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SULLIVAN Harry Stack

 

SULLIVAN Harry Stack

n. a Norwick, New York nel 1892 - m. a Washington nel 1949, psichiatra e psicoanalista statunitense.

1. Entrato giovanissimo, nel 1904, alla Cornell University è costretto da problemi economici ad abbandonare gli studi che potrà riprendere soltanto nel 1915 quando si iscriverà alla Medical School di Chicago. Qui, in un ambiente culturale profondamente permeato dal pragmatismo, subisce l’influsso della psicologia sociale e dell’antropologia di B. Malinowski, nonché della psicologia sociale di W. McDougall. Psichiatra presso il Saint Elizabeth Hospital di Washington e docente all’Università del Maryland, dopo esser uscito dalla Società Psicoanalitica è, nel 1936, tra i fondatori della Washington School of Psychiatry e dà vita al movimento «culturalista,» di cui diventerà il portavoce. È stato inoltre professore di psichiatria e direttore del dipartimento di Psichiatria alla Georgetown University Medical School.

2. La sua attività clinica con i pazienti schizofrenici, e l’introduzione di alcune modifiche nella tecnica psicoanalitica classica lo portano a sostenere l’utilità di un approccio psicosociale all’interno della metodologia psichiatrica. Giunge così a formulare «la teoria interpersonale della psichiatria» che vuol essere un superamento della teoria freudiana. Secondo tale teoria, basata sulla nozione di «campo relazionale», la personalità individuale può essere considerata una «configurazione relativamente durevole, delle situazioni interpersonali, che caratterizzano la vita umana, e cioè come un prodotto dell’interazione di campi di forze interpersonali, intesi molto concretamente come l’insieme delle relazioni sociali in cui il soggetto si è venuto a trovare nel corso della sua vita». Su questa base S. sostiene che la malattia mentale, e la schizofrenia in particolare, ha origine in un disturbo delle relazioni interpersonali e riflette un problema di fondo, o una deformazione, dell’organizzazione di base della personalità. Per S. la psichiatria deve direttamente integrarsi nel vivo del tessuto sociale, aprirsi all’osservazione dei dati reali ed essere programmaticamente finalizzata al «beneficio del paziente».

Bibliografia

a)​​ Fonti:​​ tra le opere di S., pubblicate postume ad eccezione di​​ Conception of modern psychiatry​​ (1940) (La moderna concezione della psichiatria,​​ Milano, Feltrinelli, 1961), ricordiamo:​​ The psychiatric interview,​​ 1954;​​ Clinical studies in psychiatry​​ (1956);​​ Studi clinici,​​ Milano, Feltrinelli, 1965;​​ Il colloquio psichiatrico, Ibid., 1972;​​ Scritti sulla schizofrenia,​​ a cura di Helen Swick Perry; prefazione all’edizione italiana di Marco Conci, Ibid., 1993. b)​​ Studi:​​ Rattner J.,​​ Psychologie der zwischenmenschlichen Beziehungen: eine Einführung in die neopsychoanalytische Sozialpsychologie von H.S.S.,​​ Freiburg im Breisgau, Walter-Verlag,​​ 1969; Perry H. S.,​​ Psychiatrist of America: the life of H.S.S.,​​ Cambridge, Harvard University Press, 1982; Conci M.,​​ S. rivisitato: la sua rilevanza per la psichiatria,​​ la psicoterapia e la psicoanalisi contemporanee, Bolsena, Massari, 2000.

F. Ortu - N. Dazzi