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MILANESI Giancarlo

 

MILANESI Giancarlo

n. a Pavia nel 1933 - m. a Genzano nel 1993, sociologo della religione e della educazione italiano.

1.​​ Vita. M. nasce a Pavia nel 1933 ed entra dai Salesiani; consegue il dottorato in pedagogia presso il Pontificio Ateneo Salesiano. Dal 1965 al 1989 è professore di sociologia della religione e dell’educazione presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma dove svolge l’incarico di direttore dell’Istituto di Sociologia dell’Educazione quasi ininterrottamente dal 1972 al 1989. Negli ultimi anni è direttore di ricerca presso il Labos e la Fondazione Italiana del Volontariato.​​ 

2.​​ Pensiero e opere. La sua attività scientifica si caratterizza per originalità, chiarezza e comunicatività. Coniuga in maniera versatile psicologia, sociologia e pedagogia, contribuendo a rafforzare la tradizione nella ricerca empirica esistente nella FSE. Il suo modello intreccia strettamente teoria e prassi, riflessione e operatività. È tra i primi in Italia ad aver utilizzato tecniche sofisticate come l’analisi fattoriale e delle corrispondenze e la «path analysis». Restano punto obbligato di riferimento le sue ricerche sulla religiosità e la condizione giovanile, sulla socializzazione, sulla formazione professionale, sulla pace, sulla prevenzione, la devianza e il volontariato. In particolare, nella sociologia dell’educazione il suo merito consiste nella definizione originale di oggetto e metodo in opposizione agli orientamenti di origine inglese e statunitense. Riguardo alla condizione giovanile M. sostiene che le problematiche possono essere identificate nella marginalità e nella frammentazione strutturale e culturale e che, nonostante ciò, i giovani dispongono di rilevanti potenzialità positive.

Bibliografia

a)​​ Fonti:​​ M.G.,​​ Sociologia della religione, Leumann (TO), Elle Di Ci, 1973; M.G. - M. Aletti,​​ Psicologia della religione, Ibid., 1973; M.G. (Ed.),​​ Oggi credono così, Ibid., 1982; M. G.,​​ I giovani nella società complessa, Ibid., 1989. b)​​ Saggi: Malizia G. - V. Pieroni,​​ Ricordando un amico e un maestro, in «Rassegna Cnos» 10 (1994) 2, 105-115.

G. Malizia




MILANI Lorenzo

 

MILANI Lorenzo

n. a Firenze nel 1923 - m. ivi nel 1967, sacerdote e educatore italiano.

1. Di famiglia alto-borghese, colta e agnostica, compie i primi studi in casa con un’insegnante privata e li prosegue a Milano, dove la famiglia si trasferisce all’inizio degli anni ’30. Nel 1933 è battezzato con il fratello e la sorella per evitare rischi di persecuzioni antisemite: la mamma, infatti, è ebrea. Terminati gli studi liceali (1941) sceglie la pittura, contrariamente alla carriera universitaria, che è prassi familiare. Il 1943 segna una svolta decisiva e radicale nella vita di M.: è l’anno della conversione a un cattolicesimo convinto e dell’entrata in seminario. Sacerdote nel 1947 è mandato a S. Donato di Calenzano, paese vicino a Prato, come coadiutore dell’anziano parroco. M. è colpito dalla profonda ignoranza della popolazione la cui pratica religiosa è formale, perché manca di forti convinzioni.

2. M. studia la situazione e decide di aprire una scuola per i giovani perché è convinto che per risvegliare in loro il senso religioso è necessario risvegliare prima il senso dell’umano. Si fa maestro dei giovani senza badare alla loro tessera di partito: unica tessera valida è un’umanità bisognosa di liberare intelligenza e cuore. Alla morte del parroco (1954) è «confinato» a Barbiana – una sperduta parrocchia del Mugello, senza strada carrozzabile – perché il suo modo di fare pastorale non è ben accetto e la sua persona è alquanto scomoda. Anche a Barbiana trova ignoranza, aggravata dalla timidezza e dalla solitudine tipiche dei montanari. Anche qui stesso rimedio: la scuola con cui appropriarsi della parola per comprendere gli altri, esprimere se stessi e poi accogliere la Parola che salva. La scuola di don M. è esigente ed austera, ma non priva di rapporto interpersonale e di autentico amore pedagogico, tanto che M. chiama quei piccoli montanari «figlioli». A Barbiana porta a termine un lavoro iniziato a S. Donato:​​ Esperienze pastorali​​ (1967), un saggio sociologico che pone in evidenza le carenze di una certa pastorale. Con i ragazzi della scuola di Barbiana scrive​​ Lettera a una professoressa​​ (1967), in cui critica un certo tipo di scuola, incapace di adeguarsi alle esigenze dei meno favoriti, selettiva in base a determinati canoni di cultura. Viene pubblicata nel maggio del 1967, a un mese dalla sua morte. Da ricordare la lettera​​ Ai cappellani militari toscani​​ e​​ Lettera ai giudici,​​ entrambe del 1965, come critica dell’istituzione militare ed ora raccolte in​​ L’obbedienza non è più una virtù​​ (1976). La sua figura e la sua opera sono oggetto di polemiche e letture di parte.

Bibliografia

a)​​ Fonti:​​ Esperienze Pastorali, Firenze, L.E.F., 1958; Scuola di Barbiana,​​ Lettera a una Professoressa, Ibid., 1967;​​ Lettere di Don L.M. priore di Barbiana, a cura di M. Gesualdi, Milano, Mondadori, 1970;​​ Lettere alla mamma, a cura di A. Milani-Comparetti, Ibid., 1973;​​ Alla Mamma,​​ a cura di G. Battelli, Genova, Marietti, 1990;​​ Anche le oche sanno sgambettare, Roma, Stampa Alternativa, 1995;​​ I care ancora. Inediti. Lettere,​​ appunti e carte varie, Bologna, EMI, 2001. b)​​ Studi:​​ Di Giacomo M.,​​ Don M. tra solitudine e Vangelo, Roma, Borla, 2002; Lancisi M.,​​ Il segreto di don M., Casale Monferrato (AL), Piemme, 2002; Moraccini M.,​​ Scritti su L.M.,​​ Milano, Jaca Book, 2002; Simeone D.,​​ Don L.M. da S. Donato a Barbiana,​​ Milano, Università Cattolica, 2003; Eiterer O.,​​ La morte di L.M., Firenze, Polistampa, 2006; Pecorini G.,​​ Il segreto di Barbiana,​​ ovvero l’invenzione della scuola, Bologna, EMI, 2006.

R. Lanfranchi