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WEBER Max

 

WEBER Max

n. a Erfurt nel 1864 - m. a Monaco di Baviera nel 1920, sociologo ed economista politico tedesco.

1. È certamente con ragione considerato uno dei padri fondatori della sociologia per i suoi importanti studi sulla​​ ​​ società, la politica, l’economia, la religione e la scienza. Suo padre era avvocato. La madre era una donna colta e pia i cui interessi religiosi e umanitari non erano condivisi dal marito. Dopo il liceo, W. frequentò la facoltà di Giurisprudenza delle università di Heidelberg e di Berlino. Si laureò a​​ Göttingen​​ nel 1886 con una dissertazione intitolata​​ Un contributo alla storia delle organizzazioni commerciali medioevali.​​ Nell’autunno del 1894 divenne professore di ruolo di economia all’università di Friburgo; nel 1896 si trasferì all’università di Heidelberg. Nel 1903 divenne uno dei direttori dell’Archiv für Sozialwissenschaft und Sozialpolitik​​ e poté intensificare la ricerca scientifica. Nel 1904 pubblicò i primi risultati: un saggio di metodologia, una discussione sulla politica agraria nella Germania orientale e il noto volume su​​ L’etica protestante e lo spirito del capitalismo.​​ La sua attività scientifica continuò altrettanto intensa e varia per il resto della vita. Di W. è da ricordare anche:​​ Die protestantische Ethik und der Geist des Kapitalismus; Wirtschaft und Gesellschaft,​​ pubblicato postumo nel 1922.

2. Il tema centrale studiato da W. è il razionalismo proprio dell’Occidente di cui tocca le diverse sfere: scienza, diritto, arte, scuola, politica ed economia. Il​​ ​​ capitalismo moderno, fondato sull’organizzazione razionale del lavoro, è solo un aspetto della sua riflessione. W. vuole identificare la specificità del contributo dell’Occidente allo sviluppo storico. Egli procede a studi comparativi sulla base del metodo sociologico e giunge a caratterizzare la nostra​​ ​​ cultura come una forma particolare di razionalismo, che si ritrova in tutti gli aspetti dell’evoluzione storica e ha le sue radici nel mondo ebraico-cristiano da un lato e greco-romano dall’altro. Lo studio del primo ha appunto al centro quel fenomeno della libera profezia che spezza il cerchio del magico e pone agli uomini domande di carattere etico nel nome di un Dio trascendente, dando così l’avvio alla razionalizzazione della vita. La sociologia delle religioni è l’opera che più a lungo e costantemente ha occupato l’attenzione di W., che l’aveva intesa come opera ultima e più importante della sua vita di studioso. La razionalizzazione assume in W. molte interpretazioni. Talvolta egli parla di razionalizzazione dell’azione, talvolta di razionalizzazione della condotta di vita, altre volte di razionalizzazione di una visione del mondo, di un tipo di etica, di un’immagine religiosa del mondo. Egli non vede in questo processo soltanto un tratto caratteristico della cultura occidentale, ma piuttosto un aspetto effettivamente universale, diffuso in tutte le altre civiltà. L’Occidente costituisce solo il grado estremo a cui tale processo è giunto. W. non ha certo esaltato la razionalità moderna che resta tutta fondata sul calcolo opportunistico e sulla corsa al successo, al profitto, all’efficienza, al benessere ad ogni costo. Essa, secondo W., può imprigionare l’uomo nella «gabbia d’acciaio della dipendenza». In particolare, W. ha temuto che la razionalizzazione impersonale e la burocratizzazione di tutti gli ambiti della vita finissero con l’annullare i valori e distruggere i rapporti umani, facendo perdere di vista il senso stesso dell’esistenza.

Bibliografia

Schluchter W.,​​ Rationalismus der Weltbeherrschung: Studien zu M.W., Frankfurt, Suhrkamp, 1980;​​ Marshall G.,​​ In search of the spirit of capitalism.​​ An essay on M.W.’s Protestant ethic thesis, New York, Columbia University Press, 1982; Parkin F.,​​ M.W.,​​ London, Tavistock Publications,​​ 1982;​​ Bendix R.,​​ M.W. Un ritratto intellettuale,​​ Bologna, Zanichelli, 1984; Rossi P.,​​ M.W.: Oltre lo storicismo,​​ Milano, Il Saggiatore, 1988; Treiber H. (Ed.),​​ Per leggere M.W., Padova, CEDAM, 1993; Pacifico A.,​​ M.W. I fondamenti della sociologia politica, Negarine, Il Segno dei Gabrielli, 2002;​​ Behnegar N.,​​ Leo Strauss,​​ M.W.,​​ and the scientific of politics, Chicago, University of Chicago Press, 2003.

J. Bajzek




WECHSLER David

 

WECHSLER David

n. nel 1896 a Lespedl (Romania) - m. nel 1981 a New York, psicologo statunitense.

1. Da giovane laureato W. ha dovuto diagnosticare le abilità intellettive delle reclute, usando i​​ ​​ test allora disponibili. Egli si è reso conto che tali test coglievano bene i processi astratti, ma in pratica non rilevavano importanti fattori «non intellettivi» come tenacia, motivazione, aspirazioni, interessi e per questa ragione risultavano solo parzialmente utili. Queste constatazioni hanno spinto W. a elaborare la prima scala di intelligenza, denominata​​ Bellevue Intelligence Scale.​​ La struttura delle scale è stata influenzata dal modello teorico di intelligenza di​​ ​​ Spearman e successivamente dal modello fattoriale di L. L. Thurstone delle abilità primarie. W. ha unito le due istanze teoriche, considerando l’intelligenza un «costrutto unitario, ma articolato». Inoltre ha arricchito le prove, particolarmente quelle verbali, con contenuti non intellettivi. Ogni prova, in misura differente, contribuiva alla misurazione dell’abilità generale. Dall’insieme si otteneva il quoziente globale dell’intelligenza, detto di «deviazione» (una sua innovazione rispetto al quoziente per età). Dal livello e dalle differenze tra le singole prove del soggetto sorgevano delle utili ipotesi interpretative sulla sua situazione intellettiva, come anche dei suggerimenti sugli interventi terapeutici per i soggetti.

