INCONSCIO
In senso descrittivo si riferisce all’insieme dei contenuti mentali che non sono presenti nel campo attuale della consapevolezza. Entro quest’ottica, dal punto di vista dinamico esistono due tipi d’i.: il primo è inaccessibile alla coscienza, mentre il secondo con uno sforzo di memoria può essere facilmente rievocato; quest’ultimo è denominato preconscio. In senso topico riguarda uno dei sistemi descritti da S. → Freud nella sua prima teoria della personalità (concezione stratigrafica: conscio, preconscio, inconscio). Nella sua seconda formulazione teorica (concezione strutturale: Es, Io, Super-Io), i caratteri generali dell’i. sono attribuiti principalmente, anche se non in modo esclusivo, all’Es.
1. L’i., i cui contenuti sono rappresentanti delle pulsioni, è caratterizzato da processi emotivi dominati dal principio del piacere e che quindi non tengono conto delle leggi del pensiero razionale. Esso inoltre è essenzialmente dominato da processi dinamici che si manifestano sia attraverso il meccanismo della rimozione (→ meccanismi di difesa) che nella produzione di derivati di ciò che è rimosso (ritorno del rimosso) attraverso formazioni di compromesso (sogni, lapsus, atti mancati, sintomi nevrotici o psicotici, attività creativa, ecc.).
2. L’i. si forma nella prima infanzia come risultato di una rimozione di una serie di rappresentazioni mentali originate da stimoli percettivi esageratamente intensi e fonte di ansia. Esso dà origine alla realtà psichica dell’individuo, detta anche realtà interna o soggettiva, che si distingue e talvolta si oppone alla realtà esterna o oggettiva. Maggiore è il predominio della realtà psichica su quella esterna, più alto è il rischio di disturbi nevrotici o psicotici. L’accesso all’i., è possibile solo attraverso un’analisi accurata dei propri desideri, delle proprie emozioni e dei propri comportamenti condotta all’interno del rapporto terapeutico psicoanalista-paziente. In particolare, Freud sottolinea che la via regia per accedere all’i., è rappresentata dall’analisi dei sogni.
3. → Jung ritiene che non esiste solo un i. personale, costituito da esperienze individuali infantili rimosse, ma anche un i. collettivo, inteso come insieme di contenuti (archetipi, simboli, miti) derivati da esperienze fondamentali del genere umano.
Bibliografia
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V. L. Castellazzi