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MASLOW Abraham Harold

 

MASLOW Abraham Harold

n. a Brooklyn nel 1908 - m. in California nel 1970, psicologo statunitense.

1. M. nasce da genitori ebrei, di origine russa, poveri sia economicamente che culturalmente; le sue origini pesano sulla sua infanzia e lo portano a vivere in modo isolato e infelice gli anni della scuola. L’episodio bellico di Pearl Harbor lo impressiona profondamente e lo spinge ad assumere l’impegno di dimostrare che l’uomo è capace di essere molto di più di un distruttore. Nel 1962, al Brooklyn College, dando vita ad una associazione che intendeva studiare la​​ ​​ personalità totale e sana, segna la nascita della psicologia umanista. Nel 1968 è presidente dell’American Psychological Association ed è soprattutto noto per gli studi sulla​​ ​​ motivazione e l’elaborazione di una gerarchia dei​​ ​​ bisogni.

2. Insoddisfatto della teoria della «riduzione della tensione», elabora una teoria della motivazione che, accanto ai motivi di carenza, considera i motivi di crescita. Mentre i bisogni di carenza emergono a causa di un qualche​​ deficit​​ che spinge l’organismo a ristabilire l’equilibrio turbato, i bisogni di crescita esprimono la tendenza a verificare e realizzare le proprie potenzialità. M. ritiene che i diversi bisogni siano organizzati gerarchicamente in cinque categorie fondamentali: fisiologici; di sicurezza (bisogni volti a salvaguardare l’integrità fisica e psichica; per es., bisogni di protezione e dipendenza); di appartenenza e di amore (bisogno di sentirsi inseriti in una rete di relazioni significative); di stima (bisogno di sentirsi competente e di essere considerato tale dagli altri); di​​ ​​ autorealizzazione. I bisogni sono innati, ma il modo di gratificarli è, in massima parte, appreso. Se non si riesce a soddisfare un bisogno, si va incontro a disfunzioni psichiche o fisiologiche e il bisogno resta dominante finché non viene gratificato. Se, al contrario, un bisogno è costantemente soddisfatto, cessa di avere rilevanza e si verifica la crescita della persona: il bisogno gratificato lascia il posto all’emergenza del bisogno più alto nella scala gerarchica. Solo quando la persona ha gratificato tutti i bisogni di carenza può impegnarsi nella lotta per migliorare se stessa, per sviluppare appieno le proprie potenzialità, per autorealizzarsi.

3. Il valore del lavoro di M. si può enucleare attorno ai seguenti aspetti: a) il suo punto di partenza è la personalità sana; b) gerarchizza i bisogni individuando una sequenza nel loro emergere; c) dà nuove informazioni nell’ambito della psicologia del lavoro evidenziando che chi lavora non è stimolato essenzialmente o esclusivamente dai bisogni di sicurezza, ma anche dai bisogni di sviluppare capacità e competenze. Rispetto ai limiti della teoria, anche le critiche si raccolgono attorno a tre punti: a) metodologia: M. non ha definito chiaramente i concetti implicati nella sua teoria rendendo impossibile una sua verifica empirica; ha usato un campione limitato; non ha documentato a sufficienza i diversi passaggi dell’elaborazione della teoria; b) concetto di​​ ​​ personalità: se la creatività è caratteristica della personalità autorealizzata, ci si deve aspettare che le persone che si trovano ai livelli più bassi della scala gerarchica non siano creative; nella realtà, però, spesso, sono proprio le persone molto sofferenti ad aver dato vita, per es., ai capolavori dell’arte; c) la gerarchia non sembra includere alcuni bisogni umani che pure sono considerati importanti dalla teoria (per es., i bisogni di crescita e creatività).

Bibliografia

a)​​ Principali opere di M.: Verso una psicologia dell’essere,​​ Roma, Ubaldini, 1971;​​ Religions,​​ values and peak-experience,​​ Harmondsworth, Penguin Books, 1986;​​ Motivazione e personalità,​​ Roma, Armando, 1990. b)​​ Studi:​​ Maddi S. - P. Costa,​​ Humanism in personology: Allport,​​ M. and Murrey,​​ Chicago / New York, Aldine Altherton, 1972.

