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INIBIZIONE

 

INIBIZIONE

Il termine i. deriva dal lat.​​ inhibitio​​ che vuol dire divieto, proibizione. In​​ neurofisiologia​​ esso sta ad indicare la soppressione di determinate scariche nervose o i processi relativi a tale soppressione. In​​ psicologia​​ è usato in diversi ambiti teorici: comportamentistico, dell’apprendimento, del profondo.

1. Al di là delle differenze, il termine riguarda comunque sempre un comportamento bloccato o danneggiato da un’attività di altro tipo. Dal punto di vista psicoanalitico l’i. consiste in un dinamismo inconscio che comporta la restrizione di una funzione dell’Io per far fronte all’angoscia relativa a pulsioni, sia libidiche che aggressive, inaccettabili a livello conscio. Tale processo può essere normale o patologico. In questo secondo caso esso è un sintomo di un conflitto interno, fonte di angoscia (ad es.: desideri incestuosi o pulsioni distruttive nei confronti di un genitore). Il meccanismo dell’i. comporta un impoverimento dell’energia psichica a disposizione dell’Io. In altri termini, la vita psichica dell’individuo viene più o meno gravemente sterilizzata. S.​​ ​​ Freud ha introdotto il concetto di​​ i. della meta​​ per indicare il meccanismo psichico per cui una pulsione, a causa di ostacoli interni o esterni, non raggiunge in modo diretto il suo soddisfacimento, ma attraverso attività o relazioni più o meno lontane dallo scopo primario. A sua volta​​ ​​ Klein ha posto l’accento sull’i.​​ dell’attività simbolica,​​ determinata dalla presenza di un forte sadismo nel primo anno di vita. Essa è indicata come uno dei sintomi principali presenti nei bambini psicotici.

2. L’i. può riguardare qualsiasi funzione dell’Io. Si possono distinguere tre tipi d’i.: a) l’i. intellettiva,​​ che investe prevalentemente l’attività cognitiva e che può portare all’​​ ​​ insuccesso scolastico; b) l’i.​​ a fantasticare,​​ per cui l’individuo appare scarsamente creativo e profondamente conformista; c) l’i. relazionale,​​ che blocca o rende estremamente angoscioso ogni rapporto con gli altri. Questi tre tipi d’i. dell’Io nella pratica clinica sono presenti più o meno contemporaneamente.

Bibliografia

Freud S., «I., sintomo e angoscia», in Id.,​​ Opere,​​ vol. 10, Torino, Bollati Boringhieri, 1978, 237-317; Klein M., «Contributo alla teoria dell’i. intellettiva», in Id.,​​ Scritti 1921-1958,​​ Ibid., 1978, 269-281; Castellazzi V. L.,​​ L’i. intellettiva nella teoria psicoanalitica,​​ in «Orientamenti Pedagogici» 42 (1995) 63-83.

V. L. Castellazzi




INIZIAZIONE

 

INIZIAZIONE

L’i. (dal lat.​​ in-ire) è una condizione universale dell’esistenza umana, anche se assume differenti modalità e tipologie secondo i popoli e le epoche. In generale, fa riferimento al processo di adattamento, di apprendimento e di socializzazione che ogni persona deve realizzare in rapporto all’ambiente fisico, sociale, culturale e religioso in cui viene a trovarsi. L’i. mette in relazione l’individuo che accede e il gruppo che l’accoglie: comporta un passaggio e una trasformazione globale della persona nel suo essere profondo, nella sua identità personale e sociale; diventa pure occasione di identificazione per il gruppo stesso il quale, attraverso tutto il processo, «si dice» ciò che è e ciò che vuol essere.

1. L’i. presenta tre forme storiche principali: i.​​ tribali​​ (passaggio dall’​​ ​​ adolescenza alla condizione adulta); i.​​ religiose​​ (entrata nelle religioni misteriche, o in sette o società segrete); e i.​​ magiche​​ (per l’acquisto di certi poteri sovrumani). Tappe tipiche di ogni i. sono: una situazione iniziale di​​ separazione o rottura​​ riguardo al passato; un momento intermedio di​​ prove,​​ unite a racconti che ne danno il significato; una situazione finale di​​ novità,​​ col passaggio simbolico dalla morte alla vita e l’acquisto di una nuova identità e appartenenza. Nel processo ci sono momenti di​​ istruzione,​​ esperienze di​​ interiorizzazione​​ e​​ momenti rituali.​​ Caratteristiche proprie dell’i. sono anche la​​ temporalità, la durata programmata, e la​​ regolazione sociale, cioè l’istituzionalizzazione del percorso. L’i. così intesa trova nel contesto africano, dove rappresenta il percorso educativo normale di trasmissione culturale e religiosa da una generazione all’altra, l’applicazione più autentica.

2. Nel cristianesimo l’i. gode di rinnovato interesse. L’i.​​ cristiana, pur rimanendo a pieno titolo i., costituisce una entità costitutivamente diversa rispetto alle altre i. per la sua fondazione e motivazione storico-salvifica, cioè il riferimento all’evento storico di Gesù Cristo, e la sua originale accezione teandrico-ecclesiale: l’intervento di Dio, l’impegno di rinnovamento interiore del credente, la mediazione ecclesiale. In ambito cristiano l’i. significa propriamente l’azione trasformante operata dai sacramenti d’i.; e in senso ampio, il processo di interiorizzazione della fede e del comportamento cristiano che porta alla piena incorporazione nella Chiesa e nella vita cristiana.

3.​​ In ordine all’educazione, l’i. ha non poche valenze educative, per la sua condizione globale, esistenziale, e di​​ esperienza​​ forte che ne garantisce l’efficacia. Come forma di apprendimento, l’i. non è dell’ordine della trasmissione di un sapere, ma di introduzione in un «mistero», di​​ ​​ maturazione della persona attraverso una trasformazione e l’incorporazione in una​​ ​​ comunità. L’attuale crisi educativa della generazione adulta, il rifiuto di ogni riferimento a ciò che «trascende» l’individuo, una diffusa mentalità che privilegia il facile e la tendenza alla reversibilità delle decisioni, il venir meno di momenti e riti simbolici di discontinuità, minano progressivamente il valore dell’i. e impongono una attenta riflessione su questo significativo itinerario educativo.

Bibliografia

Eliade M.,​​ Initiation,​​ rites,​​ sociétés secrètes,​​ Paris, Gallimard, 1959; Ries J. - H. Limet (Ed.),​​ Les rites d’initiation, Louvain-la-Neuve, Centre d’Histoire des Religions,​​ 1986; Shorter A.,​​ Songs and symbols of initiation.​​ A study from Africa in the social control of perception, Nairobi, The Catholic Higher Institute of Eastern Africa, 1987;​​ Fayol-Fricout A. - A. Pasquier - O. Sarda,​​ L’initiation chrétienne,​​ démarche catéchuménale,​​ Paris, Desclée, 1991;​​ L’initiation chrétienne,​​ in «Croissance de l’Eglise» (1993) 108, 5-90;​​ Meddi L. (Ed.),​​ Diventare cristiani, Napoli, Luciano, 2002.

M. Gahungu - U. Montisci