CONTROLLO SOCIALE
È un → costrutto teorico che indica il processo teso a regolare l’ordine sociale e lo stesso cambiamento della società, affinché esso proceda in conformità con le norme che governano il sistema. Esso mira a prevenire la → devianza o ad impedire che si ripeta e si estenda, ma soprattutto tende a selezionare gli scopi di ogni sistema e a realizzare gli obiettivi di integrazione sociale cui è orientata ogni collettività.
1. Il c.s. riguarda perciò qualsiasi tipo di struttura, di processo culturale, di relazione o di meccanismo esplicito o implicito, manifesto o latente, cui ricorre una collettività per far conformare il comportamento degli individui ai ruoli, alle norme e alle consuetudini sociali. Esso quindi è una forma di costrizione sociale, di cui fanno uso coloro che hanno un’autorità sociale, fondata sul potere, sulla ricchezza, e sul prestigio. Si colloca così al centro delle pratiche di mantenimento e di riproduzione della società nelle sue dimensioni strutturali e sovrastrutturali.
2. Si danno molti tipi di c.s.: patente e latente, diretto e indiretto, primario e secondario, esterno ed interno. Il c.s. interno, o anche primario, di regolazione (che fonda il processo di → socializzazione) consiste nell’orientamento della condotta degli individui sulla base della interiorizzazione dei valori e dei modelli culturali condivisi. Viene sviluppato dal sistema socioculturale attraverso un’ampia serie di attività e di apparati sociali come la famiglia, la scuola, e le altre agenzie educative preposte alla trasmissione della memoria collettiva e degli orientamenti di vita propri di una certa collettività. Per esso l’individuo aderisce alle norme sociali, vi acconsente, ne gode gli effetti di tranquillità e di equilibrio anche psicologico, mentre viene preso da sensi di colpa e di autocritica quando se ne discosta. In questo caso alcuni autori parlano di c.s. come variabile indipendente. Il c.s. esterno, o secondario, si riferisce invece a quel processo sociale per cui si tende ad eliminare la devianza in atto o in formazione o la sua diffusione, attraverso pressioni, sanzioni, punizioni e altre azioni deterrenti a seconda della gravità delle infrazioni. Ciò è compito delle organizzazioni del sistema politico, deputate esplicitamente alla creazione di norme e di leggi ed alla loro osservanza. In questo caso si parla anche di c.s. come variabile dipendente dal potere politico.
3. La categoria del c.s. è stata infine oggetto di interpretazioni diverse sulla base di alcune teorie più sistematiche, che si rifanno ai classici come → Parsons, a A. K. Cohen (1969), a G. Gurvitch e a T. B. Bottomore (1971).
Bibliografia
Bagnasco A., et al., Corso di sociologia, Bologna, Il Mulino, 1997; Liska A. E., «Social control», in E. F. Borgatta (Ed.), Enciclopedia of sociology, vol. 4, New York, Macmillan, 1992, 1818-1823; Sciolla L., Sociologia dei processi culturali, Bologna, Il Mulino, 2002; Barbero Avanzini B., Devianza e c.s., Milano, Angeli, 2003; Garland D., La cultura del c. Crimine e ordine sociale nella società contemporanea, Napoli, Net, 2007.
R. Mion