D. Antonietti




MASS MEDIA

 

MASS MEDIA

Tecnologie organizzate che rendono possibile la comunicazione di massa. In un senso molto ampio qualsiasi discorso, scritto, gesto, espressione facciale, abito o rappresentazione può essere considerato un​​ mezzo​​ di comunicazione. Ma sempre più il termine media è associato ai media tecnici ed in particolar modo ai m.m. In termini pratici, con m.m. si intendono solitamente i giornali, le riviste, il cinema, la televisione, la radio e la pubblicità, la pubblicazione di libri, l’industria musicale, ecc. Si dovrebbe fare una distinzione tra m.m. e comunicazione di massa. I m.m. possono anche essere utilizzati per scopi individuali, privati o organizzativi. Gli stessi media, che trasmettono messaggi ad una vasta​​ audience​​ per scopi pubblici, possono anche essere utilizzati per annunci personali, messaggi in favore di qualcuno o qualcosa, appelli filantropici, offerte di lavoro e molti altri tipi di informazioni ed espressioni culturali. Nel mondo contemporaneo i confini tra pubblico e privato, tra reti di comunicazione individuale e su larga scala sono sempre più labili.

1.​​ Le istituzioni dei m.m.​​ Si sono suddivise in base al tipo di tecnologia usata: stampa, cinema, televisione, ecc. L’attività principale dell’istituzione dei m.m. è la produzione e distribuzione di contenuto simbolico. Sono organizzati in modo professionale e strutturati burocraticamente. I media si sono sviluppati gradualmente attorno alle attività chiave di pubblicazione e ampia diffusione delle informazioni e della cultura. Con l’avvento della democrazia in tutto il mondo i m.m. tendono ad essere progressivamente liberi, ma in quanto strumenti di controllo sociale, operanti nella sfera pubblica, essi sono andati soggetti a regolamentazione legale. In tutto il mondo sia nei Paesi democratici che in quelli a regime dittatoriale hanno acquistato una forte incidenza sull’opinione pubblica e sono per questo considerati come «potere» ricercato sia dalle maggioranze che dalle minoranze.

2.​​ Libri.​​ Si potrebbe sostenere che la storia dei media moderni cominci con il​​ ​​ libro stampato. All’inizio era solo un mezzo tecnico per riprodurre quello che in precedenza era copiato a mano. Gradualmente i libri attraversarono degli stadi di sviluppo dall’élite, alla massa, a forme di specializzazione. Lo sviluppo tecnologico del procedimento con i caratteri mobili rese possibile la produzione di libri. Ci sono tre tipi essenziali di pubblicazioni: generali, professionali, didattiche. Il segmento più vasto dell’industria è costituito da libri didattici. I libri stanno diventando sempre più media giornalistici, dato che possono essere prodotti in massa e commercializzati rapidamente. Oltre a ciò, la nuova tecnologia dei computer sta accrescendo la capacità del libro di rispondere ai bisogni personalizzati dei singoli comunicatori e lettori. Rispetto ad altri media, i libri sono più individualizzati dato che la loro lettura rappresenta un’esperienza personale.

3.​​ Giornali.​​ La pubblicazione regolare delle notizie risale almeno al 59 a.C., quando i romani affiggevano dei fogli di notizie pubbliche chiamati​​ Acta Diurna.​​ Le parole giornale e giornalismo hanno la radice nello stesso termine, giorno, e l’aspetto quotidiano, attuale o tempestivo delle notizie è sempre stato un fattore essenziale dei giornali. Come gli altri media, anche i giornali hanno attraversato degli stadi di sviluppo. Iniziarono come media d’affari e commerciali per un’audience​​ d’élite, poi diventarono gradualmente m.m. per un’audience​​ popolare ed infine si specializzarono per i vari segmenti di​​ audience.​​ In questi ultimi anni i molti giornali dei Paesi avanzati sono diminuiti di numero, ma c’è la tendenza alla creazione di società che posseggono catene di giornali che generano efficienza e profitto. Nonostante lo sviluppo della televisione, i giornali danno ancora impiego al maggior numero di lavoratori e raccolgono la più alta quantità di entrate pubblicitarie. Con la crescita di altri media tuttavia i giornali stanno cambiando: essi sono ora meno interessati alla mera pubblicazione delle notizie e più all’interpretazione e all’analisi delle stesse. Con l’avvento della democrazia in tutto il mondo, inoltre, sono diventati progressivamente liberi e questo processo, a volte, ha assunto la forma di una maggiore sofisticazione dei mezzi di controllo applicati alla stampa. In linea di massima, però, la libertà di stampa è considerata essenziale per la sopravvivenza della democrazia.

