PSICOLOGIA DELLA PERSONALITÀ
Disciplina specifica dell’ambito psicologico che studia in particolare il costrutto personalità, le sue caratteristiche, la sua genesi, il suo divenire, la sua formazione. In tal senso è particolarmente rilevante per la riflessione pedagogica.
1. Partendo dalla considerazione che il divenire individuale non dipende tanto dalle singole unità analitiche (tratti, motivi, abiti, ecc.), né costituisce un semplice processo di crescita spontaneo, ma piuttosto è il risultato della totalità organizzata (cioè dell’individuo inteso in relazione al suo mondo), è necessario indagare su quelle questioni che regolano il comportamento della persona nei suoi rapporti col mondo. Per quanto riguarda l’origine della p.d.p. possiamo trovare all’inizio contributi culturali, in particolare studi antropologici, in cui si riflette sulla natura dell’essere umano. Tuttavia uno sviluppo propriamente scientifico della p.d.p. si ha intorno al 1920.
2. Guardando ai risultati delle ricerche effettuate si arriva alla conclusione che a tutt’oggi gli studi del settore rivelano uno stato di complessità. Nonostante le numerose ricerche, le conclusioni finora raggiunte sono parziali e spesso divergenti, principalmente a causa della metodologia di indagine adottata e dei presupposti antropologici degli studiosi. Per quanto concerne la metodologia di indagine, bisogna dire che i principi su cui si imposta una ricerca hanno una doppia origine: una dalla discussione sul modo di studiare la singolarità dal punto di vista nomotetico, in base all’affermazione di → Aristotele secondo il quale la «scientia non est individuorum», e l’altra dalla riflessione su come studiare in genere il comportamento individuale. Sono così nate tipiche proposte per studiare la personalità nella sua originale singolarità: l’approccio idiografico e l’approccio nomotetico. Secondo l’approccio idiografico la personalità risulta fondamentalmente dalla visione biografica, mentre secondo l’approccio nomotetico lo studio della personalità avviene in due modi: mediante la classificazione nomotetica (descrivere la singolarità secondo categorie, tratti, fattori) e mediante la riduzione nomotetica (descrivere e interpretare le differenze individuali). Un altro fattore che concorre ad aumentare le divergenze nello studio della personalità deriva dalla stessa impostazione metodologica, nell’adozione cioè del metodo fenomenologico o di quello operazionalistico nella ricerca sulla personalità. Ciò che differenzia fondamentalmente questi due tipi di procedimento metodologico è il modo in cui le fonti d’informazione sono considerate ed utilizzate. Più concretamente, mentre l’impostazione fenomenologica raccoglie i dati psichici mediante la semplice descrizione (ossia la descrizione dei fatti psichici secondo il linguaggio comune) del comportamento manifesto in situazioni naturali e dalle esperienze comunicate personalmente, l’impostazione operazionalistica privilegia i dati ottenuti mediante l’osservazione dei comportamenti manifesti e universalmente definiti in situazioni controllate. Circa l’ultimo metodo è da osservare che questo esige per lo studio della personalità, analogamente alle scienze naturali, dei criteri rigidi di osservazione e quantificazione per cui può essere chiamato scientifico, positivistico o anche oggettivistico. Oltre ai fattori legati direttamente all’impostazione metodologica, anche le prospettive antropologiche, secondo cui i ricercatori considerano la natura umana, vengono a costituire un’altra fonte di divergenza nello studio della personalità. Infatti, come fa notare → Allport (1957), il modello uomo non viene concepito in modo univoco nello studio della personalità. Mentre nel passato in Inghilterra e negli Stati Uniti ha predominato la tradizione di → Locke, nel continente ha avuto il sopravvento la tradizione di Leibniz e di → Kant. L’adesione a uno di questi modelli di uomo ha avuto necessariamente delle conseguenze nello studio della personalità sulla scelta dell’oggetto di ricerca.
3. Volendo dare un apporto critico riguardo ai fattori che causano le divergenze nello studio della personalità, riteniamo che una p.d.p. che non voglia essere né parziale né unilaterale debba partire da presupposti antropologici che rispettano la totalità dell’essere umano e che, coerentemente, debba seguire principi metodologici che consentano di tenere fede a questa premessa. Per una maggiore comprensione della collocazione della p.d.p. nell’ambito delle discipline psicologiche, possiamo sostenere che questa appartiene alle discipline teoriche fondamentali della p., a cui si rifanno le diverse discipline della p. applicata (per es. p. clinica, p. del lavoro). Rimanendo sempre nel campo delle discipline di orientamento teorico vediamo che, mentre la p. generale studia le leggi generali del comportamento umano (per es. riguardo alla percezione, motivazione) e la p. dello sviluppo ha come oggetto di studio i cambiamenti e i condizionamenti del comportamento individuale nel tempo, la p.d.p. si occupa delle differenze individuali e dei principi di fondo del divenire individuale.
Bibliografia
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H. Franta