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ROGERS Carl

 

ROGERS Carl

n. a Chicago nel 1902 - m. a La Jolla nel 1987, psicologo statunitense.

1. R. fu il quarto dei sei figli di una famiglia molto unita e dai rigidi principi morali. Visse i primi anni della sua vita in campagna e frequentò gli studi di agraria al College del Wisconsin. Durante un viaggio in Cina ebbe modo di allargare i propri orizzonti culturali; dopo questo viaggio decise di dedicarsi alla vita religiosa: ma avendo scoperto che la propria vocazione non aveva radici profonde, abbandonò questa strada ed incominciò a frequentare vari corsi all’Università di Columbia dove individuò la propria autentica inclinazione verso la psicologia e la psichiatria, il che lo indusse a studiare all’Institute for Child Guidance.​​ Assunto come psicologo nel​​ Child Study Department​​ della​​ Society for the Prevention of Cruelty to Children​​ a Rochester, New York, vi lavorò per 12 anni e fu qui che, verso la fine della sua permanenza, fondò un «Centro di Consultazione». Nel 1940 fu nominato professore all’Università di Stato dell’Ohio, dove nel 1942 presentò una prima formulazione delle sue idee nel lavoro intitolato​​ Counseling and psychotherapy.​​ È da questo momento che la terapia di R. si consolida come sistema teorico che viene via via presentato in varie opere, articoli e libri, fra i quali è da ricordare​​ Client-centered therapy: its current practice,​​ implications and theory,​​ che contiene in maniera sintetica gli aspetti principali della sua teoria. L’interesse per il benessere e la salute psichica della persona lo portò a fondare una scuola che assunse la denominazione di​​ Client-centered therapy​​ (terapia centrata sul cliente).

2. Nei lavori di R. si possono individuare tre aspetti fondamentali che riguardano: la «tendenza attualizzante», forza di crescita presente nella persona che la porta ad agire ed a vivere pienamente la vita; gli «scopi» che la terapia si propone; ed i «procedimenti tecnici», cioè i modelli, gli strumenti, la condotta ed i mezzi adottati dal terapeuta per svolgere il processo terapeutico che porterà all’esame degli eventi psichici che si svolgono nel soggetto. La modalità di intervento terapeutico è stata denominata «non direttiva» in quanto il terapeuta non deve proporre al cliente obiettivi lontani o diversi da quelli che questi vorrebbe raggiungere e deve evitare ogni accelerazione prematura nello sviluppo personale del cliente stesso rispettandone i tempi ed i ritmi di cui egli ha bisogno per effettuare il cambiamento. Nel​​ ​​ colloquio, il terapeuta, con le sue risposte al vissuto del cliente tenta in primo luogo di favorire l’espressione dell’emozionalità del soggetto, prosegue poi verso la promozione dell’«insight», denominata auto-esplorazione e auto-comprensione, e verso la chiarificazione delle azioni del cliente, badando in ogni momento a rispondere al sentimento del cliente stesso. Il terapeuta aiuta il soggetto ad auto-esplorarsi attraverso un atteggiamento di «genuinità», di «accettazione positiva incondizionata» e di «empatia», nonché rinforzandolo attraverso specifiche modalità di «risposta». Così, insensibilmente, la persona passa dall’auto-esplorazione all’auto-comprensione. Questo passaggio costituisce il momento decisivo del processo terapeutico perché con esso si determina un notevole cambiamento sulla base dell’acquisizione, da parte del cliente, di una obiettiva conoscenza di sé, dei suoi problemi e del suo mondo, conoscenza che include la comprensione dell’impatto sulle altre persone, e la natura o la modalità del proprio modo di essere e di agire nelle relazioni interpersonali.

3. Ci siamo soffermati sulla psicoterapia perché la teoria della personalità elaborata da R. discende direttamente dalla sua esperienza clinica, riceve conferma dalla ricerca empirica, e si presenta come una teoria dinamica, in quanto si interessa del cambio della personalità e non delle strutture fisse. R. dalla fenomenologia e dalla teoria organismica, coglie ed elabora alcuni concetti fondamentali: il concetto di sé, inteso come l’immagine soggettiva che la persona ha di se stessa, e quello dell’organismo, concepito come l’insieme organizzato della psiche e del soma, in cui è presente un impulso fondamentale verso l’auto-realizzazione. Questa spinta per diverse circostanze della vita può essere stata soffocata, e per mezzo del colloquio terapeutico viene fatta riemergere, ponendo, quindi, la persona nuovamente in grado di conquistare libertà, autonomia e capacità di dirigersi costruttivamente. L’interesse che R. provava per la persona umana lo portò a studiarne anche altri aspetti oltre a quelli brevemente enunciati e che, in un modo o nell’altro, ruotano intorno alla modalità terapeutica da lui proposta. Fra questi ricordiamo la «coscienza di sé», intesa principalmente come simbolizzazione delle esperienze, di una coscienza esistenziale, di un sentimento di esistere, che se non è distorta bensì aperta all’esperienza, porta la persona a vivere in un modo più sensibile, più variato e più ricco. Un altro aspetto è quello di «libertà» intesa come libertà interiore che permette di vivere secondo le proprie scelte. Fra i tanti temi che R. ha studiato e proposto, ricordiamo quello della «soggettività umana», tema esistenziale presente in tutti i suoi scritti. Per R. l’uomo è un soggetto attivo che, padrone di se stesso, vive soggettivamente l’esistenza, i propri sentimenti e le proprie esperienze. Sono state molte le critiche rivolte a R. a causa di queste enunciazioni, ma resta il fatto che da lui ebbe inizio una ricca e feconda corrente di studi e di osservazioni sull’uomo, sulla personalità umana e sulle sue possibilità di normale sviluppo o di degenerazione patologica. La teoria di R., senza cristallizzarsi negli schemi di una presunta ortodossia, ha influito su parecchie tendenze della scienza e della pratica psicologica in situazioni ed a livelli diversi, nel laboratorio e nella clinica, nel lavoro e nella scuola.

Bibliografia

R.C.R. - G. M. Kinget,​​ Psicoterapia e relazioni umane,​​ Torino, Bollati Boringhieri, 1970; R.C.R.,​​ La terapia centrata sul cliente,​​ Firenze, Martinelli, 1970; Id.,​​ Psicoterapia di consultazione:​​ nuove idee nella pratica clinica e sociale,​​ Roma, Astrolabio, 1971; Bruzzone D., C.R.,​​ La relazione efficace nella psicoterapia e nel lavoro educativo, Roma, Carocci, 2007.

W. Visconti