4.​​ Riviste e periodici.​​ La prima rivista inglese fu «Review», pubblicata a Londra nel 1704 da Daniel Defoe ed era un incrocio tra un giornale ed una rivista. La prima pubblicazione del genere che usò la parola «rivista» fu «Gentlemen’s Magazine», fondata da Edward Cave nel 1731. Iniziarono nel sec. XVIII per pochi eletti e verso la fine del sec. XIX, grazie ai progressi nella tecnologia della stampa e alla crescita dell’alfabetizzazione, cominciarono a raggiungere un’audience​​ di massa. Nonostante la competizione crescente di altri m.m., in modo particolare della radio e della televisione, le riviste hanno continuato ad essere influenti e forti a livello finanziario, specializzandosi per i vari segmenti di​​ audience.​​ Esse godono di uno speciale vantaggio rispetto agli altri media, dato che possono essere prodotte da uno staff molto piccolo e richiedono un minimo investimento iniziale. Il calo nella circolazione globale delle riviste (a partire dalla metà degli anni ’80) è stato compensato da un crescente numero di periodici specializzati e diretti a precisi segmenti di pubblico dei lettori. Le riviste a fumetti (per intrattenimento) e i bollettini (per informazione) sono due tipi di periodici, sviluppatisi nel XX sec., che hanno un pubblico di lettori di massa.

5.​​ Cinematografia.​​ La cinematografia, nei suoi cento anni di storia, ha vissuto cambiamenti significativi. Molte scoperte a partire dal 1824 dimostrarono il fascino costante del riprodurre il moto e culminarono verso la fine del XIX sec. con la scoperta di una telecamera cinematografica da parte di Thomas Edison; sono anche noti gli esperimenti dei fratelli Lumière (1895). Dalla metà del sec. XX la cinematografia iniziò ad esprimere i bisogni di una società in trasformazione. Negli ultimi trentacinque anni l’industria cinematografica è molto cambiata; un tempo era la maggiore forma di svago, ma ora serve come fonte primaria di materiale per il mezzo televisivo. Nonostante la competizione, in modo particolare della televisione, il cinema rimane il più internazionale dei m.m. Questo mezzo selettivo va incontro ai gusti e alle ambizioni dei giovani per le tematiche trattate. Nonostante la diminuzione della sua​​ audience​​ diretta, il mezzo gode di una certa centralità come vetrina per altri media e come fonte culturale, dalla quale derivano libri, strisce di fumetti, canzoni, «star» e «serial» televisivi. In questo modo la cinematografia è rimasta una creatrice di cultura. Come mezzo gode della libertà, ma da nessuna parte può esigere pieni diritti di espressione politica ed artistica dato che la maggior parte dei Paesi mantiene un apparato per la licenza, la censura ed altri strumenti di controllo.

