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LUDICITÀ

 

LUDICITÀ

Dal lat.​​ ludus,​​ ovvero​​ ​​ gioco, divertimento, passatempo. Insieme al significato di manifestazione pubblica a carattere religioso (ludi),​​ il termine indica, nell’antica Roma, la scuola e, conformandosi in​​ ludimagister,​​ il​​ ​​ maestro di scuola.

1. Accreditato da tale originaria accezione, primeggia, come intrinseco allo «stato» ludico, il carattere educativo. La l. si lega a un modo di vivere nella quotidianità, nonché a una modalità di rapporto dell’uomo con il mondo. «Ludico» non è semplicemente un atteggiamento o un comportamento sotteso all’attività di gioco, sebbene a questa la l. si connetta più frequentemente che ad altre manifestazioni ed espressioni umane. Nello sviluppo di molteplici esperienze culturali proprie dell’uomo, dal mito al culto, dalla rappresentazione estetica al linguaggio, è rintracciabile un​​ fattore ludico.​​ Processi, dinamiche ed essenze ludiche pervadono l’universo umano. Si potrà concludere che anche gli animali giocano, ma solo l’uomo è ludico.

2. La l. richiama qualità formative per il soggetto di qualsiasi età. Gioia e creatività, armonia e libertà sono racchiuse in essa. Le connotazioni della l. si saldano al vissuto personale piuttosto che a codici sociali, mentre le denotazioni riflettono prioritariamente i caratteri tipici del gioco. La l. è in grado di permeare, con le sue caratterizzazioni, l’esperienza di vita di ciascun essere umano, facendosi «semantica» personale e sociale. In tal senso, la stessa cultura può essere colta​​ sub specie ludi,​​ mentre l’uomo si appropria dell’attributo​​ ludens.​​ Accanto all’educazione che tiene conto della perfettibilità dell’homo​​ sapiens​​ e​​ faber,​​ si delineano quindi processi educativi volti al suo connaturale essere​​ ludens.​​ Nel lavoro e nel tempo libero, nello sport e nel gioco, la persona che partecipi ludicamente trae da se stessa valenze formative. Inoltre, la l. sostiene e incentiva il rapporto con l’altro in famiglia, a scuola e nella società, senza permettere che questa relazione si esaurisca in un semplice incontro casuale.

3. La partecipazione ludica e il vissuto ad essa correlato non possono essere imposti né limitati da necessità o ritualità quotidiane. Non sono individuabili ambiti esistenziali circoscritti spazio-temporalmente, ove la l. si esprima in modo preferenziale. L’infanzia vive spontaneamente tutto ciò che la sua natura le offre; la l. ne guadagna in termini di autenticità, creatività, originalità. L’adulto, al contrario, tende a falsificare la sua stessa essenza umana quando reprime la propria espressività ludica esaurendola in rari momenti di gioco. La l. è in grado di pervadere ogni linguaggio, inventando e realizzando molteplici fenomenologie.

Bibliografia

Huizinga J.,​​ Homo ludens,​​ Amsterdam, Pantheon Akademische, 1939;​​ Rahner H.,​​ Der spielende Mensch,​​ Einsiedeln, Johannes, 1952; Fink E.,​​ Spiel als Weltsymbol,​​ Stuttgart, Kohlhammer,​​ 1960;​​ Caillois R.,​​ Les jeux et les hommes. Le masque et le vertige,​​ Paris, Gallimard, 1967;​​ Moltmann J.,​​ Die ersten Freigelassenen der Schöpfung. Versuche über die Freude an der Freiheit und das Wohlgefallen am Spiel,​​ München, Kaiser,​​ 1971 (trad. it.:​​ Sul gioco.​​ Saggi sulla gioia della libertà e sul piacere del gioco,​​ Brescia, Queriniana, 1988); Kaiser A.,​​ Antropologia pedagogica della l., Brescia, La Scuola, 1996.

A. Kaiser