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ORATORIANI

 

ORATORIANI

Movimento spirituale-pedagogico francese - Movimento spirituale-pedagogico italiano.

1. Pierre de Bérulle (1575-1629, card. dal 1627) fonda nel 1611 (con approvazione pontificia del 1613), l’«Oratorio di Gesù Cristo», un’associazione di sacerdoti secolari che vivevano in comunità senza voti, dedicati alla formazione iniziale e permanente degli ecclesiastici. Accettano poi anche dei collegi, dove conducono in molte parti della Francia per quasi due secoli (vengono soppressi nel 1792) una esperienza di pedagogia cristiana con molti tratti originali. Il fondamento delle scuole è radicalmente religioso-spirituale, inteso a formare Gesù Cristo nel cuore degli allievi. L’istruzione letteraria è un mezzo a questo scopo. Vi è incluso l’insegnamento del fr., della storia, delle scienze (geografia, cartografia, matematica) e della filosofia moderna cartesiana, ma la base resta il trilinguismo (lat., gr., ebraico) che apre allo studio della Bibbia e dei Padri della Chiesa. Gli allievi appartengono alla piccola e media borghesia piuttosto che alla nobiltà. Si cerca di superare l’antitesi fra la pietà e lo studio, il metodo è quello della comprensione, dolcezza, riserbo, discrezione, fondati sulla carità, l’interiorità e una spiritualità teocentrica e cristocentrica.

2. Filippo Neri (1515-1595), sacerdote dal 1551 e proclamato santo nel 1622, trasferitosi da Firenze a Roma, vi promosse negli anni ’50 un movimento spirituale-educativo che prese il nome di​​ ​​ Oratorio e da cui scaturì nel 1575 una Congregazione di preti e chierici secolari viventi in comune, e dediti all’​​ ​​ educazione cristiana dei fedeli e in particolare dei giovani. L’Oratorio si presenta come un raggruppamento libero e diversificato di giovani e adulti, invitati a passare le ore pomeridiane in trattenimenti spirituali, nell’ascolto della Parola di Dio, esposta e commentata in modo familiare e in vista del perfezionamento della vita cristiana. Vi vengono promossi il culto eucaristico, la confessione e la direzione della coscienza, la musica e le arti figurative, e anche il gioco e il divertimento, in un’atmosfera di festosa cordialità. Alla pedagogia dell’Oratorio filippino si ispira il trattato di​​ ​​ Antoniano. La Congregazione si diffuse in Italia, in Europa, in America e in India. Ne furono membri, tra molti altri, il P. Faber e il card. Newman e i beati Giovenale Ancina, Antonio Grassi e Sebastiano Valfré, come pure i card.​​ Capecelatro e Giulio Bevilacqua.

Bibliografia

a) Su P. Bérulle: Dagens J.,​​ Bérulle et les origines de la restauration catholique (1575-1611),​​ Paris-Bruges, Desclée de Brouwer, 1952; Plongeron B., «Du modèle jésuite au modèle oratorien dans les collèges français à la fin du XVIIIe siècle», in J. Preaux (Ed.),​​ Église et enseignement,​​ Bruxelles, Éditions de l’Université de Bruxelles, 1977, 89-136;​​ Braido P. (Ed.),​​ Esperienze di pedagogia cristiana nella storia,​​ vol.​​ II, Roma, LAS, 1981, 9-64. b) Su F. Neri: Marciano G.,​​ Memorie historiche della Congregazione dell’Oratorio,​​ 5 voll., Napoli, De Bonis, 1693-1702; Capecelatro A.,​​ Vita di S. Filippo Neri,​​ Roma, Desclée et Lefebvre, 1901; Cistellini A.,​​ S.​​ Filippo Neri,​​ l’Oratorio e la Congregazione oratoriana. Storia e spiritualità,​​ Brescia, Morcelliana, 1989.

U. Gianetto




ORATORIO

 

ORATORIO

Che l’o. in quanto istituzione educativa specifica non sia una realtà omogenea appare evidente quando se ne considerino la storia e i diversi filoni pedagogici e spirituali a cui si ispira e da cui è stato «plasmato».

