teoria della INFORMAZIONE

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INFORMAZIONE: teoria della

Nell’uso corrente l’i. si identifica con la trasmissione di notizie o di fatti. Con l’avvento della teoria dell’i. (Shannon-Weaver, 1949), con lo studio cioè della successione delle grandezze fisiche e misurabili che compongono un messaggio, il termine ha assunto un significato più ristretto, che non coincide con il contenuto di un messaggio, ma con il suo aspetto quantitativo, con il «carico», o il valore, che gli elementi linguistici acquistano, in relazione al grado di incertezza e di imprevedibilità della loro occorrenza nel contesto.

l. Così nella successione dei lessemi nella struttura frasale​​ la capitale d’Italia è...​​ il termine​​ Roma​​ è altamente prevedibile e pertanto di i. nulla. All’opposto, nel sintagma nominale​​ un bicchiere di...,​​ esistendo la possibilità di più occorrenze (acqua,​​ latte,​​ vino,​​ birra...),​​ l’elemento integrativo adnominale che vi compare sarà contrassegnato da un alto grado di i. Se ne evince che, quanto maggiore è la probabilità di occorrenza di un elemento linguistico, tanto minore è la quantità di i. che viene trasmessa; o, detto altrimenti, la quantità di i. è inversamente proporzionale alla probabilità di occorrenza di un determinato elemento. Il numero di possibili alternative, come nell’esempio del sintagma nominale​​ un bicchiere di...,​​ consente inoltre di quantificare il grado di i.: la scelta infatti di una fra due alternative ugualmente probabili determina l’unità di misura della quantità di i., unità chiamata​​ bit,​​ abbreviazione dall’ingl.​​ Bi(nary digi)t​​ («cifra binaria»).

2. Fra i testi altamente informativi figurano, per la specificità della loro natura, quelli poetico-letterari, in quanto dotati di una forte ambiguità; la parola poetica, infatti, passando dalla lingua di uso alla lingua di ri-uso, subisce una sorta di «straniamento», che la priva della sua trasparenza denotativa per renderla connotativamente «opaca» o ambigua, risemantizzandola sulla base dell’insieme compositivo in cui si colloca e delle interpretazioni che ne traggono i lettori. Vale anche in questo caso il principio già affermato: il grado di i. di un testo poetico è pari al suo grado di ambiguità e imprevedibilità. Si veda, per es., la brevissima lirica di G. Ungaretti​​ M’illumino / d’immenso,​​ dove «immenso» è informativamente ricco, per l’imprevedibilità di cui è connotato. Altrettanto si verifica nel testo di G. Caproni «Pensierino facile»:​​ Ecco cosa non bisogna / mai scordare: la sola / verità ammissibile / è una: la menzogna,​​ con l’inattesa «menzogna» della chiusa.

Bibliografia

Shannon C. E. - W. Weaver,​​ Mathematical theory of communication,​​ Urbana, University of Illinois Press, 1949; Miller G. A.,​​ Linguaggio e comunicazione,​​ Firenze, La Nuova Italia, 1972; Beccaria G. L.,​​ L’autonomia del significante,​​ Torino, Einaudi, 1975; Jakobson R.,​​ Poetica e poesia,​​ Ibid., 1985; Angeleri E.,​​ I.: significato e universalità, Torino, UTET, 2000.

G. Proverbio