6.​​ Radio e televisione.​​ La radio e la televisione hanno molto in comune e quindi vengono trattate insieme, anche se ciascuna meriterebbe di essere affrontata separatamente. La storia della radio è lunga più di 90 anni, quella della televisione più di cinquanta. Rispetto ad altri media essi sono innovativi nel senso che sono basati sulla possibilità dell’osservazione diretta, della trasmissione e della registrazione degli avvenimenti nel momento in cui accadono. Un’altra caratteristica distintiva della televisione e della radio è che l’autorità pubblica ha su di essi un alto potere di regolamentazione, controllo e licenza. I due m.m. hanno in comune un terzo aspetto: storicamente presentano entrambi uno schema di distribuzione centro-periferia e la televisione nazionale è sempre stata associata alla vita politica e ai centri di potere della società. La radio contemporanea è più un mezzo locale che nazionale in termini di​​ audience​​ ed entrate e le abitudini di ascolto sono in larga parte personali. Potrebbe essere definito un mezzo mobile dato che per le persone l’ascolto della radio può rappresentare una seconda attività mentre lavorano o giocano. È sopravvissuta alla dura concorrenza della televisione e si è evoluta in un mezzo nuovo ed aggressivo con frequenze FM e AM che forniscono una varietà di servizi che includono musica, sport, e radiocronache ed un’audience​​ sempre più segmentata. Come la radio, la televisione sta cercando nuove identità e funzioni. Sebbene occupi una posizione dominante nei Paesi avanzati, è un mezzo giovane in crescita e sviluppo; negli ultimi tempi quest’industria sta affrontando la dura concorrenza determinata dall’arrivo di nuove tecnologie. Nonostante ciò, l’intrattenitore, l’informatore, il persuasore è l’educatore di massa della società. Il pubblico ha bisogno di imparare a controllare questo mezzo potente e ad usarlo per i propri scopi invece di essere controllato da esso.

7.​​ Discografia.​​ L’industria discografica include riproduzioni audio e video su dischi, cassette magnetiche e dischi laser. Di tutti i media, questo è il più difficile da trattare dato che sta vivendo i cambiamenti più rapidi e, in futuro, diventerà probabilmente il più potente. Nei suoi confronti, i consumatori possono esercitare un controllo diretto su ciò che vedono ed ascoltano, come pure sul luogo ed il momento della visione o dell’ascolto. Il significato sociale della musica non è stato oggetto di molta attenzione da parte dei ricercatori sulla comunicazione. È comunque un importante strumento di​​ ​​ socializzazione, impegnato nelle cause sociali e con un notevole avvicendamento di talenti e contenuti. La musica popolare trasmessa dai m.m. è stata collegata all’idealismo dei giovani, alla critica politica, ad una presunta degenerazione ed edonismo, all’assunzione di droga, alla violenza e ad atteggiamenti antisociali. Ma occorre ricordare che la musica ha avuto anche un ruolo nei movimenti nazionalisti per l’indipendenza (per es. in Irlanda ed Estonia). Il contenuto della musica non è stato molto regolamentato, ma la sua distribuzione si è concentrata nelle mani di società costituite a questo scopo e le tendenze considerate devianti sono state oggetto di alcune sanzioni. In generale, però, la musica più popolare ha continuato ad esprimere e a rispondere a valori tradizionali e bisogni personali. Con l’avvento di Internet la musica viene distribuita e venduta​​ online.

8.​​ Mezzi telematici e nuovi mezzi elettronici.​​ Il termine telematico indica la combinazione fra televisione e​​ ​​ informatica. Nel processo per la loro realizzazione sono coinvolti molti tipi di tecnologia. I nuovi mezzi telematici sono offerti al pubblico principalmente sotto due forme: il televideo e il videotel. Il televideo mette a disposizione molte informazioni aggiuntive sotto forma di testo, tramite la trasmissione aerea, per integrare la normale programmazione televisiva e può essere richiamato su iniziativa dell’utente. La telefonia tramite Internet, abbinata alla​​ webcam, permette la comunicazione sincrona. I nuovi media includono anche video game e CD-ROM per computer (CD significa compact disc, ROM memoria a sola lettura). I CD-ROM permettono un accesso flessibile e semplice a un’enorme quantità di informazioni tramite dischi che possono essere letti dal computer. La produzione non ha più bisogno di essere concentrata in grandi strutture localizzate in posizione centrale (come per i film o la televisione), né di essere collegata integralmente alla distribuzione (tipico dei film e della televisione), né di essere controllata così centralmente. Con la possibilità di fornire direttamente per via elettronica la stampa nelle case, questi m.m. entrano in concorrenza anche con i vecchi mezzi di stampa.

9. La loro incidenza e la loro rilevanza educativa sono riconosciute da tutti. Un’educazione ai m.m. è auspicata all’interno della scolarizzazione di base e come aspetto di​​ ​​ educazione permanente, di educazione delle comunità e dell’opinione pubblica. Per questi aspetti si rimanda in particolare alla voce​​ ​​ educazione ai media.