2. In base all’esperienza molto positiva W. ha elaborato varie scale di intelligenza di cui le più note e le più usate sono state:​​ Preschool and Primary Scale of Intelligence (WPPSI),​​ Intelligence Scale for Children (WISC)​​ e​​ Adult Intelligence Scale (WAIS),​​ che abbracciavano praticamente l’intero arco della vita umana. Le ultime due scale sono state rivedute, prima nell’originale e poi nell’adattamento italiano (WISC-R e WAIS-R) e recentemente la WISC-R è stata sostanzialmente rielaborata e pubblicata nella sua terza edizione (WISC-III) anche nell’adattamento italiano. W., con le sue scale, come anche con la sua monografia​​ The measurement of adult intelligence,​​ ha contribuito notevolmente al chiarimento del complesso costrutto dell’intelligenza. W. intendeva ottenere come unico scopo quello di «aiutare le persone a capire il mondo e rispondere alle sue sfide con le proprie risorse» (Matarazzo, 1981); ne risulta così chiaro il risvolto educativo. Rimase incompiuto un suo progetto di elaborazione di una scala per anziani (Intelligence Scale for the Elderly).​​ Il desiderio di W. è stato parzialmente realizzato nell’ambito italiano con l’opera di Orsini e Laicardi (2003) con il titolo «WAIS-R e terza età» in base alla quale è possibile misurare l’efficienza intellettiva dei soggetti di età tra 65 a 84 anni. Le informazioni ottenute da tale opera possono essere valutate ulteriormente con il contributo di Padovani (1999) sulla involuzione mentale, sui danni cerebrali e sui disturbi psichiatrici dei soggetti di tale età. Dalla combinazione delle prove della WAIS-R è possibile intravedere da quale patologia è affetto un paziente. Anche la scala WISC-III è accompagnata dal volume di Padovani (2006) per mezzo del quale è possibile accertare: ritardo mentale, disturbi dell’apprendimento, disturbi autistici, iperattività, disturbi d’ansia e disturbi emotivi in generale. Le scale di W. sono mezzi indispensabili per l’attività degli psicologi e con il contributo delle recenti opere citate anche per gli psichiatri.

Bibliografia

W.D.,​​ The measurement and appraisal of adult intelligence,​​ Baltimore, Williams and Wilkins, 1958; Matarazzo J. D.,​​ D.W.​​ (1896- 1981), in «American Psychologist» 36 (1981) 1542-1543; Padovani F.,​​ L’interpretazione psicologica della WAIS-R,​​ Firenze, O. S., 1999; Orsini A. - C. Laicardi,​​ WAIS-R e terza età. La natura dell’intelligenza nell’anziano: continuità e discontinuità,​​ Ibid., 2003; Padovani F.,​​ La WISC-III nella consultazione clinica,​​ Ibid., 2006.

K. Poláček

WELFARE STATE​​ ​​ Stato sociale




WELTANSCHAUUNG

 

WELTANSCHAUUNG

Termine ted., invalso in molte lingue, per indicare la visione del mondo e della vita.

1. Esso indica più specificatamente la rappresentazione mentale e il discorso che ogni popolo, cultura, epoca, gruppo ed individuo si fanno del mondo (cioè della totalità delle cose con cui storicamente ci si rapporta) e della vita (cioè della propria e comune esistenza), dando loro, via via, un determinato senso e valore, nel corso e nell’evolversi della vicenda storica personale e comunitaria. Presente già nella cultura tedesca ottocentesca, è stato tematizzato da W. Dilthey e K. Jaspers. Il primo lo ha collegato in particolare con lo «spirito del tempo», vale a dire con ciò che dal punto di vista culturale, artistico, filosofico, politico e religioso distingue un’epoca o un periodo da un altro. Il secondo, a sua volta, ha distinto nelle W. l’aspetto soggettivo, gli atteggiamenti, dall’aspetto contenutistico, le immagini.

2. La W. individuale e di gruppo ha una notevole rilevanza in educazione. Infatti non è senza significato per l’agire educativo l’atteggiamento spontaneo o riflesso che si ha nei confronti della realtà in generale o di fronte al tempo, al passato, al presente, al futuro (paura, conservazione, contestazione, impegno riformatore, pessimismo, ottimismo, assenza o presenza di prospettive, ecc.). Né saranno meno significative le immagini, le idee, i valori che agevolano o rendono difficile la lettura della realtà che sta alla base di qualunque impegno individuale, interpersonale o comunitario di educazione Altrettanto si può dire, in particolare, per ciò che riguarda una visione credente, agnostica o atea della vita.

Bibliografia

Dilthey W., «Der Aufbau der geschichtlichen Welt in den Geisteswissenschaften», in​​ Gesammelte Schriften, vol. VII, Leipzig, Teubner,​​ 1914-1936; Jaspers K.,​​ Psicologia delle visioni del mondo, Roma, Astrolabio, 1950 (orig.: 1919).

C. Nanni