1. La storia dell’o. si può rintracciare ancor prima dei tempi di s. Filippo Neri a Roma e di s. Carlo​​ ​​ Borromeo a Milano (sec. XVI) con le varie esperienze di formazione cristiana della gioventù ci si può anche richiamare ai Patronati e Opere della Gioventù di derivazione francese (sec. XVIII) o a quelli veneziani. L’Ottocento vede il consolidarsi di tale istituzione attraverso la sua reimpostazione nel clima sociale del tempo contrassegnato dai problemi fin troppo noti della prima industrializzazione e urbanizzazione. Nuove forme di o. nascono così attorno a figure come L. Pavoni a Brescia, don G. Cocchi e soprattutto don G.​​ ​​ Bosco a Torino.

2. Ciascuna tradizione, ricollegata alla sua memoria storica, spirituale e pedagogica, ha consolidato nel tempo l’immagine che le è propria, nel continuo tentativo di riproporre l’identità di origine nel confronto con i problemi via via emergenti. Oggi se ne conoscono diversi riferimenti carismatici (specie se legati a Congregazioni religiose, come gli​​ ​​ Oratoriani e i​​ ​​ Salesiani), diverse tradizioni, diversi modelli di organizzazione, su scala regionale e nazionale. La realtà dell’o., tuttavia, è avvertita ancora come un’importante se non decisiva istituzione, integrata o da integrare ad altre istituzioni, di valida efficacia formativa per le giovani generazioni. Accanto a tale riconoscimento e sottostanti alle differenze, talvolta anche di sostanza, è possibile individuare alcuni punti di riferimento comuni che si sono consolidati nella storia: la caratteristica di essere «per tutti», soprattutto per ragazzi e giovani dei ceti polari (come tentativo di «ricerca-avvicinamento» dei giovani stessi e non di attesa di un loro avvicinamento alle strutture usuali di educazione-evangelizzazione); la strutturazione di un «ambiente» tipico, aperto e protetto, dove incontrarsi tra generazioni, non solo per il tempo libero; la creazione di un «clima» di familiarità e di «simpatia» per gli interessi e le domande giovanili; la «via educativa» attraverso cui abilitare i giovani a gestire la propria vita; e la speciale «formula» di offerta formativa attorno alle dimensioni del gioco, del catechismo, del lavoro e dell’aggregazione (ricreatorio, o., laboratorio), come momenti espressivi di un globale progetto di educazione integrale, di ispirazione umanistico-cristiana.

3. Nella riscoperta e riattualizzazione del carisma specifico si è mossa la tradizione degli o., fino a ottenere espliciti riconoscimenti ecclesiali non meno che di pedagogisti ed educatori. Gli anni del dopo Concilio e i fenomeni della contestazione hanno visto una crisi generalizzata dell’o., uno scadimento fino alla sua marginalizzazione sociale, mentre si tentavano nuovi sentieri per il suo rinnovamento: quello catechistico, socio-politico, ludico-sportivo, associazionistico e dell’o. come «casa della comunità». Una rinnovata consapevolezza attuale dell’impegno della Chiesa verso le nuove generazioni, dell’urgenza inderogabile di formazione e prevenzione, la crescita di nuove domande nella stessa condizione giovanile rilanciano oggi l’istituzione dell’o. come uno degli ambienti privilegiati dove è possibile abilitare le nuove generazioni alla crescita di sé nella solidarietà, in una parola dove è possibile rinnovare l’educazione per riappassionarsi alla vita, e riattivare i canali comunicativi tra Chiesa e giovani per la loro educazione alla fede e anche per avviare a un certo protagonismo giovanile.