Bibliografia

Farrar R. T.,​​ M. communication: an introduction to the field,​​ New York, West Publishing Company, 1988; Gerbner G.,​​ International encyclopedia of communications,​​ New York, Oxford University Press, 1988; Hiebert R. E. - D. F. Ungurait - T. W. Bohn,​​ M.m.​​ V,​​ New York, Longman, 1988; Mc-Quail D.,​​ Le comunicazioni di massa,​​ Bologna, Il Mulino, 1993; Rondolino G.,​​ Storia del cinema,​​ Torino, UTET,​​ 31995; Wang G. - J. Servaes,​​ The new communications landscape: demystifying media globalization, Oxford (UK), Routledge, 2000;​​ Baran S. J. - S. Baran,​​ Introduction to m. communication: media literacy and culture, Mountain View (CA), Mayfield, 2001.

T. Purayidathil




MASSONERIA

 

MASSONERIA

L’opera realizzata dalla m. in campo educativo è poco nota. Nella sua tappa medioevale, denominata​​ operativa,​​ la m. diede prova della sua specifica vocazione educatrice. Così la corporazione di costruttori o massoni, analogamente ad altre corporazioni impartì l’istruzione tecnica propria del mestiere. I massoni​​ operativi​​ si preoccuparono pure della formazione morale degli​​ apprendisti​​ e dei​​ compagni​​ attraverso un particolare insegnamento esoterico, che cominciava con delle enigmatiche cerimonie d’iniziazione nel momento della ammissione degli apprendisti. Servendosi di un supporto rituale proprio, nelle logge medioevali si infuse una spiritualità di radice cattolica e si trasmisero le chiavi simboliche dei distinti elementi architettonici.

1. Con la fondazione della Grande Loggia di Londra nel 1717, la m., che aveva sperimentato una forte evoluzione nel sec. XVII, cominciò la sua tappa contemporanea o​​ speculativa.​​ Lungo la medesima, i massoni abbandonarono l’aspetto professionale e centrarono le loro mete educative esclusivamente sugli aspetti intellettuali e morali. I principi ideologici generali sui quali fondarono la formazione furono enunciati schematicamente nelle Costituzioni di Anderson del 1723, carta magna della m. contemporanea. Questi furono, fondamentalmente, il neutralismo religioso, politico e filosofico come fondamento dell’unità istituzionale, il rispetto scrupoloso delle credenze individuali, il filantropismo, l’armonicismo sociale e l’universalismo. Tali principi furono interpretati e sviluppati filosoficamente, tra gli altri, negli scritti massonici di Lessing, Herder, Göthe, Fichte e Krause.

2. Muovendo dai postulati andersoniani e dai lavori degli autori citati, la m. si collocò su una terza via educativa, caratterizzata dal fatto di situare l’educazione fuori delle tradizioni stataliste e confessionali. Una terza via educativa che, formulata con precisione da​​ ​​ Comenio, Basedow,​​ ​​ Pestalozzi,​​ ​​ Fröbel e da altri pedagogisti vicini alla sensibilità massonica, o loro stessi massoni, richiedeva una educazione integrale, indipendente, universalista, tollerante e filantropica. Tuttavia, dalla seconda metà del sec. XIX, molte sezioni massoniche europee e latino-americane reagirono violentemente contro le condanne della Chiesa Cattolica, e, influenzate dal positivismo allora in auge, si rifugiarono in posizioni razionalistiche, agnostiche e, non poche volte, anticlericali e antireligiose, passando a difendere un laicismo educativo radicalmente razionalista e, in fondo, intollerante.

3. Le logge speculative mantennero per i loro affiliati l’insegnamento esoterico ereditato dalle corporazioni medievali, arricchendo i riti e i simboli tradizionali con altri nuovi presi da leggende cavalleresche, ermetistiche, rosacrociane ecc. Ma fondarono anche numerose istituzioni docenti, sostenute dal loro sforzo o con la collaborazione di altre organizzazioni affini, per trasmettere alla società profana i valori che difendevano nelle loro riunioni interne. Tra queste istituzioni, si distinsero l’Università Libera di Bruxelles, le Leghe dell’Insegnamento belga, francese e italiana, l’Associazione Nazionale Italiana per l’Istruzione e l’Educazione Popolare, e un grande numero di piccole scuole che ordinariamente ebbero vita breve. Bisogna sottolineare anche che lo​​ ​​ Scautismo venne a istituzionalizzare le idee pedagogico-massoniche del suo fondatore, il fratello Baden Powell.

