MUTUO INSEGNAMENTO
MUTUO INSEGNAMENTO
Metodo che si serve della collaborazione degli alunni più capaci per l’istruzione di quelli meno bravi.
1. Origine e significato. Il ricorso alla collaborazione degli alunni nell’istruzione dei propri compagni ha radici lontane nella storia della scuola. Sono stati individuati indizi di una sorta di m.i. nell’antico Egitto, in Grecia, in India. Il metodo acquista lineamenti più precisi nel sec. XVI nelle scuole festive della Dottrina cristiana. Il numero di ragazzi che le frequentano e la mancanza di collaboratori obbligano il fondatore, Castellino da Castello, a ricorrere all’aiuto dei più grandi. Pratiche analoghe si trovano nel sec. XVII nelle scuole di Ch. Demia e negli istituti dei → Fratelli delle Scuole cristiane; ma il «metodo m. sistematicamente organizzato» è opera degli inglesi Andrew Bell (1753-1832) e Joseph Lancaster (1778-1838); ad essi si richiamano le esperienze realizzate nella prima metà del sec. XIX. Perciò il m.i. viene denominato spesso metodo inglese o sistema monitoriale e sono chiamate Monitorial schools le scuole organizzate secondo tale metodo.
2. Tratti caratteristici e diffusione. Nel 1797 Lancaster, maestro quacchero, apre in un sobborgo operaio di Londra una scuola elementare. Per renderne più economica la spesa e più rapida l’istruzione a un maggior numero di ragazzi (in un contesto di progressiva industrializzazione) si avvale dell’opera degli scolari più svegli quali monitori o ripetitori degli altri, giungendo a escogitare una strategia didattica che consente a «un solo maestro di tenere una scuola di mille allievi». Nel saggio Improvements in education as it respects the industrious classes of the community (1803), Lancaster dice di aver perfezionato il suo metodo dopo la lettura del libro An experiment in education made at the male asylum in Madras (1797) di Bell, pastore anglicano, organizzatore di un asilo a Madras, ispirato alla pratica dei maestri indù. Nel 1811 sorge a Londra la British and Foreign School Society, per la diffusione delle scuole monitoriali; ma il laicismo antidogmatico di Lancaster trova l’opposizione della chiesa anglicana, che promuove la fondazione della National Society for Promoting the Education of the Poor e chiama Bell alla direzione del movimento delle scuole mutue per i ragazzi anglicani. Lo scritto lancasteriano è stato tradotto in diverse lingue; ma fuori della Gran Bretagna hanno avuto fortuna i saggi che presentano il «metodo combinato» di Bell e Lancaster, che ne integra gli elementi più caratteristici: struttura semplice delle scuole (una vasta aula rettangolare); divisione dei ragazzi in più classi per ognuna delle materie (lettura, scrittura, aritmetica) presiedute da un monitore; utilizzazione, al posto dei libri, di tavole o cartelloni appesi al muro; le differenti occupazioni scandite da segnali (tocchi di campanello) e comandi («silenzio», «entrate»...). Le scuole organizzate secondo il m.i. si moltiplicano rapidamente in Europa e America. Tra il 1815 e il 1820 ne sorgono in Francia più di 1000. Anche nei diversi Stati italiani il m.i. è accolto con entusiasmo dagli ambienti liberali. Le voci contrarie, però, si fanno sentire presto. La reazione che segue ai moti rivoluzionari degli anni ’20 accusa le scuole mutue di «scuotere l’ordine sociale» in quanto «contrarie ai principi di autorità e subordinazione». Verso la metà dell’800 tali scuole sono scomparse proprio a causa delle divergenze politiche, della sfiducia del pubblico e della progressiva apatia dei sostenitori.
3. Sviluppi attuali. Anche oggi, nelle varie parti del mondo, la tecnica del m.i. viene spesso applicata con modalità e per obiettivi diversi senza che l’insegnante ne sia consapevole e lo chiami m.i. Essa ha avuto diversi sviluppi soprattutto nell’ambito statunitense. Lo testimoniano diversi studi pubblicati al riguardo (cfr. Gartner-Kohler-Reissman 1971, Alien 1976). In realtà la varietà della sua applicazione è dovuta alla sempre più diffusa valorizzazione della funzione di tutor, che può essere svolta da qualsiasi persona – anche con handicap – che sia in grado di provvedere ai bisogni dello studente in termini di rimedio / correzione, integrazione, esercizio, sviluppo, così pure da parte degli elaboratori elettronici. Tutto ciò, dentro o fuori dell’ambito scolastico. Da questo punto di vista va distinto il «peer tutoring» (tra gli stessi compagni) – m.i. propriamente detto, altamente collaborativo e cooperativo, nonché disinteressato – dal «cross-age tutoring» (da parte dei grandi, anche adulti, ai più piccoli di età) che è più diffuso soprattutto fuori della scuola, spesso a pagamento. Anche nell’ambito scolastico i tutors studenti, che si aiutano reciprocamente nell’apprendimento di un contenuto o nell’acquisizione di determinate abilità, possono essere non solo della stessa classe, ma anche di classi diverse, della stessa o diversa età. In tali casi si esige un’organizzazione sia scolastica che didattica molto flessibile, ed assume un’importanza fondamentale la valutazione cosiddetta «formativa». Gli obiettivi / benefici possono essere vari: non solo l’ → individualizzazione didattica, ma anche la → socializzazione e la solidarietà tra i compagni, la motivazione allo studio, l’occupazione costante degli allievi, così pure l’applicazione del cosiddetto modello «Learning by teaching» e quello di essere, da parte dei tutors, alla portata dei compagni. L’esito positivo dipende, ovviamente, dalla qualità umana e didattica dei tutors. Non vanno, pertanto, ignorati i possibili inconvenienti tra cui in particolare: il lavoro piuttosto mnemonico, la mancanza di un contatto continuato con gli alunni da parte degli insegnanti, i tutors non muniti di una preparazione professionale, il rischio di una possibile influenza «dispotica» da parte dei tutors. In ogni caso, anziché un uso abituale e sistematico del m.i, sarebbe meglio un suo uso parziale e cauto, curando soprattutto la qualità delle relazioni interpersonali e valorizzando, nel contempo, sia la teoria delle cosiddette intelligenze multiple, sia il ricco significato di m. (reciproco) i. / apprendimento nella nostra società che si caratterizza sempre più come multiculturale.
Bibliografia
Insegnamento mutuo o storia dell’introduzione e della propagazione di questo metodo per le cure del dott. Bell e di G. Lancaster..., Ancona, Arcangelo e Figlio Sartori, 1820; Gambaro A., «La pedagogia nell’età del Risorgimento», in Nuove questioni di storia della pedagogia, vol. II, Brescia, La Scuola, 1977, 535-796; Gartner A. - M. C. Kohler - F. Reissman, Children teach children: learning by teaching, New York, Harper & Row, 1971; Allen V. L. (Ed.), Children as teachers: theory and research on tutoring, New York, Academic Press, 1976; Falchikov N. et al., Learning together: peer tutoring in higher education, London / New York, Routledge & Falmer, 2001.
J. M. Prellezo - H.-C. A. Chang