ESISTENZIALISMO

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ESISTENZIALISMO

Movimento che si caratterizza per l’analisi della singolarità dell’esperienza storico-esistenziale.

1.​​ Il​​ clima culturale che lo prepara.​​ Per rilevare, anche solo a grandi linee, i tratti salienti dell’e. è d’obbligo il riferimento al clima culturale di fine Ottocento che lo prepara e lo accompagna, per molti aspetti alternativo e polemico rispetto ai grandi sistemi razionali di stampo idealistico e positivistico. Personalità di grande rilevanza culturale, da Nietzsche a Dostojewski, a Kafka; l’attività letteraria di molti «filosofi» – da Sartre a Marcel – documentano una sensibilità diffusa: la filosofia esistenzialista si afferma come interprete, talora esasperata, di questo clima culturale.

2.​​ L’affermazione successiva.​​ All’inizio del sec., anche in polemica con la mentalità positivista, si va imponendo una sensibilità singolarmente nuova. Affiora l’interesse per la​​ ​​ persona, il suo compito, il suo destino. Ritorna il problema del singolo. Kierkegaard diventa attuale e il suo diario, la suggestione delle annotazioni estrose e sincere, comunque personalissime, propongono un confronto vivo e stimolante: si delinea un movimento di pensiero che passa sotto il nome di «Kierkegaard-Renaissance». Semplificando si potrebbe dire che il clima esistenzialista passa attraverso alcune tappe fondamentali. Con Pareyson (1911) si potrebbero accettare tre date, certamente importanti. Il 1919 vede la pubblicazione di​​ Römerbrief​​ di K. Barth e la​​ Psychologie der Weltanschauungen​​ di K. Jaspers. Nell’opera del teologo, come in quella dello psichiatra-filosofo, il riferimento a Kierkegaard è esplicito. L’uno e l’altro propongono la rivalutazione acuta del singolo. Nel 1927 vengono pubblicate due opere destinate ad una risonanza vastissima:​​ Sein und Zeit​​ di M. Heidegger e il​​ Journal métaphysique​​ di G. Marcel. Li accomuna l’intento fondamentale di ancorare l’uomo ad una realtà che lo fondi: l’esistenza propone in Heidegger il problema dell’essere, in Marcel l’appello alla trascendenza. Nel 1932 escono i tre volumi della​​ Philosophie​​ di Jaspers; ed è dello stesso anno il primo fascicolo di «Recherches philosophiques», con l’articolo critico di Marcel sulla filosofia jaspersiana. Anche qui qualcosa di peculiare li accomuna: l’interesse per quella che Jaspers ama definire «la situazione fondamentale».

3.​​ Il significato.​​ Si configura un movimento complesso di clamorosa e spesso conclamata carica innovativa. Per lo più, avvalendosi della metodologia fenomenologica, resta concentrato su un’analisi lucida e impietosa dell’esistenza, della situazione di precarietà che la minaccia; alla ricerca – spesso vana – del fondamento che la possa garantire. L’e. è moda passata: ma la sua risonanza in ambito culturale è difficilmente misurabile, specialmente attraverso la successiva, più ampia e diffusa riflessione esistenziale. Specificamente in ambito educativo la centralità dell’esistenza, la singolarità che la caratterizza e quindi il rispetto che esige; temi esistenziali quali la solitudine, l’incomunicabilità, l’angoscia; ma anche la libertà, l’amore, la fedeltà, vi hanno trovato una esplorazione penetrante e nuova; sono diventati riferimento irrinunciabile. Ed in sede pedagogica hanno rafforzato la tendenza per metodi clinici ed approcci biografici ed autointerpretativi.

Bibliografia

Mounier E.,​​ Introduction aux existentialismes,​​ Paris, Denoël, 1947; Wahl J.,​​ Petite histoire de l’existentialisme,​​ Paris, Maintenant,​​ 1947; Chiodi P.,​​ L’e., Torino, Loescher, 1969; Pareyson L.,​​ Studi sull’e.,​​ Firenze, Sansoni, 1971; Abbagnano N.,​​ Introduzione all’e.,​​ Milano, Il Saggiatore, 1972; Neri R.,​​ Didattica e filosofia dell’e.,​​ Roma, Armando, 1975;​​ Beck H.,​​ Ex-in-sistenz: Positionen und Transformationen der Existenzphilosophie,​​ Frankfurt a. M., Peter Lang,​​ 1989; Prini P.,​​ Storia dell’e. da Kierkegaard ad oggi,​​ Roma, Studium, 1989.

Z. Trenti