4. Nel rinnovamento e riproposizione dell’o. come ambiente e «progetto» educativo globale, nella dinamica di sintesi fede-vita, si intrecciano così la memoria e la tradizione, i «segni dei tempi», le nuove prospettive pedagogiche e le domande dei giovani. In questa direzione si pensano e si coniugano il rilancio dell’​​ ​​ animazione come metodo e stile educativo, l’apertura al sociale e civile nel territorio, l’attenzione agli sbocchi e itinerari educativi, la reinterpretazione delle «attività formative» nelle più ampie categorie di «espressione giovanile», «evangelizzazione», «animazione culturale», l’attenzione alla «educazione di rete» nel collegamento più stretto con parrocchie e associazioni che hanno come preoccupazione educativa gli stessi giovani e operatori. Ma anche assumendo una certa dimensione missionaria in un duplice movimento: abbassando la soglia di ingresso (anche nella gradualità delle proposte) e «andando verso i giovani» là dove essi sono: i nuovi luoghi (o «non-luoghi») giovanili, reali o virtuali: la strada, le discoteche, i bar, le palestre, gli stadi e luoghi dei concerti, internet…

5. L’opera degli o. è stata recentemente sostenuta a più livelli anche dal legislatore (sia dal Parlamento Italiano con la L. 206 / 2003, sia da diverse Regioni del nostro Paese) che ne ha riconosciuto «la funzione sociale ed educativa» nell’ottica della sussidiarietà volta a evidenziare e promuovere, in ordine al conseguimento del bene comune, la soggettività peculiare di una realtà tanto efficace e diffusa in Italia.

6. Nel 2001, promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana, con la quale agisce in stretto contatto, è nato il Forum degli O. Italiani, lo strumento di coordinamento nazionale degli organismi ecclesiali che dedicano speciale cura all’O., che ha l’intento di: «studiare la realtà delle nuove generazioni in costante cambiamento per mantenere viva l’attenzione sulle loro esigenze educative; sostenere e coordinare l’azione educativa degli o.; promuovere e finanziare la ricerca pedagogica e metodologica e individuare strutture adeguate; rappresentare gli o. italiani e favorire il raggiungimento dei loro obiettivi nelle istituzioni locali, nazionali e internazionali» (cfr. lo Statuto del Foi). È formato da oltre 30 membri: Coordinamenti regionali di Pastorale giovanile; Istituti religiosi e Congregazioni che hanno l’O. nel loro carisma (Salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice, Giuseppini, Filippini, Canossiani…); Associazioni (ANSPI, NOI, Azione Cattolica, CSI, PGS, CTG…); Federazioni o Coordinamenti locali di o. Il Foi promuove ogni anno in Italia una Giornata di attenzione pastorale e sociale agli o., il 26 maggio, memoria di san Filippo Neri.

Bibliografia

Caimi L., «L’O. salesiano: la specificità di una proposta pedagogica», in​​ Don Bosco. Ispirazione,​​ proposte,​​ strategie educative,​​ Leumann (TO), Elle Di Ci, 1989; Floris F. - M. Delpiano,​​ L’O. dei giovani,​​ Ibid., 1992;​​ L’O. dei giovani: insieme per essere fedeli alla vocazione giovanile e popolare,​​ Roma, CISI, 1993. Diocesi di Milano,​​ Sinodo 47°​​ - Cap. 11: Pastorale giovanile e o.,​​ Milano, 1995; Apeciti E.,​​ L’O. ambrosiano da san Carlo ai giorni nostri, Milano, Ancora, 1998; Sigalini D.,​​ O.: uno spazio di aggregazione indispensabile per educare i giovani alla fede,​​ in «NOI book» (2002) 1; «Ponti tra la strada e la chiesa». L’O. salesiano agli inizi del terzo millennio,​​ in «Note di Pastorale Giovanile» (2002) 2;​​ Il volto missionario degli o. nei prossimi anni – speciale «O. oggi e domani»,​​ in «L’Eco degli O.» (2003) 7-8; Sabbadini M.,​​ Il «mistero» dell’o., in «NOI book» (2004) 12;​​ Spezzibottiani M.,​​ Non c’è o. senza domenica,​​ Foi - Collana O., Roma, EDB, 2005; Gracili R. (Ed.),​​ Funzione educativa e sociale degli O. nelle comunità locali,​​ Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 2005; Cappelli Q.,​​ Negli o. l’o.,​​ Brescia, ANSPI, 2007; sito internet:​​ www.oratori.org​​ (con link ai siti di tutte le altre realtà oratoriane); periodico: «L’Eco degli O.».​​ Rivista della Fondazione diocesana per gli o. milanesi - fondata nel 1907​​ -​​ Ed. In Dialogo.

G. Denicolò