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NATORP Paul

 

NATORP Paul

n. a Düsseldorf nel 1854 - m. a Marburgo nel 1924, filosofo e pedagogista tedesco.

Storico della filosofia e della pedagogia antiche e moderne, N. fu uno dei maggiori rappresentanti della Scuola di Marburgo, di cui era capo H. Cohen, eminente commentatore e interprete di​​ ​​ Kant. Oltre alle tre sfere riconosciute da Cohen, la logica, l’etica e l’estetica, N. aggiunge quella psicologica. Nei suoi studi storici N. interpreta in senso kantiano​​ La teoria delle idee di Platone​​ (1903) che presenta non come sostanze trascendenti nell’iperuranio, ma come «idee regolative» nel senso della dialettica trascendentale. Alla morale platonico-kantiana deve ispirarsi anche la riforma della società. In tal senso è orientato il suo maggiore contributo alla pedagogia, la​​ Pedagogia sociale​​ (1899) che vede l’educazione del singolo condizionata da quella sociale e viceversa. La prospettiva herbartiana che vede la pedagogia come un rapporto di mediazione tra psicologia ed etica è pertanto troppo limitata. Il processo educativo deve coinvolgere tutte le forme della cultura, logiche etiche ed estetiche, in un compito infinito di rinnovamento continuo, nel quale gli educati di oggi saranno gli educatori di domani.

Bibliografia

Ruhloff J.,​​ P.N.s Grundlegung der Pädagogik,​​ Freiburg, Lambertus, 1966; Philonenko A.,​​ L’École de Marburg: Cohen,​​ N.,​​ Cassirer,​​ Paris, Vrin, 1989; N. P.,​​ Philosophische Systematik, Hamburg, Meiner, 2000.​​ 

M. Laeng




NATURA

 

NATURA

Etimologicamente il termine n. (dal gr.​​ physis)​​ viene da «nasci», nascere, trarre origine (gr.​​ ghen);​​ n. è dunque ciò che genera e fa scaturire da sé: letteralmente, quindi, il termine indica l’insieme delle caratteristiche innate, distinte da una considerazione fisica o scientifica delle stesse.

1.​​ Evoluzione del concetto di n. lungo la storia.​​ Alle origini della filosofia greca il concetto di n. include di solito la totalità del reale, ma con la sofistica e con​​ ​​ Socrate la nozione perde gradatamente la sua indeterminatezza e la sua onnicomprensività. In​​ ​​ Platone e in​​ ​​ Aristotele il termine indica talvolta, come nei presocratici, tutta la realtà nelle sue varie forme, e parimenti soltanto il mondo inferiore e mutevole, contrapposto all’immutabile universo ideale o alla realtà non fisica. La svalutazione della n. così intesa trovò una sua accentuazione con il neoplatonismo (coincidenza con il non-essere) e con il Cristianesimo (la n. è sì testimonianza del divino, ma può deviare l’uomo dal suo destino ultraterreno). Nella filosofia medioevale il vocabolo fu assunto come sinonimo di​​ essenza,​​ ad esprimere il principio formale costitutivo di un ente, in quanto origine attiva delle sue operazioni. Il concetto della n. come causa efficiente e finale e come totalità vivente e necessaria è al centro del naturalismo del Rinascimento e dalla filosofia rinascimentale si viene gradualmente districando la moderna scienza della n. L’uomo infatti, ministro e interprete della n., tanto più può agire e comprendere, quanto più intorno all’ordine della n. avrà appreso con l’azione e con il pensiero. Allo spiritualismo ottocentesco è familiare il concetto della n. come degradazione e stasi provvisoria della libera creatività dello spirito. Il positivismo tentò un’interpretazione unitaria della n., utilizzando ampiamente il concetto di​​ evoluzione​​ (Spencer), mentre il carattere «storico» della n. e del suo indissolubile legame con la prassi umana appare l’aspetto più caratteristico dell’impostazione marxista del problema. Nell’epoca moderna il concetto di n. è per lo scienziato e per il filosofo un termine che indica il campo degli oggetti in cui trovano applicazione efficace le tecniche di osservazione e di indagine. Polemicamente il​​ ​​ naturalismo ha quindi significato limitazione all’esperienza ed esclusione del soprannaturale (sia metafisico sia religioso), senza peraltro identificarsi con il materialismo.