Bibliografia

Tomasi T.,​​ M. e scuola dall’Unità ai nostri giorni,​​ Firenze, Vallecchi, 1980; Bartier J.,​​ Laïcité et Franc-Maçonnerie,​​ Bruxelles, Université de Bruxelles, 1981;​​ Álvarez P. et al.,​​ Monografía: Masonería​​ y​​ educación en la historia,​​ in «Historia de la Educación. Revista Interuniversitaria» (1990) 7-182; 277-323; Id.,​​ La masonería como escuela de formación del hombre,​​ Madrid, Universidad Comillas, 1996; Álvarez P. F.,​​ La masonería, escuela de formación del ciudadano: la educación interna de los masones españoles en el último tercio del siglo XIX, Madrid, Universidad Pontificia Comillas, 2005.

P. Álvarez




MASTERY LEARNING

 

MASTERY LEARNING

L’espressione ingl.​​ m.l.​​ o​​ l.​​ for m.​​ viene usata ormai a livello mondiale e corrisponde al significato di apprendimento per la padronanza (pédagogie de la maîtrise,​​ Zielerreichendes Lernen,​​ Aprendizaje para el dominio).

1. Il m.l. è una strategia dell’organizzazione / realizzazione / verifica del processo didattico utilizzabile nelle ordinarie situazioni didattiche di classe, volta a far pervenire tutti gli alunni alla padronanza (m.) intesa come acquisizione di obiettivi (conoscenze e abilità) previsti dal​​ ​​ curricolo. A tale scopo è necessario definire chiaramente le unità didattiche, indicative di obiettivi, contenuti, metodi e mezzi, assicurare i prerequisiti, servirsi della​​ ​​ valutazione cosiddetta «formativa» per individuare tempestivamente carenze, difficoltà, lacune, errori di apprendimento dei singoli alunni al fine di disporre le corrispondenti strategie didattiche (procedure e mezzi integrativi e correttivi). Da questo punto di vista la procedura del m.l. può essere applicata in vari modi anche indipendentemente dalla teoria particolare degli esponenti di tale strategia, ossia J. B. Carroll (1963), B. S. Bloom (1971) e J. H. Block (1978).​​ 

2. La strategia si basa su un preciso riferimento teorico enunciato da Carroll il quale sostiene che: a) l’apprendimento scolastico dev’essere gratificante, positivo; b) la maggioranza degli studenti (90%) può apprendere purché l’istruzione sia di buona qualità (buona strutturazione logica delle sequenze; passaggio per​​ m.;​​ conoscenza degli obiettivi) e purché si rispetti il ritmo, ossia si conceda il tempo necessario ad ognuno. Egli introduce quindi un concetto particolare di attitudine, basato sul fattore tempo e rifiuta il ricorso alla curva normale per la distribuzione dei risultati del rendimento scolastico.

3. Al di là della teoria, di stampo behaviorista, che sottende a questa strategia, e dell’uso prevalente dei tests come strumenti di verifica, il m.l. ha influito molto sul rinnovamento della didattica, soprattutto sul discorso della programmazione e della valutazione con tutto ciò che queste operatività comportano, ossia circa la necessità di precisare gli obiettivi, di motivare gli alunni, di diagnosticare le difficoltà e fornire i rimedi (materiali didattici per ripassi ed esercizi) appropriati a ciascuno, di controllare costantemente il progresso degli studenti (valutazione formativa). In questo senso il m.l. può essere considerato anche come una delle migliori tecniche dell’individualizzazione didattica.

Bibliografia

Block J. H.,​​ M.L.: theory and practice,​​ New York, Holt, Rinehart & Winston,​​ 1971; Block J. H. - L. W. Anderson,​​ M.L. in classe,​​ Torino, Loescher, 1978.

H.-C. A. Chang