PROATTIVITÀ

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PROATTIVITÀ

Gli psicologi umanisti lamentano che la persona dai comportamentisti e dalla​​ ​​ psicoanalisi è considerata prevalentemente come passiva, capace solo di reagire all’ambiente e agli impulsi inconsci. Essi ritengono invece che una descrizione realistica dei processi della condotta umana deve tener conto anche della capacità originale che il soggetto ha di progettare il proprio futuro. Nella voce​​ ​​ motivazione le due correnti, proattiva e reattiva, sono descritte con un qualche dettaglio.

1. La capacità di progettare si fonda principalmente sulla maturazione cognitiva, che prospetta alla persona orizzonti di​​ ​​ valori; questi possono venir percepiti come «beni per me», e diventare scopi della condotta. Come si vede, la p. è collegata alla teoria cognitiva della motivazione: gli autori che sottolineano la dimensione della p. si richiamano alla dimostrata forza motivante delle intenzioni e dei progetti a lunga portata. La p. può anche essere considerata come un tratto della personalità, e un indizio di maturità e sanità psichica: la condotta proattiva è plastica, si adatta alla realtà, contrariamente alla rigida condotta reattiva; essa è accompagnata da un sentimento di gioiosa conquista, mentre in quella reattiva vi è rassegnazione a una costrizione interna o esterna; nella condotta proattiva gli altri e la realtà in genere sono visti come buoni e termine di possibile collaborazione, mentre la persona fondamentalmente reattiva si chiude in se stessa, nel tentativo di difendersi da un mondo esteriore ed interiore che percepisce come un minaccioso nemico.

2. La p. è perciò una dimensione che può essere utilmente tenuta in conto in psicoterapia, come avviene nella​​ ​​ logoterapia di​​ ​​ V. Frankl. Ma anche l’educazione viene qualificata dall’attenzione alla p., vista come fondamento del sentimento di responsabilità e di un impegno a lunga portata. In varie ricerche il test «Purpose in Life» (PIL, Uno scopo nella vita) di V. Frankl si è dimostrato un buon predittore di varie disposizioni che condizionano il raggiungimento di mete educative.

Bibliografia

Frankl V. E.,​​ Uno psicologo nei Lager,​​ Milano, Ares, 1967; Allport G. W.,​​ Psicologia della personalità,​​ Roma, LAS, 1977; Ronco A. - L. Piano,​​ L’atteggiamento dei giovani verso la morte,​​ in «Orientamenti Pedagogici» 37 (1990) 296-313; Ronco A.,​​ Introduzione alla psicologia,​​ Roma, LAS, 1991.

A. Ronco