2.​​ Naturalismo pedagogico e sue implicanze.​​ Sotto il titolo di​​ ​​ «naturalismo» la storiografia filosofica ha ordinato e catalogato varie correnti di pensiero e vari indirizzi di ricerca ed uno di questi di una certa rilevanza culturale e sociale è il​​ naturalismo pedagogico,​​ che possiamo descrivere come una concezione dell’educazione che fa suo il principio dell’assoluta autonomia della n. dell’uomo, escludendo dal processo formativo elementi provenienti dal campo della spiritualità e del mondo soprannaturale. Questa posizione naturalistica trova nell’opera di​​ ​​ Rousseau la sua scaturigine ed è proprio con il filosofo ginevrino che prendono consistenza, in termini critici e propositivi, i temi che stanno alla base del naturalismo pedagogico. Il naturalismo pedagogico in questi ultimi secoli ha assunto poi varie modalità e accentuazioni. Di conseguenza in pedagogia, soprattutto per influenza di​​ ​​ Comenio, di Rousseau e di​​ ​​ Pestalozzi, si è parlato di​​ metodo naturale​​ e con tale espressione si intende ogni metodo che, messi da parte preconcetti aprioristici ed artifici, si adegui sia alle strutture logiche degli argomenti o alle norme etiche dei comportamenti presentati e sia alla n. del fanciullo, quale è data nel suo spontaneo sviluppo. In conclusione occorre dire che il naturalismo pedagogico, da un’angolazione di analisi critica, presenta in sé valenze indubbiamente e universalmente riconosciute e apprezzate come autentica risorsa umanistica. Rimangono però le differenziazioni e le contrapposizioni derivanti da una diversa concezione della persona umana: la concezione naturalistica dell’uomo e dell’educazione, infatti, trova sul suo cammino la fondata contrapposizione di chi parte dai valori, dalla​​ ​​ cultura, dalla realtà spirituale, del principio della trascendenza, elementi visti cioè come ontologicamente privilegiati sul piano della prassi normativa.

Bibliografia

Braido P.,​​ La teoria dell’educazione e i suoi problemi,​​ Zürich, PAS-Verlag, 1968;​​ Morin E.,​​ La méthode. La vie de la vie,​​ Paris, Seuil, 1980;​​ Scurati C., «N.-naturalismo pedagogico», in G. Flores d’Arcais (Ed.),​​ Nuovo dizionario di pedagogia,​​ Roma, Paoline, 1982, 856-862;​​ L’idea di n.,​​ in «Studium» (1987) 4-5 (n. monogr.);​​ N.,​​ filosofia della, in M. Laeng (Ed.),​​ Enciclopedia pedagogica, vol. V, Brescia, La Scuola, 1992, 8083-8087.

C. Bucciarelli​​ 




NATURALISMO

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NATURALISMO

Posizione teorica che in vario modo assolutizza la​​ ​​ natura come principio di tutto. Ad essa viene ricondotta o ridotta la vita dello spirito, la conoscenza, l’etica, l’estetica, la pedagogia, il diritto. Aspirazione al piacere, funzionalità bio-psichica, imitazione della natura, leggi e diritti naturali, risposta ai bisogni, sviluppo dell’esperienza, diventano criteri del vero, del buono, del bello, del giusto.

1. Le differenziazioni interne dipendono dal diverso modo di intendere la natura stessa: una più esemplata sul fisico-cosmico e una più esemplata sul biologico-umano; una fondamentalmente meccanicistica, atomistica e materialistica; l’altra più vitalistica e panteistica. Al n. si oppongono quelle posizioni che considerano alcuni campi di esperienza umana (intellettuale, estetica, etica, religiosa) come superiori e non riducibili alla natura; e che considerano «fallacia naturalistica» l’identificazione di fatto e valore. Esaltano la libertà, la originalità e la creatività dello spirito (e le corrispondenti «scienze dello spirito», rispetto alle «scienze naturali»). Un certo n. sembra presente nell’attuale ecologismo. Le possibilità di intervento sulla natura derivate dalle bio-tecnologie, dall’informatica, dalla telematica, dalla robotica ripropongono in modo nuovo i rapporti natura-cultura e pongono gravi questioni morali ed etiche.

2. In pedagogia, oltre il n. rousseauiano, continua ad avere una certa risonanza il n. empiristico-pragmatista di​​ ​​ Dewey: l’intera realtà fisica, umana, storica, culturale è vista come un insieme di campi di esperienza e di pratica umana, trattabile scientificamente secondo una logica ricostruttiva, interattiva o transattiva, nell’orizzonte di un miglioramento funzionale di razionalità e di democrazia sociale. Al n. è pure riconducibile l’enfasi spontaneista, specie nelle versioni vicine alle posizioni di A. S. Neill o al freudismo di W. Reich.

Bibliografia

Dewey J.,​​ Esperienza e natura,​​ Torino, Paravia, 1980; Alcaro M.,​​ Filosofie della natura, Roma, Manifestolibri, 2006; Costa P. - F. Michelini,​​ Natura senza fine. Il n. moderno e le sue forme, Bologna, EDB, 2006.

C. Nanni