelder E.,​​ La Città del Sole di Fra’ T. C., Napoli, Ferraro, 1981; Genovesi G. - T. Tomasi,​​ L’educazione nel paese che non c’è. Storia delle idee e delle istituzioni educative in utopia, Napoli, Liguori, 1985; Negri L.,​​ Fede e ragione in T. C.,​​ Milano, Massimo, 1990; Garin E.,​​ Dal Rinascimento all’Illuminismo. Studi e ricerche, Firenze, Le Lettere, 1993; Vasoli C.,​​ Le filosofie del Rinascimento, a cura di P. C. Pissavarino, Milano, B. Mondadori, 2002; Amerio R. - M. Guglielminetti - P. Ponzio, «C.», in​​ Enciclopedia Filosofica, vol. II, Milano, Bompiani, 2006, 1588-1595.

M. Simoncelli