BORROMEO Carlo
n. ad Arona nel 1538 - m. a Milano nel 1584, riformatore ed educatore religioso, santo.
1. Vita. Figlio del conte Gilberto, feudatario di Arona, viene fatto abate a 12 anni, si laurea in diritto a Pavia a 21, viene chiamato a Roma dallo zio, il papa Pio IV, come cancelliere della Chiesa e nominato cardinale e arcivescovo di Milano a 22. A 27 anni, dopo la morte del papa, fa ingresso nella sua diocesi e lavora alacremente alla riforma di essa e delle diocesi suffraganee, adoperandosi per la riapertura e conclusione del Concilio di Trento, fino alla morte, vent’anni dopo, all’età di 46 anni.
2. L’opera educativa. B. fu un grande organizzatore, il massimo del sec. XVI. Organizzò il Concilio e la vita ecclesiastica; diede le Regole per organizzare i Seminari, le → Scuole della Dottrina Cristiana, il clero e le confraternite; organizzò la carità in tempo di carestia, i soccorsi durante la peste. Promosse scuole e collegi per l’educazione dei laici. Incaricò l’umanista → Antoniano di scrivere il trattato Dell’educazione cristiana dei figliuoli, e il card. Valerio di comporre un’opera di retorica. Fondò nel seminario di Milano una tipografia per la diffusione della buona stampa. Personalmente e con il gruppo degli amici si era interessato, fin dagli anni di Roma, di dispute letterarie e teologiche, dimostrando di possedere una solida cultura.
3. Il contributo all’educazione religiosa. Fondò o restaurò i santuari di Rho, Varallo, Cannobio, ecc.; promosse il rito ambrosiano. Passò alla storia come il modello del nuovo vescovo riplasmato dal Concilio di Trento, le cui decisioni venivano prese a modello in innumerevoli altre diocesi. Promosse vigorosamente l’educazione e le → Scuole della Dottrina Cristiana, inserendole nel cuore della pastorale parrocchiale; a Milano, durante il suo episcopato, esse passarono da poche decine a 740, con circa 50 mila iscritti. Diede loro figura giuridica, impegnandosi personalmente a stenderne le Regole, entrate in vigore fin dal 1579, anche se stampate solo nel 1585. Il governo delle Scuole e della Compagnia della Dottrina Cristiana viene centralizzato a livello diocesano. Particolarmente intensa è l’insistenza sulla conversione e sulla pietà personale del maestro catechista e di tutti i membri della Compagnia e sul loro spirito comunitario. San Carlo vuole che le classi siano piccole: da 4 a 6 fanciulli / e. La separazione dei sessi è di rigore. Il tempo è la domenica pomeriggio. Si usano premi piccoli e grandi, e severi castighi per i renitenti. Grande importanza assume la disputa / gara, non a scopo didattico, ma dimostrativo e selettivo.
Bibliografia
Premoli O., S.C.B. e la cultura classica, in «La Scuola Cattolica» 45 (1917) 427-440; Mols R., St. Charles Borromée, pionnier de la pastorale moderne, in «Nouvelle Revue Théologique» 79 (1957) 600-622; Deroo A., S.C.B., il cardinale riformatore, Milano, Ancora, 1965; Giuliani A., La catechesi a Milano nel secolo di S.C., in «La Scuola Cattolica» 118 (1984) 580-615; Toscani X., Le «Scuole della Dottrina Cristiana» come fattore di alfabetizzazione, Novara, Studi Novaresi, 1985.
U. Gianetto