PSICOLINGUISTICA
II termine ricorre per la prima volta in Osgood e Sebeok (1954) per indicare lo studio del rapporto fra i fatti linguistici e quelli psicologici, nonché dei processi sottostanti alla comprensione e alla produzione del → linguaggio.
1. In concreto la p. si propone di individuare che cosa sanno della loro lingua i parlanti e come usano questa loro conoscenza quando ascoltano o quando parlano. Detto altrimenti, la p. va intesa come lo studio del linguaggio e della mente. Come tale essa si è dissociata molto presto dalle interpretazioni antimentalistiche o behavioristiche del comportamento generale del soggetto e, in particolare, del comportamento linguistico, rifiutando ogni descrizione dell’acquisizione e dell’uso del linguaggio in termini fisiologici, quali prodotti di semplici processi fisici o di abiti riconducibili agli schemi stimolo-risposta e ai condizionamenti connessi.
2. La p. si è riconosciuta pertanto sempre più nelle concezioni cognitivo-mentalistiche, e segnatamente in quelle che hanno rivolto le loro indagini allo studio del comportamento linguistico. Fra queste figura in particolare il generativismo di Chomsky, secondo il quale l’acquisizione della lingua, che è esempio del processo più generale dell’acquisizione delle conoscenze, è libera dal condizionamento di stimoli linguistici e non linguistici, in quanto prodotto della creatività del soggetto, governata da regole iscritte o innate nella sua mente. Al generativismo di Chomsky si può associare la concezione del costruttivismo di → Piaget, il quale spiega l’acquisizione del linguaggio partendo dai diversi stadi dello sviluppo cognitivo del soggetto; questi infatti perviene alla manipolazione di parole e di frasi (stadio operatorio) grazie alla manipolazione precedente di oggetti concreti (stadio senso-motorio).
3. Significativo anche il contributo al progresso della p. dato da Bruner; avendo presente la teoria dell’«area potenziale di sviluppo» di → Vygotskij, egli afferma che l’accesso al linguaggio da parte del soggetto avviene attraverso l’accesso alla cultura: «trovare il senso» e «creare significati» sarebbe, infatti, un processo sociale, un’attività che è sempre situata all’interno di un contesto storico-culturale. Fra le aree principali in cui opera la p. si segnalano in particolare l’acquisizione e l’uso della prima e della seconda lingua, la pratica della lingua scritta e della lingua parlata, nonché l’interesse alle diverse patologie del linguaggio, quali 1’ → afasia e la → dislessia.
Bibliografia
Osgood Ch. - Th. A. Sebeok (Edd.), Psycholinguistics. A survey of psycholinguistics research, Baltimore, s.e., 1954; Piaget J., Lo strutturalismo, Milano, Il Saggiatore, 1979; Garman M., Psycholinguistics, Cambridge, University Press, 1990; Matthei E. - Th. Roeper, Elementi di p. Comprensione e produzione del linguaggio, Bologna, II Mulino, 1990; Chomsky N., Linguaggio e problemi della conoscenza, Ibid., 1991; Bruner J. S., La ricerca del significato, Torino, Bollati Boringhieri, 1992; Tabossi P., Il linguaggio, Bologna, Il Mulino, 1999; Cacciari C., Psicologia del linguaggio, Ibid., 2001.
G. Proverbio