VOTI / VOTAZIONE

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VOTI / VOTAZIONE

I v. esprimono la​​ ​​ valutazione su un prodotto o sul livello globale di​​ ​​ competenza, per mezzo d’un simbolo numerico, d’una lettera o d’una qualifica.

1. Questo modo di esprimere le valutazioni scolastiche si è generalizzato soprattutto nel sec. XIX, ma ha origini molto più antiche. I tipi di​​ ​​ scale e di simboli usati nei diversi paesi sono variati nel tempo e variano attualmente. In Italia i v. sono stati aboliti nella scuola primaria e secondaria di I grado e sostituiti con «motivati giudizi» dalla L. 517 del 4.8.1977. Nella scuola secondaria superiore, all’università e in certi concorsi l’uso dei v. permane. Ogni esaminatore dispone d’una scala in decimi per la scuola secondaria durante l’anno scolastico e in centesimi per l’esame di stato, mentre per gli esami universitari i docenti possono disporre di una gamma in trentesimi per gli esami e in centodecimi per attribuire la valutazione finale. Si tratta di valori convenzionali anche per le soglie di sufficienza.

2. La​​ ​​ docimologia ha sottoposto a severa critica i v. e le v., negandone l’attendibilità per più d’una ragione. Anche il concetto di sufficienza non è stabile e non è sempre chiaro; altrettanto si può dire degli altri gradini e della pretesa di dar per scontato che si tratti di numeri cardinali. I v. sono il simbolo d’una valutazione che si riferisce ad aspetti molto vari della stessa prestazione e / o a più prestazioni (si pensi al v. dato a una composizione scritta, a un saggio, al termine d’un trimestre, d’un anno o d’un ciclo scolastico); sono però simboli molto generici, poveri d’informazione specie ai fini della diagnosi (ricupero e sviluppo) e della coerente programmazione. Le soluzioni cercate nella standardizzazione o tipificazione dei v., finalizzate a dare ad essi un significato statistico univoco, non consentono di superare il loro limite intrinseco di forma espressiva globale e poco trasparente.

Bibliografia

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C. Coggi